Analisi di ERM

Rating ESG: quali sono i migliori fornitori secondo aziende e investitori

I rating ESG rivestono un’importanza sempre crescente nel mondo della finanza. Il 94% degli asset manager dichiara di utilizzare i rating ESG nelle proprie strategie di investimento almeno una volta al mese e il 47% li utilizza più volte alla settimana. Tuttavia, se da un lato i valutatori ESG sono diventati attori chiave nell’ecosistema degli investimenti sostenibili, dall’altro crescono le perplessità tra gli investitori, le aziende e gli altri stakeholder.

Società e asset manager mostrano modesta fiducia sull’affidabilità dei dati e delle conclusioni raggiunte dalle società di rating, con i diversi provider che spesso hanno giudizi contrastanti sulla medesima impresa. Il tutto a fronte di una grande opacità sulle metodologie e sul funzionamento. In questo contesto, la sempre maggiore necessità di indicazioni e analisi che sappiano orientare gli investitori sui dati non finanziari rende necessaria una svolta per incrementare la trasparenza e l’affidabilità dei rating ESG evidenzia il nuovo report Rate the Raters di ERM, la maggiore società di consulenza focalizzata sulla sostenibilità. Le conclusioni dell’analisi, che ha coinvolto 104 società appartenenti a 20 settori diversi e 33 investitori, di cui 24 asset manager, sono una sfida aperta al modo in cui le agenzie di rating dovranno rispondere alle pressioni che devono affrontare e determinerà l’aspetto del settore nel decennio.

Il rapporto Rate the Raters 2023 cerca di capire in modo approfondito come rispettivamente investitori e società si rapportano e utilizzano i rating, per arrivare a una conclusione: quali sono i migliori? ERM in particolare chiede ad entrambe le categorie di soggetti di valutare le società di rating dal punto di vista della qualità dei giudizi e dell’utilità del prodotto.

CDP è considerato il migliore rating provider

Secondo società e investitori il migliore fornitore di rating ESG è CDP. L’ONG che sostiene le aziende per aiutarle a divulgare il proprio impatto ambientale è considerata la migliore dalle aziende sua per utilità sia per qualità e si è classificata nella prima posizione come utilità per gli investitori, che invece, reputano ISS-ESG la prima per la qualità dell’output. Ben posizionate anche Sustainalytics e S&P global. Sustainable Fitch,

CDP, attraverso un questionario, valuta le prestazioni ambientali delle aziende e la capacità di divulgarle in modo trasparente. La metodologia è allineata con la Taskforce for Climate-Related Financial Disclosures (TCFD) e con i principali standard ambientali e pertanto fornisce un set di dati comparabile in tutto il mercato. Le aziende sono classificate secondo punteggi che vanno dalla A alla D. Le aziende della A-list non sono le più avanti nel percorso ambientale, ma tra le più trasparenti sulla divulgazione e performance relativa al cambiamento climatico, deforestazione o sicurezza idrica.

Risposte delle società

Fonte: Rate the Raters, ERM. Nella colonna a sinistra sono indicati i fornitori di rating ESG considerati migliori dalle società in termini di qualità. Nella colonna di destra i migliori in termini di utilità.

Anche gli investitori hanno indicato CDP come migliore in termini di utilità, ma percepiscono ISS-ESG come leader per la qualità. Altre agenzie ben posizionate in entrambe le classifiche sono Susyainalytics, MSCI, EcoVadis e Bloomberg.

Risposte degli investitori

Fonte: Rate the Raters, ERM. Nella colonna a sinistra sono indicati i fornitori di rating ESG considerati migliori dagli investitori in termini di qualità. Nella colonna di destra i migliori in termini di utilità.

Quindi i rating ESG sono sempre più utilizzati dagli investitori per integrare le proprie strategie d’investimento anche per una scelta precisa delle società di asset management. Il 43% degli investitori ha infatti affermato che il proprio datore di lavoro gli chiede l’integrazione dei rati ESG nelle strategie di investimento, contro il 12% del 2018/19.

Una maggiore diffusione a cui rispondono le società ingaggiandosi con un buon numero di provider. Più della metà delle aziende intervistate dichiara di impegnarsi con almeno sei fornitori di rating ESG. Ed è proprio la domanda degli investitori, il motore principale che spinge all’impegno con i fornitori di rating ESG, con il 57% delle aziende che la cita come motivazione principale, seguita dalla valutazione della performance che è stata citata dal 21%.

Investitori e aziende preferiscono le società di rating che fanno ricerca attiva

A fronte di questo sforzo, il rapporto rileva che oltre un quarto (29%) delle aziende ha una fiducia da bassa a molto bassa che i rating ESG riflettano accuratamente le performance ESG e la metà (52%) ha solo una fiducia moderata. E le percezioni aziendali complessive della qualità e dell’utilità dei valutatori ESG sono addirittura diminuite dal 2018-19.

Un po’ superiore la fiducia nei rating da parte degli investitori intervistati, con il 38% che ha riportato una fiducia da alta a molto alta nei fornitori di rating ESG e il 59% che ha riferito una fiducia moderata. Tuttavia, l’indagine rivela anche una notevole tendenza degli investitori a sviluppare indicatori, metriche e rating ESG interni, riflettendo gli sforzi che gli investitori hanno compiuto negli ultimi anni per costruire un proprio know how ESG e una metodologia di analisi che rispecchiasse le proprie convinzioni.

Tra le critiche rivolte alle società di rating, soprattutto quelle che non fanno engagement con le società ma svolgono un’analisi con metodologie “black box”, vi è una scarsa accuratezza dei dati. Le metodologie di rating, infatti, sono molto complesse e combinano, in proporzioni variabili, l’analisi quantitativa con la supervisione pratica degli analisti. Un rating ESG è un “distillato” di dati e opinioni, una valutazione di terze parti che racchiude un’ampia gamma di informazioni sulla performance di sostenibilità delle aziende sotto forma di dati richiesti dagli investitori, confezionandoli in modo che siano “pronti all’uso” per le decisioni. A questo riguardo sia gli investitori sia le aziende intervistate preferiscono i valutatori ESG con un approccio attivo e un impegno aziendale più robusto rispetto a quelli passivi.

Nella ricerca ERM sottolinea anche che ci sono diversi tipi di agenzie di rating, che cercano di differenziarsi sempre di più per acquisire valore aggiunto. Questo crea sicuramente maggiore offerta, ma altrettanta confusione agli utenti che si interfacciano con feedback spesso altamente differenziati anche sullo stesso prodotto sostenibile. Circa la matà di investitori e aziende ritiene che “maggiore coerenza e comparabilità tra le metodologie di rating” e “migliore qualità e divulgazione della metodologia” siano le questioni chiave che le agenzie di rating ESG devono risolvere per mantenere la fiducia.

La credibilità dei dati è l’elemento più importante per la qualità del rating

Un altro dato interessante che emerge dalla ricerca è che tra il 2012 e il 2022 i fattori più importanti per aziende e investitori per costruire un giudizio sulle agenzie di rating sono mutati, come di vede nel grafico di seguito. Al primo posto si trova la credibilità dei dati, seguito dalla metodologia di rendicontazione usata, al terzo posto il focus dedicato a questioni rilevanti, al quarto l’esperienza del team di ricerca e, infine, il coinvolgimento degli stakeholder nella creazione della metodologia.

Fattori di qualità e utilità

Fonte: Rate the Raters, ERM.

Quanto costano i rating ESG?

La gestione dei rating non è un’attività priva di costi per le aziende. Oltre ai costi diretti alle società di rating per valutazioni e benchmark i costi stimati da ERM includono il tempo degli impiegati, le società di consulenza e gli strumenti informatici utilizzati. Le società quotate hanno riferito u costo compreso tra i 220 mila dollari e i 480 mila dollari all’anno. Leggermente meno quelle non quotate. Se può consolare il 75% afferma di avere speso meno di un milione di dollari.

Il costo di acquisire i rating da parte delle società di asset management dipende da dimensioni e organizzazione oltre che dall’approccio all’investimento. Il range di spesa indicato dalle società di gestione è tra i 175 mila dollari e i 360 mila dollari, con la maggior parte degli investitoti che indica la cifra di 250 mila dollari.

Conclusioni

Le agenzie di rating ESG devono rispondere a richieste sempre più esigenti da parte degli investitori e a critiche sempre più puntuali da parte delle aziende, sottolinea ERM nel report. Allo stesso tempo, molti fornitori di rating stanno cercando di ampliare le loro offerte. “Il futuro dei fornitori di rating ESG sarà legato ad altri sviluppi nell’ecosistema degli investimenti sostenibili. Flessibilità e reattività saranno fondamentali per cercare di rimanere rilevanti in un mercato competitivo e sempre più regolamentato“, si legge nel documento.

Sebbene gli investitori e le aziende utilizzino ampiamente i rating ESG, i partecipanti al sondaggio e gli intervistati hanno segnalato numerose debolezze, legate soprattutto al tempo e all’impegno che i rating richiedono e al loro costo, chiedendo inoltre un miglioramento della qualità e della trasparenza dei rating. Tuttavia, in generale permane un atteggiamento ottimista degli intervistati sull’evoluzione delle agenzie di rating, che saranno spinte a servire i mercati privati e a rispondere agli sviluppi normativi.

“Sappiamo quanto siano cruciali i rating ESG per stimolare l’azione nell’agenda della sostenibilità e garantire che le organizzazioni con le migliori prestazioni ottengano il riconoscimento e i finanziamenti di cui hanno bisogno. Tuttavia, il nostro sondaggio mostra che il settore dei rating ESG è a un bivio. Il modo in cui i valutatori rispondono alle pressioni che devono affrontare determinerà l’aspetto del campo nel decennio a venire. È nell’interesse di tutti garantire che i rating ESG siano trasparenti, solidi e affidabili”, ha commentato Tom Reichert, Ceo del Gruppo ERM.