Parlamento net zero Industry Act green deal | ESG News

Rendicontazione ESG

Standard ESRS: 40 eurodeputati chiedono di ammorbidire le regole sul reporting

Un gruppo di oltre 40 legislatori del Parlamento UE ha presentato la scorsa settimana una mozione di risoluzione (“motion for a resolution”) per rendere gli standard europei di rendicontazione sulla sostenibilità (ESRS) più semplici e meno onerosi per le aziende. In particolare, gli eurodeputati chiedono di respingere l’atto delegato della Commissione sugli ESRS, che stabiliscono le regole e i requisiti per le aziende per la rendicontazione degli impatti, delle opportunità e dei rischi legati alla sostenibilità ai sensi della Direttiva Corporate Sustainable Reporting (CSRD) dell’UE.

La risoluzione fa seguito, infatti, all’approvazione a fine luglio 2023 dell’atto delegato da parte della Commissione europea, che già puntava a rendere più leggera la CSRD rispetto a quanto previsto inizialmente dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory). In particolare, il documento adottato dalla Commissione consentiva una maggiore discrezione alle imprese per valutare internamente la rilevanza dei requisiti di rendicontazione ESG proposti dagli standard dell’EFRAG e una maggiore gradualità per le aziende, soprattutto PMI, che sono chiamate per la prima volta a divulgare i fattori di sostenibilità. Le modifiche apportate alle bozze degli standard dalla Commissione, inoltre, avevano il preciso obiettivo di garantire la proporzionalità e facilitare la corretta applicazione degli standard da parte delle imprese.

La CSRD, che entrerà in vigore a partire dall’inizio del 2024, si presenta come un importante aggiornamento della Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD) del 2014, l’attuale quadro normativo dell’UE in materia di rendicontazione sulla sostenibilità. Le nuove regole amplieranno in modo significativo il numero di aziende tenute a fornire informazioni sulla sostenibilità a oltre 50.000 dalle circa 12.000 attuali e introdurranno requisiti di rendicontazione più dettagliati sugli impatti aziendali sull’ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali e sui rischi legati alla sostenibilità.

Secondo l’iter legislativo europeo, una volta adottato dalla Commissione, l’atto delegato ESRS non può essere modificato, sebbene il Consiglio e il Parlamento dell’UE possano ancora tecnicamente respingere l’atto. Nella mozione gli eurodeputati sostengono che l’atto delegato della Commissione sugli ESRS “introduce un elevato onere amministrativo per le aziende a causa dell’elevata complessità degli standard di rendicontazione sulla sostenibilità” e graverà eccessivamente sulle aziende, in particolare sulle imprese più piccole. La risoluzione afferma inoltre che gli standard “non raggiungono gli indicatori chiave di prestazione (KPI) utilizzabili”, il che non riuscirà a creare standard misurabili e comparabili tra le aziende. Infine, l’atto delegato metterebbe “a repentaglio l’intenzione della Commissione di ridurre la burocrazia e gli obblighi di rendicontazione del 25% alla luce delle questioni di competitività intra-UE ed extra-UE”.

Gli eurodeputati chiedono quindi alla Commissione un nuovo atto delegato per sostituire gli ESRS, con standard di rendicontazione sulla sostenibilità meno complessi e quantitativamente ridotti e che “introducano KPI quantitativi predefiniti per ogni singolo elemento, consentendo standard misurabili e comparabili, soprattutto tra le aziende”. Per quanto riguarda le PMI, inoltre, gli eurodeputati chiedono alla Commissione di “introdurre norme volontarie, quantitative, misurabili e comparabili per le PMI” e allo stesso tempo “garantire che le PMI non subiscano pressioni da parte delle società più grandi affinché adempiano agli obblighi di rendicontazione che non dovrebbero essere loro imposti ai sensi della CSRD”.

La risoluzione reclama inoltre un periodo di attuazione più lungo per le nuove regole, standard volontari per le piccole imprese, nonché un aumento delle soglie basate sui dipendenti per determinare la categoria dimensionale delle aziende per l’applicabilità dei requisiti, con le società a media capitalizzazione definite come quelle con un massimo di 1.500 dipendenti. La normativa attuale, infatti, definisce grandi imprese quelle con più di 500 dipendenti.

Al momento non è ancora chiaro se la risoluzione abbia la possibilità di attirare dalla sua parte la maggioranza dei legislatori del Parlamento, soprattutto alla luce del fatto che a novembre 2022 gli eurodeputati avevano approvato la CSRD con 525 voti favorevoli e 60 contrari. Bisognerà attendere nelle prossime settimane la risposta alla rimozione richiesta dal Parlamento al Consiglio, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.