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Med & Italian Energy Report

UE: prima in efficienza energetica, ma molto dipendente da import

Presentato oggi al Parlamento Europeo il quinto MED & Italian Energy Report, lavoro di ricerca intitolato quest’anno “Geopolitics of energy in the Mediterranean area between international crises and new energy commodities”, realizzato
con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies.

La particolarità dell’edizione 2023 è l’avvio di uno specifico filone di analisi dedicato alle interazioni tra la geopolitica e l’energia, sempre con il focus sul quadro energetico del Mediterraneo, i suoi possibili scenari evolutivi e gli impatti in chiave non solo ambientale e socioeconomica ma anche con riferimento alle tecnologie energetiche emergenti, con l’intento di supportare le decisioni basate sulla scienza a vari livelli e per i diversi stakeholder. Anche in questo rapporto è presente un focus sul trasporto marittimo.

Dopo i saluti introduttivi dei tre deputati europei e della reponsabile European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo, Francesca Passamonti, è seguita la relazione introduttiva di Francesco Profumo, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo e dell’ACRI. Hanno presentato il Rapporto 2023 Massimo Deandreis, direttore generale SRM ed Ettore Bompard, direttore ccientifico ESL@ Energy Center, Politecnico di Torino. A seguire si è tenuta una tavola rotonda dal titolo “Geopolitical security and sustainability towards the energy transition”, con la relazione di apertura di Stefano Grassi, capo di Gabinetto del Commissaria europea per l’Energia Kadri Simson. La tavola rotonda è stato un momento per discutere i risultati illustrati dal rapporto con esponenti di Istituzioni italiane ed europee, di associazioni di categoria internazionali, rappresentanti dell’Industria energetica e delle infrastrutture connesse all’energia. Ha tirato le somme della discussione il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco. Le conclusioni sono state tenute dall’Ambasciatore Stefano Verrecchia, rappresentante permanente aggiunto d’Italia presso l’Unione Europea.

I risultati principali

Dal rapporto sono emersi sostanzialmente questi risultati principali:

  • L’Europa è più efficiente nell’uso dell’energia rispetto a Cina e Stati Uniti. L’UE con un consumo complessivo di 58 Exajoules genera un PIL di quasi 17 trilioni di dollari. La Cina con lo stesso PIL ha un consumo di energia quasi tre volte superiore pari a circa 159 Exajoules mentre gli USA si collocano in posizione intermedia 96 Exajoules di consumi per un PIL di 25 trilioni di dollari;
  • L’Europa è l’area mondiale con il maggior grado di dipendenza energetica (55,5%). Il dato scende al 20% per la Cina ed è 0% per gli USA che sono totalmente autosufficienti;
  • Europa: nel mix energetico per la produzione di elettricità l’uso del carbone è diminuito dal 31% al 16%. È invece aumentata in maniera significativa la quota del gas naturale dal 12% al 20%. Dominano le energie rinnovabili, passate dal 15% al 38%. Le importazioni di gas dalla Russia erano il 41,1% per l’Europa pre-guerra (2021), sono scese al 10% nel 2022 e ancora al 6% nei primi 9 mesi del 2023;
  • Europa: cresce il ruolo del Gas Naturale Liquefatto (GNL): si registra una crescita delle forniture da USA e Algeria che sono passate tra il 2021 ed il 2023 rispettivamente da 26% a 30% e da 11% a 15%;
  • Strategico il ruolo dei canali marittimi: il 20% del commercio mondiale di petrolio passa dallo Stretto di Hormuz e il 10% del traffico mondiale di petrolio e l’8% del GNL transitano dal Canale di Suez. In totale complessivi 26 milioni di barili di petrolio al giorno;
  • Area Med: la sponda Europea e quella del Mediterraneo orientale dipendono da quella Sud per il 18% e il 27% delle loro importazioni complessive di petrolio greggio e gas;
  • Area Med & Rinnovabili: lo sviluppo delle FER nelle tre sponde mostra forti differenze: fatto 100 la capacità rinnovabile installata nel Mediterraneo, il 76% è localizzato nella sponda Nord, il 18% in Turchia e il 3,6% nella sponda Sud;
  • L’Italia nel  2022 con un consumo energetico complessivo pari a poco più di 6 Exajoules ha generato un PIL di 2 trilioni di dollari, risultando (nel coefficiente pil/consumi energetici totali) più efficiente rispetto al valore medio europeo ed in linea rispetto ai principali competitor manifatturieri (Francia 8,4 Exajoules con un PIL di 2,8 trilioni di dollari; Germania 12,3 Exajoules con un PIL di 4,1 trilioni di dollari);
  • L’Italia è il paese dell’Europa con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 73,5%, la Francia, che usa il nucleare, ha un grado di dipendenza pari al 44,2%;
  • Italia: è aumentato in modo significativo l’uso del gas e delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Coprono rispettivamente il 54% ed il 35% del mix elettrico;
  • Italia: le importazioni di gas russo dal gasdotto TAG si sono ridotte dal 28,4% del 2020 al 2,4% dei primi 10 mesi del 2023. Le importazioni di gas dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed sono aumentate dal 12% del 2020 al 20,2% dei primi 10 mesi del 2023.  Un vero e proprio effetto sostituzione Algeria-Russia. Ciò ha rappresentato anche uno spostamento del baricentro energetico da EST a SUD ridando centralità al Mediterraneo;
  • Fondamentale il ruolo delle materie prime critiche per lo sviluppo delle tecnologie verdi: ad esempio; un’auto elettrica contiene 6 volte la quantità di minerali usati per un’auto tradizionale. Queste materie prime sono concentrate in un numero limitato di paesi. Le quote più elevate sono: Congo per il cobalto (66%), Australia per il litio (54%), Cina per la grafite naturale (65%) e le terre rare (65%) e Sud Africa per il platino (72%);
  • I porti sempre più importanti: si stanno configurando come veri e propri hub energetici e digitali oltre che logistici. Terminali di energie fossili, luoghi di sbocco di pipelines, comunità energetiche, vicini ad industrie ad alta intensità energetica possono contribuire attivamente agli sforzi globali di decarbonizzazione;
  • I progetti su innovazione, rafforzamento della filiera industriale e riduzione dell’inquinamento si affiancano all’importante caratterizzazione energetica che la portualità italiana già da tempo mostra: il 34% del traffico è costituito da prodotti energetici (oltre 169 milioni di tonnellate);