È necessario triplicare gli investimenti infrastrutturali annui in energia green per tentare di raggiungere il net zero entro il 2050, è quanto emerge dal terzo Report annuale di Bain & Company sul mondo dell’energia.
Gli investimenti in energia pulita, spiega lo studio, sono ancora di gran lunga inferiori rispetto a quanto necessario per raggiungere gli obiettivi di transizione. Nonostante ciò, per gli operatori di questo settore non è ancora una priorità investire capitale in nuovi progetti a basse emissioni di carbonio, con una percentuale crescente di liquidità che viene restituita agli azionisti anziché essere reinvestita.
Bain aggiunge che se gli investimenti si avvicinassero ai 4,6 trilioni di dollari annui che, secondo le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), saranno necessari entro il 2030 per raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050, la transizione energetica genererebbe un nuovo pool di guadagni di 55 miliardi di dollari ogni anno. Oggi però solo il 25% circa del capitale totale delle aziende di settore viene dedicato allo sviluppo di nuove aree a basso impatto.
Questa cifra è sostanzialmente invariata rispetto all’indagine dello scorso anno e coerente con i dati sull’allocazione del capitale ricavati attraverso l’analisi di Bain di 125 delle principali società di energia e risorse naturali per capitalizzazione di mercato in ciascun settore. Secondo gli stessi dati, quasi la metà della liquidità ricevuta dalle aziende negli ultimi due anni è stata restituita agli azionisti anziché reinvestita in nuovi progetti a basse emissioni di carbonio.
Sbloccare i trilioni di dollari di capitale disponibili rimane difficile; molte aziende faticano a tracciare percorsi chiari per ottenere rendimenti sugli investimenti per i loro progetti a basse emissioni di carbonio. Nel settore Oil & Gas, ad esempio, nel 2022, solo il 43% del capitale è stato reinvestito per crescita e innovazione, in calo rispetto al 58% messo a segno nel 2018. Il settore Mining reinvestirà il 44% nel 2022, in calo rispetto al 56%. Nel segmento Utility, la quota di capitale reinvestita per la crescita è costante e le spese in conto capitale sono in aumento, ma non sufficienti per ammodernare e sviluppare adeguatamente le reti raggiungendo i livelli di energia rinnovabile e di elettrificazione necessari.
L’analisi di Bain & Company sull’opinione degli operatori di settore evidenzia alcuni nodi centrali sul percorso della crescita verso il traguardo elle emissioni net zero.
- La maggior parte dei dirigenti ritiene che le proprie aziende stiano facendo meglio della media mondiale verso l’obiettivo net zero e, circa un terzo, ritiene che fare meglio dei diretti competitori.
- Le aziende prevedono di investire il 25% del proprio capitale in nuove attività in crescita nel 2023 ma il Nord America sta recuperando terreno rispetto all’Europa.
- L’accesso al capitale per nuovi investimenti a basse emissioni di carbonio non è considerato un vincolo importante, ma garantire un ritorno sull’investimento lo è certamente. La maggior parte dei clienti non è disposta a pagare molto di più per supportare queste nuove attività su larga scala, quindi le aziende avranno bisogno del sostegno delle politiche governative per incentivare gli investimenti.
- Le energie rinnovabili, l’intelligenza artificiale (AI), altre tecnologie digitali oltre allo stoccaggio dell’energia saranno le tecnologie più critiche per il settore fino al 2030.
- La mancanza di competenze rappresenta un ostacolo significativo, soprattutto per quanto riguarda la scarsa reperibilità di lavoratori in prima linea in Nord America e Medio Oriente e di ingegneri ed esperti digitali in tutti i settori.
Lo studio evidenzia come solo il 19% dei dirigenti intervistati consideri la scarsità di capitale come un ostacolo all’espansione delle attività a basse emissioni di carbonio. La preoccupazione principale per i manager dell’industria resta la mancanza di chiarezza regolatoria e la quasi nulla disponibilità da parte dei clienti a pagare un premio per partecipare attivamente a un percorso green. Proprio quest’ultimo fattore, secondo il 78% degli intervistati, rappresenta il principale ostacolo alla decarbonizzazione.
Se infatti i clienti si dicono infatti generalmente preoccupati per il cambiamento climatico solo 3 consumatori europei su 10 sarebbero però disposti ad accettare un incremento della propria bolletta del 2% per collaborare nella riduzione delle emissioni.
In questo senso è urgente, per le aziende del settore, mettere a punto delle strategie che possano dare impulso a un diffuso cambiamento culturale anche tramite iniziative di CSR e soprattutto coinvolgendo le giovani generazioni nella costruzione di una diversa consapevolezza del proprio ruolo di consumatori.

ma sono moltissime le sfide da affrontare
Nonostante il percorso rappresenti una sfida importante ci sono già oggi però molte aziende di successo che generano basse emissioni di carbonio e che stanno già aumentando i ricavi e generando forti rendimenti. Ogni anno, la diffusione delle energie rinnovabili cresce, con il 2022 che vede una crescita netta record di oltre 250 gigawatt di capacità eolica e solare.
È fondamentale, spiega ancora lo studio di Bain, sviluppare una strategia chiara che affronti direttamente i fondamenti della generazione di rendimento nei mercati a basse emissioni di carbonio. Con oltre 150 trilioni di dollari di capitale investito verso obiettivi net-zero solo dalla GFANZ (the Glasgow Financial Alliance for Net Zero), essere “solo un altro fornitore di capitale” non è una ricetta per ottenere rendimenti interessanti. Le aziende del settore energetico e delle risorse naturali hanno reali vantaggi competitivi rispetto ai fornitori di capitale puro, ma hanno bisogno delle giuste capacità per sfruttare tali vantaggi e generare rendimenti.
Politica, capacità commerciali, finanza creativa e disciplina dei costi sono gli elementi di partenza.
“Negli ultimi 18 mesi, la sicurezza energetica ha assunto un ruolo di primo piano nell’agenda mondiale. L’equilibrio tra approvvigionamento energetico e cambiamento climatico rappresenta una sfida enorme, che richiede un cambiamento, per portata e tempistiche, senza precedenti e, soprattutto, importanti investimenti infrastrutturali”, spiega Roberto Prioreschi, SEMEA Regional Managing Partner di Bain & Company.