Outlook 2023

Le 9 tendenze della sostenibilità nel 2023 secondo S&P

Nonostante le difficoltà causate da inflazione e incertezza economica, il mercato del debito sostenibile contribuirà a far progredire gli obiettivi globali di sostenibilità. Ad affermarlo è S&P Global Ratings nel report “Key sustainability trends that will drive decision-making in 2023”. 

Secondo l’agenzia di rating, tuttavia, con l’entrata in vigore di nuovi standard di divulgazione della sostenibilità in tutto il mondo, gli stakeholder dovranno affrontare la complessità e le potenziali sfide legate all’allineamento di queste iniziative. Inoltre, S&P prevede che i cambiamenti climatici e i temi ad essi associati, come la scarsità d’acqua e la perdita di biodiversità, domineranno probabilmente le discussioni tra gli stakeholder, con obiettivi climatici a lungo termine potenzialmente rivalutati per affrontare le urgenze a breve termine.

Sul fronte del lavoro sostenibile, l’agenzia di rating ritiene che la forza lavoro sarà messa a dura prova dai rischi di recessione che si presentano in molti mercati. Allo stesso tempo, le nuove normative sui diritti umani introdurranno ulteriori requisiti per la gestione della catena di fornitura aziendale.

In generale, secondo S&P nel 2023 le continue turbolenze geopolitiche, l’inflazione persistente, la recessione incombente e l’aggravarsi degli impatti fisici del cambiamento climatico creeranno nuove tensioni tra la gestione dei rischi a breve termine e la realizzazione di progressi significativi negli obiettivi di sostenibilità a lungo termine.

Nel report, S&P delinea nove tendenze che assumeranno un ruolo decisivo nel panorama sostenibile del 2023 e che avranno un forte impatto su un’ampia platea di stakeholder, dalle aziende, agli investitori e ai lavoratori, fino alle comunità, alle autorità di regolamentazione e ai responsabili politici. 

Gli stakeholder si adatteranno ai nuovi standard di divulgazione della sostenibilità

Nel 2022, l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), la U.S. Securities and Exchange Commission (SEC) e l’International Sustainability Standards Board (ISSB), di recente costituzione, hanno elaborato diverse proposte di standard di divulgazione relativi alla sostenibilità e a questioni legate al clima. Le bozze finali di questi standard dovrebbero essere adottate nel 2023. In ambito europeo, la tassonomia è entrata in vigore nel 2020, ma le sue prime disposizioni in materia di rendicontazione sono state applicate nel 2022, mentre ulteriori requisiti di divulgazione relativi al regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile (SFDR) per i partecipanti ai mercati finanziari entreranno in vigore nel 2023. Anche il Regno Unito intende anticipare i requisiti di informativa sulla sostenibilità a livello di entità e di prodotto.

S&P sottolinea che altri Paesi potrebbero rendere obbligatoria la rendicontazione secondo le raccomandazioni della Task Force on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD), come la Nuova Zelanda, Singapore e la Svizzera, dove il requisito entrerà in vigore nel 2023.

Queste nuove regole e standard di divulgazione mirano a migliorare la trasparenza e la coerenza delle questioni legate alla sostenibilità e a mitigare il rischio di false dichiarazioni, percepite come greenwashing, nei mercati finanziari. Tuttavia, evidenzia S&P, sono anche oggetto di critiche a causa della loro complessità e della continua mancanza di un allineamento globale. Le proposte dell’ISSB, dell’EFRAG e della SEC utilizzano tutte il quadro TCFD come riferimento per le questioni legate al clima, ma permangono differenze nei requisiti specifici e nel modo in cui trattano le questioni di sostenibilità più ampie.

Questa situazione ha portato a richiedere una convergenza a livello globale per favorire la coerenza ed evitare confusione e un ulteriore carico di lavoro per le aziende e gli investitori. Diverse iniziative, come la collaborazione tra Global Reporting Initiative e ISSB o le linee guida Net Zero dell’Organizzazione internazionale per la standardizzazione, secondo l’agenzia di rating possono svolgere un ruolo importante per l’uniformità dei vari standard. Alla luce di tutto questo, nel 2023 secondo S&P le aziende e gli investitori dovranno prepararsi a redigere relazioni in base a una serie di nuovi e complessi standard di divulgazione della sostenibilità e adattarsi alla loro continua evoluzione.

Il rischio di controversie legali legate alle (in)azioni di sostenibilità 

Nel 2022, gli sforzi per integrare l’ESG nelle politiche aziendali e nelle decisioni di investimento hanno dovuto affrontare pressioni diverse, sia per la mancanza di azioni o per l’inadeguatezza delle stesse, sia per l’eccesso di azioni. Ciò, sottolinea S&P, si è riflesso in un aumento dei contenziosi, con un numero crescente di cause legali legate al clima contro le aziende. Sebbene la maggior parte delle cause sia stata intentata contro società e investitori per non aver fatto abbastanza in materia di clima, si è assistito a un aumento delle azioni legali contro il lavoro o le politiche di investimento legate all’ESG. Un esempio che viene citato da S&P è l’integrazione degli standard ESG che ha incontrato una certa opposizione negli Stati Uniti, mentre in Europa e in Asia si è chiesta una maggiore azione attraverso regolamenti e impegni pubblici. Il rischio di controversie legali ha anche dato origine a una nuova tendenza, denominata da alcuni “greenhushing“, in base alla quale le società possono astenersi dal divulgare i dettagli dei loro obiettivi e delle loro pratiche di sostenibilità per timore di essere penalizzate per le informazioni divulgate.

In questo contesto, in cui il rischio di controversie legate all’ESG è in crescita, secondo S&P nel 2023 le aziende e gli investitori saranno messi alla prova per quanto riguarda la forza e la profondità dei loro impegni di sostenibilità.

Preoccupazioni per la sicurezza energetica e l’accessibilità dei prezzi

Il panorama energetico globale si è modificato nel 2022 con prezzi record e interruzioni delle forniture legate alla guerra tra Russia e Ucraina. Alcune nazioni hanno allentato le restrizioni sul funzionamento delle centrali elettriche a carbone, mentre altre hanno prolungato la vita delle centrali a carbone e nucleari. Per l’agenzia di rating, visti questi sviluppi, appare sempre più difficile raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5-2 gradi Celsius rispetto al periodo preindustriale, poiché le emissioni dovrebbero raggiungere i massimi storici nel 2023.

Per questo motivo secondo S&P nel 2023 i Paesi e le aziende si interrogheranno su come bilanciare la sicurezza energetica, l’accessibilità economica e la transizione energetica, in un contesto di inflazione elevata e tassi di interesse in aumento. Il quadro appare particolarmente complicato in Europa, dove i nuovi investimenti nel gas naturale liquefatto e il rallentamento dell’abbandono del carbone potrebbero mettere in discussione i piani di decarbonizzazione.

Alcuni governi hanno risposto con nuovi pacchetti, come l’Inflation Reduction Act statunitense e il REPower EU europeo, per incentivare l’adozione di energia pulita e l’efficienza energetica. Ciò, sottolinea S&P, potrebbe contribuire a mantenere lo slancio degli investimenti nelle tecnologie chiave e, in ultima analisi, a garantire una transizione energetica più rapida e una maggiore sicurezza energetica sia per i Paesi che per le aziende.

L’aumento dei costi dei rischi climatici fisici accelererà gli investimenti in adattamento e resilienza

Secondo S&P, tutti gli stakeholder sopporteranno gli impatti dei rischi fisici legati ai cambiamenti climatici. Sebbene il numero di decessi legati al clima sia diminuito di tre volte negli ultimi 50 anni grazie ai sistemi di allerta precoce e a una migliore gestione e preparazione alle catastrofi, i disastri legati al clima sono oggi quasi cinque volte più frequenti, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale. Se la tendenza attuale continua, il numero di disastri potrebbe salire a 560 all’anno entro il 2030, con un aumento del 40% rispetto al 2015.

I ritardi negli investimenti nelle tecnologie e negli interventi necessari a sostenere l’adattamento aumentano di anno in anno: sono necessari fino a 340 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti per l’adattamento entro il 2030. A ciò si aggiunge il fatto che gli impatti dei cambiamenti climatici non saranno distribuiti uniformemente, con i Paesi a basso e medio reddito più a rischio rispetto a quelli più ricchi. Per cercare di affrontare la questione, ricorda S&P, alla COP27 si è proposto un accordo per un fondo “Lost and Damage” che cercherà di supportare i Paesi in via di sviluppo per fronteggiare le sfide di adattamento e resilienza. In quest’ottica, S&P ritiene che l’adattamento diventerà altrettanto importante della transizione climatica in termini di protezione delle vite, dei beni e della capacità produttiva dell’economia nel tempo. In conclusione, l’agenzia di rating prevede che il 2023 vedrà un’attenzione significativa ai finanziamenti per l’adattamento e la resilienza.

Le pratiche occupazionali si adattano alle nuove dinamiche della forza lavoro

A seguito della pandemia e dell’intensa competizione per i talenti, le aspettative dei dipendenti in materia di salute, benessere, cultura, flessibilità e benefit si sono evolute negli ultimi due anni. Di conseguenza, osserva S&P, molte aziende hanno introdotto nuove strutture di incentivazione, benefit, iniziative di cultura del lavoro (lavoro flessibile, strategie di Diversity & Inclusion e sforzi per migliorare l’equilibrio vita-lavoro).

Tuttavia, secondo S&P è probabile che ci sarà un’inversione di tendenza non appena le aziende dovranno adeguarsi all’incertezza economica e alle mutevoli dinamiche del mercato del lavoro. Infatti, se nel futuro prossimo le condizioni economiche continueranno a deteriorarsi e la resilienza del mercato del lavoro diminuirà, le aziende potrebbero essere invitate dagli investitori a ridurre le pratiche più progressiste sul posto di lavoro.

Maggiori risorse per gestire gli impatti sui diritti umani nelle catene di fornitura

Sebbene i conflitti geopolitici, l’inflazione e gli effetti del cambiamento climatico continuino a rappresentare un rischio per le operazioni della catena di fornitura, secondo S&P le interruzioni della catena di fornitura degli ultimi anni si stanno attenuando. Tuttavia, l’agenzia di rating ritiene che nel 2023 le aziende saranno costrette a investire maggiori risorse nella gestione della resilienza e della sostenibilità delle loro catene di fornitura, a fronte di un panorama normativo più rigoroso che disciplina la responsabilità aziendale in materia di impatto sui diritti umani.

Una di queste leggi, la legge tedesca sulla due diligence della catena di fornitura, è entrata in vigore nel gennaio 2023 e richiede alle aziende coperte di condurre una due diligence sui diritti umani e sull’ambiente per identificare i rischi, porre rimedio ai problemi e stabilire meccanismi di reclamo, tra le altre cose. Nel 2022, gli Stati Uniti hanno intensificato l’applicazione delle leggi volte a limitare le importazioni di merci che si ritiene siano state prodotte ricorrendo al lavoro forzato. Anche l’Unione Europea intende far progredire la propria direttiva sulla due diligence dei diritti umani e il regolamento che limita le merci prodotte con il lavoro forzato per tutto il 2023.

Il cambiamento inasprirà la siccità e la scarsità d’acqua

Il cambiamento climatico sta portando alla scarsità d’acqua e a siccità più gravi e frequenti, osserva S&P. Tutto questo ostacola la produzione agricola, le forniture alimentari e le economie. Dal 2019, il numero di persone colpite da carenza di cibo è più che raddoppiato, passando da 135 milioni a 345 milioni, circa il 4% della popolazione mondiale, come riportato dal World Food Programme. Allo stesso tempo, il numero e la durata delle siccità a livello globale sono aumentati di quasi un terzo dal 2000, secondo le Nazioni Unite. Recenti ricerche rafforzano il legame tra l’aumento della frequenza e della gravità della siccità e il cambiamento climatico, che ha reso la siccità dell’emisfero settentrionale nell’estate del 2022 almeno 20 volte più probabile. Come sottolinea S&P nel report, la siccità ha un impatto sulle principali economie, tra cui Europa, Stati Uniti e Cina, facendo aumentare i prezzi e creando potenziali carenze alimentari che colpiscono in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili del mondo.

Nel 2023, secondo l’agenzia di rating un numero maggiore di investitori e aziende cercherà di valutare i costi sociali e finanziari associati alla scarsità d’acqua e alla siccità. Alcuni settori, tra cui quello dei servizi pubblici, del petrolio e del gas e dell’agroalimentare, sono più esposti di altri allo stress idrico e dovranno affrontare sfide operative e finanziarie maggiori. Le aziende agroalimentari sono particolarmente sensibili alla scarsità d’acqua, che porta a un’irrigazione più costosa, a danni alle colture e a raccolti deboli, che potrebbero sollevare problemi di sicurezza alimentare e di approvvigionamento, già esacerbati dalla guerra tra Russia e Ucraina. Inoltre, secondo S&P il tema dell’acqua conquisterà ancora di più il dibattito pubblico in vista della Conferenza inaugurale delle Nazioni Unite sull’acqua che si terrà nel marzo 2023, in cui i governi e le altre parti interessate rivedranno gli obiettivi del Decennio internazionale d’azione sull’acqua per lo sviluppo sostenibile, 2018-2028.

Progressi per la comprensione della biodiversità e dei rischi legati alla natura

La biodiversità, essenziale per sostenere il capitale naturale e i servizi ecosistemici, sta diminuendo. Gli studi prevedono un’ulteriore perdita di biodiversità entro la metà del secolo a causa dei cambiamenti nell’uso del suolo e del clima, in assenza di cambiamenti trasformativi nelle economie.

A seguito del recente slancio, compreso quello raccolto durante la COP15, secondo S&P nel 2023 i responsabili politici, le autorità di regolamentazione, le aziende e gli investitori cercheranno di tenere conto in modo più esplicito dei rischi e delle opportunità legati alla biodiversità nel processo decisionale. L’accordo provvisorio nell’UE per una nuova regolamentazione della catena di approvvigionamento senza deforestazione significherà che molte aziende dovranno comprendere meglio il rischio di biodiversità. La Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD), che dovrebbe finalizzare le sue raccomandazioni nel settembre 2023, fornirà un quadro di riferimento per identificare, misurare e divulgare i rischi e gli impatti legati alla natura. In questo contesto, in occasione della COP15, l’International Sustainability Standards Board (ISSB) ha annunciato che effettuerà una ricerca sul legame tra clima e natura. S&P nota anche che alcune autorità di regolamentazione e banche centrali hanno già spiegato perché e come le istituzioni finanziarie dovrebbero rispondere ai rischi crescenti e alle perdite di biodiversità. Pertanto, l’agenzia di rating ritiene che queste iniziative, tra le altre, fungeranno da catalizzatori per una maggiore riflessione da parte degli stakeholder sull’impatto, i rischi e le opportunità associate alla natura e alla biodiversità.

Il mercato globale delle obbligazioni sostenibili tornerà a crescere, ma dovrà affrontare grandi sfide

Nel 2022 il mercato globale delle obbligazioni verdi, sociali, di sostenibilità e legate alla sostenibilità (GSSSB) non ha raggiunto i livelli massimi del 2021, poiché l’aumento dei tassi di interesse e il rischio di recessione in molte parti del mondo hanno messo da parte gli emittenti di debito. Secondo S&P nel 2023 le condizioni di mercato più ampie continueranno a influenzare l’emissione di questo tipo di obbligazioni. Quindi, secondo l’agenzia di rating l’emissione obbligazionaria totale a livello mondiale aumenterà in misura modesta nel 2023, con l’attenuarsi dei rialzi dei tassi, ma i rischi di inflazione permangono e la crescita globale è destinata a ristagnare o addirittura a entrare in recessione in alcune regioni.

Nonostante il contesto difficile, S&P prevede che l’emissione di GSSSB crescerà tra i 900 miliardi di dollari e i 1.000 miliardi di dollari nel 2023, rispetto ai circa 850 miliardi di dollari del 2022, in quanto la classe di attivi capitalizzerà le varie iniziative volte a colmare il deficit di finanziamenti per il clima.