Per andare verso uno sviluppo sempre più sostenibile è urgente mettere il turbo alla transizione. Urgenza di cui siamo consapevoli: quasi la metà della popolazione italiana (46%), infatti, si dichiara pronta a scendere ad ulteriori compromessi sullo stile di vita a beneficio dell’ambiente tramite il minor consumo di energia, mangiando meno carne, limitando la plastica monouso. Quando però il comportamento sostenibile va a incidere in modo importante sulle finanze personali, la quota di virtuosi si riduce diventando meno di un terzo (31%). A dirlo è la nuova ricerca realizzata anche quest’anno da Ipsos per l’edizione nazionale de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, presentata il 4 ottobre all’Università Bocconi in apertura della manifestazione.
“Il Salone è sempre di più una palestra per confrontarsi non solo un palcoscenico dove valorizzare esperienze di successo”, commenta Rossella Sobrero, del gruppo promotore del Salone, “E proprio dal confronto tra chi sta sperimentando modalità innovative nella gestione della propria organizzazione emerge quanto il cambiamento sia spesso una strada in salita: il Salone sarà quindi l’occasione per ascoltare i ritorni positivi dell’agire responsabile ma anche le difficoltà incontrate e le azioni messe in campo per superarle”.
Impegno delle persone e impegno pubblico: insieme per lo sviluppo
L’indagine di Ipsos realizzata per l’undicesima edizione del Salone è focalizzata sulla percezione delle persone rispetto al cambiamento in corso e alle evoluzioni future. La ricerca ha evidenziato diversi aspetti positivi: il 58% degli italiani ha già investito o sta investendo per rendere la propria casa energeticamente efficiente, il 60% è pronto a rinunciare ai viaggi in aereo, il 59% a sostituire l’auto con il treno per le lunghe percorrenze.
A fronte dell’impegno individuale, è richiesto un impegno pubblico. Per finanziare la trasformazione sostenibile, oltre tre italiani su dieci sarebbero favorevoli ad aumentare le tasse sui patrimoni e a tagliare la spesa per la difesa, per la pubblica amministrazione locale e per beni artistici e culturali statali. Niente tagli invece per la spesa pensionistica, l’istruzione e la sanità, le aree più preziose per gli italiani, da salvaguardare anche in un’ottica di sostenibilità.
“Quest’anno i temi della sostenibilità sono tornati a guadagnare spazio”, commenta Andrea Alemanno, Service Line Head di Ipsos, “Nella narrazione attuale della trasformazione sostenibile, però, si è sempre posto l’accento più sugli elementi di cambiamento che non sui costi o sui benefici economici. Quanto costi la trasformazione, e quanto costerebbe la non trasformazione sostenibile, dovrà essere un tema centrale nelle riflessioni future, per dare un quadro reale della situazione. C’è bisogno di uno scatto di concretezza, per evitare facili illusioni, tentazioni di greenwashing, e per accelerare i progressi”.
L’indagine mette in luce anche alcune criticità. Sul piano sociale, ad esempio, solo in pochi (5%) dedicano il proprio tempo o la propria professionalità per progetti a favore della comunità o per valorizzare il patrimonio culturale del proprio territorio (4%). Non va però sottovalutato che esiste apertura da parte degli italiani rispetto alle suddette attività: circa 6 persone su 10 si dichiarano molto o abbastanza disponibili. Una potenzialità che necessita di essere coordinata e facilitata. Inoltre dallo studio emerge come almeno l’80% degli intervistati abbia una conoscenza almeno buona o discreta del tema sostenibilità, nonostante la crescita sia ferma da alcuni anni.
L’altro dato in negativo riguarda l’aumento degli “scettici” sul tema: se nel 2018 rappresentavano circa un italiano su dieci, oggi rappresentano più di un italiano su cinque. Le altre categorie sono costituite dai sostenitori, la maggioranza, che la vivono in maniera completa, gli aperti, incoerenti ma che la percepiscono come un tema importante, e gli indifferenti, del tutto non coinvolti. Se poi andiamo ad esaminare i profili di ciascun gruppo, scopriamo che i sostenitori hanno più di 50 anni, un alto livello di educazione e spesso sono preoccupati per il futuro dei loro figli. Aperti e scettici condividono un livello culturale medio, ma i primi tendono ad essere più giovani. Dovendo barcamenarsi tra i problemi quotidiani, avvertono i temi della sostenibilità con minore impellenza. Gli scettici tendono ad essere più vecchi e diffidenti verso questo mondo, ritenendolo più marketing che sostanza. Gli indifferenti infine sono la generazione cresciuta con le prospettive di carriera degli anni 90 ma che ha dovuto fare i conti con la dura realtà della crisi economica e si fa quindi carico di una forte disillusione.
Durante l’evento, i dati emersi dall’indagine sono stati commentati da alcuni ospiti. Giulia Martignoni, Sustainability Specialist presso C.P. Company, non è stupita dalla crescita di consapevolezza del periodo 2015-2019, dovuta ad eventi come la pubblicazione dell’enciclica Laudato Sii e l’emergere del movimento di Greta Thunberg. Allo stesso modo il trend recente è dovuto alla pandemia prima e alla guerra poi.
Per Vincenzo Baccari, CSR & Communication Consultant presso Sustainactivity, lo stallo nel numero degli indifferenti è dovuto al fatto che sono poco influenzabili da ciò che gli accade intorno. Più che una spinta dei valori e dell’etica è probabile che paura, necessità, bisogno, un coinvolgimento personale quasi egoistico siano l’unico modo per attivare e fare partecipare anche questa categoria.
I trend negativi sono dovuti alla scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni e delle misure che stanno adottando per lo sviluppo sostenibile, e un raffreddamento di credibilità verso i comportamenti delle aziende: mediamente gli italiani ritengono che meno di un’azienda su 3 sia davvero impegnata nella trasformazione sostenibile.
In generale, per la metà degli italiani le tre transizioni ritenute più urgenti, quella energetica, quella ecologica e quella per la riduzione della povertà, stanno avvenendo in modo troppo lento. Per abitare il cambiamento è necessario un cambio di marcia. Non si può più pensare di andare better or faster, è necessario procedere velocemente e nel modo migliore.