Italian Sustainability Week

ERM, ambiente e responsabilità nella supply chain al centro delle strategie ESG

Supportare aziende corporate e istituzioni finanziarie nello sviluppo e implementazione di solide strategie ESG e di sostenibilità, in grado di garantire un efficace accesso ai capitali, mitigare i rischi e identificare opportunità per la creazione di valore. ERM è impegnata nella costruzione di un futuro sostenibile assieme alle Organizzazioni leader nel mondo, fornendo servizi di consulenza in ambito ambientale, sociale e di sostenibilità in oltre 40 Paesi con più di 170 uffici, contando su circa 7.000 consulenti nel mondo. Una sfida, quella di garantire un futuro sostenibile, che oggi deve fare i conti con cambiamenti sempre più pressanti, come la crisi energetica ed eventi climatici estremi,  e di cui ESGnews, media partner della Italian Sustainability Week di Borsa Italiana, ha parlato con Giovanni AquaroPartner & ESG Lead di ERM per fare il punto sulla sensibilità delle società sulla finanza sostenibile, sulla base dell’esperienza diretta di ERM, attiva in molti settori chiave come quello energetico, chimico, manufatturiero e farmaceutico.

ERM ha celebrato cinquant’anni di attività nel mondo e trenta in Italia. Com’è cambiata in questi anni l’attenzione delle società verso i temi della sostenibilità? 

In questi ultimi anni abbiamo indubbiamente assistito a un cambio di passo senza precedenti. Molti dei temi che fino a cinque anni fa erano relegati in ambiti strettamente tecnici o accademici sono diventati comuni nel dibattito pubblico, con ricadute strategiche, comunicative e di gestione del rischio dirette e significative per le aziende. Si è passati da un concetto di sostenibilità prevalentemente legato al reporting o addirittura alla comunicazione, spesso poco regolato e privo di basi scientifiche, a qualcosa di molto più complesso, caratterizzato dalla necessità di essere misurabile e dimostrabile da un punto di vista tecnico. Questa sempre più rilevante correlazione tra sostenibilità e strategia ha reso evidente come sia ormai imprescindibile per un’azienda considerare tali aspetti in maniera concreta, non solo come elemento di comunicazione, ma spesso come fattore determinante di posizionamento o di vantaggio competitivo (pensiamo ad esempio alla sostenibilità di prodotto e alla circolarità nel BtoC o alla gestione responsabile della supply chain in settori come la moda o l’agroalimentare).

Le aziende hanno capito che conviene investire nella trasformazione del proprio modello di business verso modelli di produzione sostenibili o sono ancora frenate dal timore di costi o eventuali rischi? 

La vera sfida è quella di creare un modello che permetta di coniugare sostenibilità e performance economico-finanziaria. Pensiamo ad esempio alla risorsa energetica, dove spesso attraverso l’efficientamento dei processi si possono ottenere benefici sia in termini di riduzione delle emissioni di carbonio, sia di costi. Oltre a queste correlazioni dirette ormai però c’è di più: con il crescere della consapevolezza nei consumatori, l’aumento delle regolamentazioni e i sempre più forti committmentdel mondo finanziario, essere sostenibili può permettere di assicurarsi uno spazio migliore nel mercato, magari meno competitivo e non soggetto a pure dinamiche di prezzo. Può, inoltre, significare essere meno sottoposti alla pressione di nuove normative in materia ambientale o sociale e può garantire un più facile accesso al credito, magari beneficiando di agevolazioni sui tassi applicati dalle banche. 

La crisi energetica quale impatto sta avendo sulle aziende sul fronte dei progressi ESG?

La crisi energetica sta sicuramente mettendo alla prova il sistema a tutti i livelli, andando a pesare in una prima fase sui settori più legati al costo dell’energia ma che con ogni probabilità si estenderà nel medio termine all’intera catena del valore. Ciononostante, sta emergendo che spesso chi aveva già intrapreso una via virtuosa in termini di performance ambientali si troverà in una posizione relativamente meno penalizzata. Pensiamo ad esempio a tutti quei soggetti che avevano già investito sull’autoproduzione tramite rinnovabili o efficientato i processi riducendo gli sprechi. Certo in alcuni casi potrebbe non bastare, ma quello che appare evidente è che la situazione attuale ha accelerato un trend già in corso e che semplicemente non si era percepito in tutta la sua portata.

Qual è il ruolo dei consulenti ESG nel supportare la transizione sostenibile delle PMI?

Uno dei temi fondamentali è la creazione di consapevolezza. È fondamentale essere capaci di supportare le imprese in maniera flessibile e pragmatica, aiutandole a focalizzarsi su ciò che conta davvero e sul quale possono creare un impatto sia esterno (ambientale o sociale), sia sulle proprie performance. Il concetto di materialità (ormai di doppia materialità) aiuta quando applicato con consapevolezza e profonda conoscenza del settore. Credo che il consulente debba aiutare la società a comprendere (e quindi a integrare nella propria operatività) quali sono gli aspetti ESG che possono fare la differenza nella propria filiera, permettendo all’azienda di focalizzare al massimo le proprie risorse. Su questo è centrale la capacità di fornire supporto nella definizione di strategie di alto livello e allo stesso tempo nella implementazione delle stesse, con profonda conoscenza del mondo produttivo

In concreto quali sono gli step che suggerite per avviare il processo incorporazione delle tematiche ESG nell’attività delle piccole e medie imprese? 

Solitamente suggeriamo di partire cercando di razionalizzare le proprie aspettative, cercando da un lato di essere ambiziosi e allo stesso tempo di essere realisti e approcciare il percorso con gradualità. Magari dandosi un piano a 2-4 anni focalizzato sulle tematiche maggiormente rilevanti. Spesso può essere utile analizzare quali siano i public claim dei propri clienti, al fine di anticipare le pressioni che si riceveranno nel medio termine e analizzare cosa fanno altri soggetti nella propria filiera, che per diverse ragioni potrebbero essere in anticipo rispetto alla propria realtà. Compreso il contesto, definiti degli obiettivi e coinvolto i vari stakeholder interni ed esterni, va reso operativo il piano monitorandone i risultati e rimanendo pronti a correggere il tiro, se necessario. 

Ci può raccontare qualche caso concreto di trasformazione o progetto in Italia? 

Penso che tra gli esempi più interessanti e stimolanti, come professionisti, ci sia sicuramente la sostenibilità di prodotto, in particolare mi riferisco ai beni di consumo e al packaging. Abbiamo supportato in questi anni diverse realtà produttive, aiutandole a capire come rendere i propri prodotti più sostenibili partendo dalla fase di progettazione o design. Quelli che spesso emergono come elementi chiave in questi casi sono la necessità di costruire modelli solidi da un punto di vista quantitativo, quanto più possibile comparabili e certificabili, e la capacità delle funzioni tecniche e commerciali di dialogare in maniera fluida tra loro. Quando ciò avviene, si riesce a trasferire ai propri clienti l’idea che al di là dei claim di marketing ci sono tempo, competenze, ricerca e innovazione di prodotto. Ed è esattamente a questo punto che tutto lo sforzo viene valorizzato e si riesce a creare un impatto reale.

Come spiegherebbe a una PMI i vantaggi concreti che le imprese possono trarre adottando un modello sostenibile? 

Come accennato, credo i principali benefici siano legati a una migliore gestione dei rischi, alla capacità di prevedere quelli di medio e lungo termine. In questo modo si possono identificare per tempo, e magari in anticipo rispetto al mercato, le eventuali misure di mitigazione, trasformando quindi questi rischi in potenziali opportunità. Inoltre, si sta instaurando un meccanismo premiante in relazione alla capacità dell’impresa di attrarre capitali e garantirsi un efficace accesso al credito.

Quali saranno le principali tendenze in ambito ESG a cui le aziende dovranno prestare attenzione nei prossimi 5 anni?

Ritengo che ci sarà senza dubbio un consolidamento dell’attenzione rispetto al tema del cambiamento climatico, sia ovviamente in relazione alle emissioni di anidride carbonica, sia in riferimento ai temi ad essa strettamente correlati, quali lo stress idrico e gli impatti sulla biodiversità. Entrambi aspetti già molto attuali, che tuttavia sono molto meno regolati, e per cui gli standard di analisi di rischio e disclosure appaiono ancora piuttosto immaturi rispetto a quanto definito in materia di Carbon Emission. Altro aspetto estremamente attuale, soprattutto per il contesto europeo, è rappresentato dalla Supply Chain e come esercitare su di essa la propria responsabilità sociale, al di là di quelli che possano essere gli obblighi normativi. A questo aspetto si aggiunge, anche in contesti con un diritto del lavoro estremamente avanzato, la gestione della responsabilità sociale nei confronti dei lavoratori della Gig Economy e in generale del lavoro a chiamata. Infine, mi aspetto rimanga estremamente elevata l’attenzione su temi come la Data Privacy e la Cyber Security