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Tassonomia UE

Inclusione di gas e nucleare nella tassonomia: cosa ne pensano i principali asset manager

E’ ancora caldo il dibattito sull’inclusione di gas naturale ed energia nucleare nella bozza del regolamento sulla tassonomia della finanza sostenibile, che rappresenterà il parametro per definire quali sono le attività sostenibili. L’Italia invierà le proprie osservazioni entro la fine della settimana in corso, mentre domani 21 gennaio dovrebbe riprendere il dibattito, dopo che era stato rinviato perché le posizioni tra i diversi Stati membri erano piuttosto distanti.

La Commissione europea ha infatti inviato a inizio anno agli Stati membri e alla EU Platform on Sustainable Finance (un gruppo di 57 consulenti tra cui operatori del mercato finanziario, accademici e ONG) una bozza del nuovo regolamento sulla tassonomia della finanza sostenibile, che includendo il nucleare e il gas naturale tra le fonti d’investimento ritenute sostenibili e facilitatrici nel processo di transizione verso le rinnovabili. Una scelta che ha colto di sorpresa non pochi osservatori.

Un primo atto delegato del regolamento sulla tassonomia, che è una classificazione comune a livello UE delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili, è stato adottato ad aprile dello scorso anno per includere tutte le rinnovabili e altre attività considerate sostenibili. Su gas e nucleare, la Commissione aveva deciso in un primo momento di non pronunciarsi, nonostante il Joint Research Centre della Commissione si fosse espresso a favore dell’inserimento del nucleare per il fatto che è a emissioni quasi zero. Ursula von der Leyen, dal canto suo, si era mostrata favorevole alla classificazione del gas come energia di transizione, senza però includere il nucleare, al fine di favorire gli investimenti in eolico, solare e idrogeno

Gli schieramenti dei Paesi UE

Nonostante lo sforzo della Commissione, i Paesi restano tuttora profondamente divisi: da un lato, nazioni come Francia, Repubblica Ceca e Finlandia, che contano fortemente sul nucleare, si sono espresse a favore. Dall’altro, Lussemburgo, Spagna, Germania e Austria, che da tempo hanno deciso di abbandonare l’atomo, criticano oggi aspramente il documento della Commissione. Il ministro dell’Economia tedesco ha addirittura parlato di “greenwashing” in riferimento alle proposte della Commissione. L’Italia, invece, sembra non pronunciarsi chiaramente, sebbene la politica ambientale del ministro Cingolani lasci intendere una propensione ad accogliere la bozza. 

Intanto, l’adozione dell’atto delegato riguardante il ruolo del nucleare e del gas naturale nella transizione energetica europea è stata posticipata al 21 gennaio “per dare più tempo agli Stati membri ed esperti di analizzare il testo”, come affermato dal portavoce della Commissione europea Eric Mamer.

Le condizioni previste

La bozza recentemente diffusa, tuttavia, ha dovuto tenere conto dei pareri discordanti tra gli Stati membri, e quindi si caratterizza come un compromesso tra le parti. Pertanto, la Commissione ha previsto di inserire gas e nucleare nella tassonomia, ma solo ad alcune condizioni. Per quanto riguarda gli investimenti nel nucleare, questi possono essere etichettati come “green” a patto che i progetti abbiano dei piani di sviluppo, dei fondi, e i siti di stoccaggio ben definiti. Devono aver ricevuto i rispettivi permessi di costruzione entro il 2045, ed è prevista inoltre l’estensione del ciclo di vita degli impianti già esistenti. Al fine di considerare verdi gli investimenti nel gas, invece, le nuove centrali devono sostituire gli impianti più inquinanti, produrre emissioni inferiori a 270 g di CO2eq per KWh, la capacità produttiva dei nuovi impianti non può superare il 15% della capacità di quelli sostituiti e deve essere tecnicamente compatibile con il gas a basse emissioni. Infine, le centrali devono ricevere le autorizzazioni necessarie entro il 31 dicembre 2030. 

Le posizioni degli Asset Manager

Anche i protagonisti del mondo della finanza, in particolare gli asset manager, hanno manifestato reazioni discordanti. 

Blackrock

Larry Fink, CEO di Blackrock, la più grande società di investimento al mondo, ha sottolineato nella sua lettera ai Ceo delle aziende gestite, che per attuare la necessaria transizione verso emissioni nette zero, e quindi per assicurare la continuità delle forniture di energia a prezzi accessibili, “i combustibili fossili tradizionali come il gas naturale giocheranno un ruolo importante sia per la generazione di energia che per il riscaldamento in alcune regioni, così come per la produzione di idrogeno”.

In particolare, secondo Blackrock, limitando unicamente l’offerta e non affrontando la domanda di idrocarburi, non si può mettere in atto una transizione equa, soprattutto da un punto di vista economico, perché ciò farebbe aumentare i prezzi dell’energia soprattutto per coloro che meno se lo possono permettere. “Il disinvestimento da interi settori – o semplicemente il passaggio di asset ad alta intensità di carbonio dai mercati pubblici a quelli privati – non porterà il mondo allo zero netto. E BlackRock non persegue il disinvestimento dalle compagnie petrolifere e del gas come politica… Abbiamo bisogno che i governi forniscano percorsi chiari e una tassonomia coerente per la politica di sostenibilità, la regolamentazione e la divulgazione nei mercati”. 

State Street

Anche State Street sembra adottare un approccio pragmatico e realista rispetto al tema, riconoscendo che la transizione è di per sé un processo lento che richiede un riadattamento graduale dei sistemi produttivi delle imprese. “Dobbiamo riconoscere”, spiega il CEO Cyrus Taraporevala, “che questa transizione è molto più complessa delle distinzioni tra “brown” e “green”. Se invece consideriamo le aziende e le attività in uno spettro che va dal marrone scuro al verde scuro, un combustibile fossile come il carbone sarebbe considerato “marrone scuro”, mentre il gas naturale, con emissioni molto inferiori, sarebbe “marrone chiaro” e l’energia eolica sarebbe un “verde scuro”. 

Taraporevala, a scanso di equivoci, aggiunge poi che “l’impatto della transizione di un asset dal “marrone scuro” al “marrone chiaro” sulla riduzione delle emissioni può essere notevolmente maggiore rispetto al passaggio dal “verde” a una “tonalità di verde più scura”. Quindi ben venga l’uso del gas per favorire il processo di transizione dell’economia verso basse emissioni piuttosto che inseguire un improbabile immediato passaggio alle rinnovabili per risolvere il problema della decarbonizzazione”. 

Goldman Sachs

In un report pubblicato il 4 gennaio scorso, anche la società di asset management Goldman Sachs si dice favorevole all’inclusione del gas naturale e della generazione di energia nucleare nella tassonomia, perché “aiuterebbe a fornire una certa garanzia all’approvvigionamento energetico volatile dell’Europa, specialmente quando le energie rinnovabili si scalano e potenzialmente forniscono un incentivo per il gas naturale a giocare un ruolo maggiore nella transizione da “Big Oils” a “Big Energy”, aiutando a guidare un’accelerazione nella graduale eliminazione del carbone”. 

Mirova

La società francese di gestione specializzata nell’investimento sostenibile Mirova, invece, non si è dichiarata altrettanto benevola verso le proposte della Commissione. In particolare, la società si è pronunciata rispetto alle condizioni vincolanti imposte dalla bozza agli investimenti in gas naturale, affermando che “anche se questi criteri sono vincolanti, l’inclusione di progetti di gas fino al 2030 è un pessimo segnale, contrario agli obiettivi di riduzione delle emissioni e riduce la portata della tassonomia europea all’interno della finanza”. 

“Pertanto, chiederò ai nostri fornitori di dati di calcolare la percentuale dei nostri portafogli che rispettano la tassonomia escludendo questi progetti di gas”, ha dichiarato il CEO Philippe Zaouati, “Anche se Mirova non è molto preoccupata, incoraggeremo i nostri partner fornitori di dati a pubblicare in modo chiaro e trasparente le cifre di conformità alla tassonomia europea con e senza progetti di gas. Invito tutti gli asset manager a fare lo stesso”.

Vontobel

Secondo Vontobel AM, “la notizia che la Commissione Europea classificherà come sostenibili alcuni progetti associati al gas e al nucleare nell’ambito della tassonomia dell’UE ha forti motivazioni politiche e non è allineata con il sentimento degli investitori”. La società, infatti, sostiene che oramai gli investitori orientati alla sostenibilità hanno già deciso di escludere non solo l’energia nucleare dai loro investimenti, ma anche tutti i combustibili fossili, gas incluso. 

“Anche se l’UE classificherà il gas e il nucleare come attività verdi nell’ambito della Tassonomia per la finanza sostenibile”, ha puntualizzato Pascal Dudle, Head of Listed Impact di Vontobel AM, “gli investitori non cambieranno opinione. La stragrande maggioranza continuerà a escludere questi asset dai portafogli sostenibili”. 

Unico aspetto positivo della controversa proposta della Commissione è, secondo gli analisti di Vontobel, il fatto che apra un dibattito sul periodo di transizione “delicato e difficile” che stiamo vivendo, e che continuerà fino a quando le energie rinnovabili saranno in grado di coprire totalmente l’intero fabbisogno energetico. 

Il parere dell’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC)

L’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), uno dei principali organismi associativi degli investitori globali e il più grande che si concentra specificamente sul cambiamento climatico,ha pubblicato il 12 gennaio una lettera aperta in cui chiede che il gas sia escluso dalla tassonomia UE.  “Rimaniamo fortemente contrari a qualsiasi inclusione del gas nell’ambito della tassonomia”, si legge nella lettera, “Lo scopo fondamentale della tassonomia è quello di permettere al capitale di essere incanalato verso attività economiche che sono pienamente compatibili con l’impegno dell’UE per la neutralità climatica entro il 2050 e la riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030. Inoltre, secondo il percorso dell’International Eenergy Agency (IEA) net zero entro il 2050, è chiaro che la domanda di gas naturale dovrà ridursi dell’8% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2030 e del 55% entro il 2050. Anche le centrali elettriche a gas esistenti dovranno essere gradualmente eliminate entro il 2035. In parole povere, non c’è un budget di carbonio rimanente per nuovi investimenti nel gas naturale.”