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ESG, luci e ombre nel rapporto tra consulenti e asset manager

Quanto contano le tematiche ESG nel rapporto con il consulente? È la domanda che ESGnews ha posto ad alcuni asset manager per valutare quanto le crescenti preferenze dei risparmiatori, soprattutto giovani, in tema di sostenibilità e le nuove normative come i questionari ESG introdotti dalla Mifid2, abbiano portato i temi ESG al centro del rapporto tra asset manager e consulenti finanziari. Ebbene il quadro che emerge è a luci e ombre, con sicuramente una maggiore diffusione della consapevolezza dell’importanza degli investimenti sostenibili, ma anche con la tentazione da parte degli investitori, in una fase di rialzo dei tassi di interesse, di cercare i rendimenti di soluzioni come quelle a reddito fisso, senza badare ad altri aspetti.

È tuttavia positivo, secondo i gestori intervistati, che stia emergendo una maggiore fiducia tra gli investitori delle opportunità che offrono i fondi sostenibili, anche in termini di rendimenti. E sono incoraggianti anche i dati riportati dal presidente di EFPA Italia, Marco Deroma, secondo cui i certificati ESG rilasciati ai consulenti ad oggi sono 5.000.

Cosa pensano i gestori

“Stiamo attraversando un momento storico particolare, in cui il risparmio gestito non è una priorità degli investitori e tra le leve che i consulenti utilizzano per promuoverlo, la sostenibilità non è recepita avere ruolo chiave. Le conversazioni, infatti, vertono principalmente sulle aspettative di rendimento e sul confronto con gli strumenti amministrati”, afferma Elena Bargossi, Senior Sales Manager Intermediary di Schroders.

È tuttavia vero che dall’ultimo Schroder Global Investor Study, che ha intervistato 23.000 persone in 33 Paesi, risulta che per un terzo degli investitori italiani i fondi sostenibili offriranno probabilmente rendimenti più elevati nel tempo, rispetto agli equivalenti non sostenibili. “Si intravede quindi una convergenza di interessi per parte della clientela, che vede i temi ESG come uno strumento di generazione di performance anche finanziaria”, aggiunge l’esperta di Schroders. Va da sé che, “per supportare questa fascia di clienti, i consulenti si relazionano con quegli asset manager che considerano come punti di riferimento nell’ambito degli investimenti sostenibili”, conclude Bargossi.

Della stessa opinione Elena Baccani, Senior Business Development Manager di LGIM, che afferma che “purtroppo le tematiche ESG nel rapporto con il consulente contano ancora poco. Siamo tutti consapevoli dell’importanza che le questioni di sostenibilità hanno sugli investimenti. Tuttavia, queste si stanno evolvendo ancora lentamente nell’ambito della consulenza finanziaria. I risparmiatori italiani hanno una buona predisposizione per gli investimenti sostenibili, ma necessitano di maggior educazione sia lato strumenti finanziari sia sulle specifiche opportunità di investimento e su questo il consulente finanziario o private banker gioca un ruolo fondamentale. È necessario che sia il consulente, in qualità di investitore di lungo termine, a sensibilizzare il cliente finale non solo nella decarbonizzazione dei portafogli ma anche nell’aiutare l’economia reale a passare allo zero netto tenendo le aziende a rendere conto dei loro piani di transizione”. Secondo la Baccani, un aiuto in questo senso potrebbe essere “una maggiore proattività da parte degli operatori finanziari nei confronti dei consulenti, la cui conoscenza rimane ancora spesso superficiale a causa di un mancato supporto informativo”.

Più ottimista, invece, Andrea Remartini, Head of Distribution Relations Italy di Candriam, secondo cui “le tematiche ESG hanno un ruolo molto importante perché permettono di ridefinire le relazioni con i consulenti in base a nuovi obiettivi comuni volti a intercettare le esigenze dei clienti finali che sono sempre più interessati a generare un impatto concreto sulla società accanto ai ritorni finanziari. Gli investimenti che tengono conto delle tematiche ESG vanno al di là di un’allocazione tattica in base alle fasi di mercato e consentono di cogliere e affrontare le sfide attuali e future. Si tratta di un aspetto di grande rilevanza soprattutto per le nuove generazioni che sono sempre più attente a questi temi”, conclude Remartini.