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L'opinione di Luca Vallarino di IMPact Sgr

La risposta europea all’Inflation Reduction Act degli USA

Come atteso, la Commissione Europea ha dato, in tempi molto rapidi, per la prima volta nella sua storia, il via libera ad un regime di sussidi su larga scala in favore di investimenti in tecnologie pulite. Il piano di sussidi mira a difendere la redditività degli investimenti effettuati in Europa qualora tali investimenti fossero minacciati da sussidi offerti fuori dall’Unione Europea. Si tratta di misure tempestive, finalizzate ad eguagliare, in modo esplicito e in tempi rapidi, gli incentivi americani.

L’ansia che le aziende europee cominciassero a dirottare la maggior parte degli investimenti industriali in tecnologie pulite verso gli Stati Uniti si è acuita questa settimana quando Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea, ha messo in pausa i piani di sviluppo di un impianto di batterie nell’Europa orientale. L’azienda ha dichiarato di essere in attesa di una risposta da parte dell’UE, dopo aver stimato che potrebbe ricevere fino a 10 miliardi di euro di incentivi dagli Stati Uniti.

Anche l’azienda produttrice di batterie Northvolt ha annunciato nelle ultime settimane che potrebbe scegliere gli Stati Uniti invece della Germania come sede della prossima gigafactory, a meno che Bruxelles non dia un sostegno più concreto. Northvolt ha stimato che sarebbe in grado di ricevere più di 8 miliardi di euro di sussidi dagli Stati Uniti per un singolo impianto produttivo.

Il gruppo di lobbying basato a Bruxelles Transport & Environment ha stimato che più di due terzi degli investimenti europei per lo sviluppo di capacità manifatturiera di batterie rischiano di essere cancellati, ritardati o ridotti in assenza di sussidi europei che corrispondano almeno a quelli americani.

Considerato il capitale politico e reputazionale investito nell’ambizione di rendere l’Europa il primo continente carbon-neutral entro il 2050, la Commissione Europea si è trovata costretta a reagire tempestivamente alla sfida posta dall’IRA, anche a costo di stravolgere l’intero impianto regolamentare costruito in decenni in materia di aiuti di stato. Coerentemente con il senso di urgenza che ha conquistato Bruxelles, la Commissione Europea ha deciso di accelerare anche la presentazione del Net Zero Industry Act, che avverrà entro la fine di marzo.

Di fronte alla risposta Europea, gli Stati Uniti hanno mostrato una maggior propensione ad intavolare una trattativa in merito ad un potenziale coordinamento con l’Unione Europea nell’implementazione dei sussidi alle tecnologie pulite. Il segretario all’Energia degli Stati Uniti, Jennifer Granholm, ha infatti recentemente cominciato ad allentare le tensioni commerciali con l’UE in materia di energia pulita, affermando che l’amministrazione Biden sta cercando di costruire catene di approvvigionamento con i paesi alleati e non a discapito dei paesi alleati. Se si verificasse una trattiva in merito e tale trattativa avesse successo si potrebbe immaginare che si arrivi nei prossimi mesi ad un accordo di libero scambio incentrato sulle tecnologie pulite tra Stati Uniti ed Unione Europea.

Se questo accadesse, lo scenario di un ciclo di super-capex tale da mobilitare, secondo le stime di Goldman Sachs, oltre 6.000 miliardi di euro di investimenti in tecnologie pulite tra oggi e il 2030 potrebbe diventare realistico e condurre ad un’accelerazione sostanziale della transizione energetica.