Obiettivo 2050

Carbon Neutrality: cos’è e come raggiungerla

Come raggiungere la neutralità climatica? Le soluzioni per arrivare all’obiettivo rappresentano una delle maggiori sfide del 21° secolo. Il cambiamento climatico sta già avendo gravi impatti sull’intero pianeta, provocando condizioni meteorologiche estreme come siccità, ondate di calore, piogge torrenziali, inondazioni e frane sempre più frequenti, anche in Europa. Altre conseguenze del clima che cambia rapidamente includono l’aumento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani e la perdita di biodiversità.

Per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius – una soglia che l’Intergovernmental Panel for Climate Change (IPCC) suggerisce essere sicura – raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro la metà del 21° secolo è essenziale. Questo obiettivo è stabilito anche nell’Accordo di Parigi firmato da 195 paesi. 

Attualmente, secondo il rapporto annuale del Global Carbon Project diffuso alla Cop26, l’inquinamento globale da CO2 è tornato ai livelli pre-pandemia, avvicinandosi al record negativo stabilito nel 2019. Le emissioni globali di CO2 dopo essere diminuite del 5,4% nel 2020, nel 2021 sono rimbalzate del 4,9%, raggiungendo 36,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica rilasciata.

Emissioni globali di CO2 nel 2021 (Gt)

Fonte: Global Carbon Project, 2021. 

Ad oggi, per ridurre la quantità di carbonio emessa vi sono soluzioni di diverso tipo, molte delle quali ancora in fase di sviluppo. Tra queste, vi sono rimozioni basate sui meccanismi della natura, come la ri-forestazione o l’imboschimento, ma anche soluzioni high-tech, come la cattura diretta nell’aria (“direct air capture”) e la mineralizzazione della CO2. 

Queste strategie hanno importanti benefici, ma anche costi molto diversi. Inoltre, non è ancora chiaro come le aziende dovrebbero attuare la rimozione di CO2 nei processi aziendali a lungo termine per raggiungere le emissioni nette a zero. Questa problematica è emersa chiaramente dall’indagine “How do companies see the role of carbon removals on the road to net zero?” condotta da South Pole – società di consulenza e di ricerca il cui obiettivo è la riduzione delle emissioni di gas serra – dove è emerso che il 60% degli intervistati ha fissato i propri obiettivi net-zero molto in là nel tempo (o addirittura in alcuni casi senza specificare alcuna data). 

Secondo la guida dell’iniziativa Science Based Target (SBTi) le soluzioni di alta qualità che portano alla “rimozione permanente e allo stoccaggio del carbonio dall’atmosfera” possono essere riferite non solo alle emissioni residue, ma anche alle emissioni che vanno oltre la catena del valore di un’azienda.

In sintesi, per implementare le rimozioni tecnologiche di Co2 nella pratica sono necessari ancora forti investimenti tecnologici, nonché definizioni più chiare per raggiungere gli obiettivi net-zero. 

Un altro passaggio fondamentale legato alla riduzione delle emissioni e necessario per raggiungere il net zero è la carbon footprint. Si tratta di un indicatore tramite il quale vengono quantificate le emissioni per capire qual è il contributo delle attività umane all’incremento dei gas climalteranti. 

Definizione e Significato di Carbon Neutrality

Le misure di riduzione possono essere integrate con quelle per la neutralità carbonica (carbon neutrality), realizzabili attraverso attività che mirano a compensare le emissioni con misure equivalenti volte a ridurle con azioni economicamente più efficienti (ad esempio la piantumazione di alberi o la produzione di energia rinnovabile).

Carbon neutral è stata la parola dell’anno del New Oxford American Dictionary nel 2006 – e da allora si è diffusa in tutto il mondo. Per definizione, carbon-neutral (o carbon neutrality) indica l’equilibrio tra l’emissione di carbonio e l’assorbimento delle emissioni dai pozzi di carbonio naturali (ovvero la vegetazione, il suolo e gli oceani). La neutralità carbonica può coincidere anche con l’eliminazione radicale delle emissioni di carbonio

Secondo la spiegazione ufficiale dellIPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), la carbon neutrality si raggiunge quando “le emissioni antropogeniche di gas serra sono compensate da una pari quantità di emissioni ridotte, evitate o sequestrate all’interno di un determinato orizzonte temporale”. 

Quindi, la neutralità del carbonio coincide con il raggiungimento di emissioni nette di gas serra pari a zero, bilanciandole in modo tale che siano uguali, o inferiori, alle emissioni rimosse tramite l’assorbimento naturale del pianeta. 

In questo contesto, nel 2015 l’ONU ha lanciato il Climate Neutral Now, un’iniziativa che ha come scopo quello di incoraggiare le parti interessate in tutto il mondo a compiere azioni verso le emissioni nette zero, in linea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.  

Un’organizzazione può diventare un partecipante firmando il Climate Neutral Now Pledge e seguendo i tre passi necessari (Measure, Reduce, Contribute) e riferendo annualmente sulle sue azioni e i risultati raggiunti.

Lobiettivo racchiuso nel concetto di carbon neutrality, però, non si riferisce solo alle organizzazioni, ma anche agli individui. Come individui, il modo più diretto per contribuire alla riduzione delle emissioni di Co2 è agire sul proprio stile di vita, per esempio utilizzando sistemi di trasporto più “green (biciclette, veicoli elettrici ecc.), limitando il ricorso ad aria condizionata e riscaldamentoriciclando oggetti e vestiario, riducendo il consumo di cibi di origine animale e lo spreco di cibo. 

In qualità di aziende, invece, qualora non riescano a ridurre direttamente le proprie emissioni, esse possono ricorrere alla compensazione. Per farlo, viene posto un prezzo al carbonio emesso, in modo tale da fornire un incentivo economico all’accelerazione della riduzione delle proprie emissioni. 

Spesso i termini compensazione di carbonio (“carbon offsetting”) e “credito di compensazione” (Certified Emission Reduction , CER) vengono usati in modo intercambiabile, eppure hanno significati distinti. Il primo si riferisce in generale ad una riduzione delle emissioni di gas serra o ad un aumento dell’immagazzinamento di carbonio (ad esempio attraverso il ripristino dei terreni o la piantagione di alberi). Mentre il secondo consiste in uno strumento trasferibilecontrollato dalle Nazioni Unite per rappresentare una riduzione delle emissioni di una tonnellata di CO2, o una quantità equivalente di altri gas serra. 

In seguito alla certificazione e alla generazione dei crediti, vi è una fase di monitoraggio e di reporting per garantire la continuità del progetto. Quindi, successivamente le organizzazioni o gli individui possono acquistare i crediti di carbonio generati dai progetti di riduzione delle emissioni. 

Il vantaggio per le aziende è quello di dare un segnale concreto nella transizione verso lo zero netto e ottenere un vantaggio competitivo rispetto ai loro competitor. Inoltre, le società in questo modo migliorano la propria reputazione presso i clienti, gli investitori e altri stakeholder. Infine, impegnandosi per la riduzione delle emissioni, le aziende allineano il proprio business ai Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.

L’obiettivo Europeo di carbon neutrality per il 2050

L’Unione Europea negli ultimi anni si è attivata sempre di più per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. 

Già dal 2005, l’Unione ha introdotto il Sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (European Union Emissions Trading System – EU ETS), principale strumento per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 nei principali settori industriali e dell’aviazione. 

Si tratta di un meccanismo di tipo “cap & trade”: viene fissato un tetto massimo complessivo alle emissioni consentite sul territorio europeo nei settori interessati (“cap”) cui corrisponde un numero equivalente di “quote” che possono essere acquistate/vendute su un apposito mercato (“trade”). 

Ogni operatore dei settori interessati deve compensare su base annuale le proprie emissioni con un corrispondente quantitativo di quote. La contabilità delle compensazioni è tenuta dal Registro Unico dell’Unione, mentre il controllo su scadenze e rispetto delle regole del meccanismo è affidato alle Autorità Nazionali Competenti (ANC).

Le quote possono essere allocate a titolo oneroso o gratuito. Nel primo caso vengono vendute attraverso aste pubbliche, alle quali partecipano soggetti accreditati che acquistano principalmente per compensare le proprie emissioni ma possono alimentare il mercato secondario del carbonio. Nel secondo caso, le quote vengono assegnate gratuitamente agli operatori a rischio di delocalizzazione delle produzioni in Paesi caratterizzati da standard ambientali meno stringenti rispetto a quelli europei (“carbon leakage” o “fuga di carbonio”). Indipendentemente dal metodo di allocazione, il quantitativo complessivo di quote disponibili per gli operatori (cap) diminuisce nel tempo imponendo una riduzione delle emissioni di gas serra nei settori ETS. In particolare, al 2030, il meccanismo garantirà un calo del 43% rispetto ai livelli del 2005.

L’EU ETS interessa ad oggi oltre 11.000 impianti industriali e circa 600 operatori aerei in tutta Europa. Nello specifico, in Italia sono disciplinati più di 1.200 soggetti che coprono circa il 40% delle emissioni di gas serra nazionali. 

Più recentemente, nel dicembre 2019, l’UE ha presentato l’European Green Deal, un piano che mira a rendere l’Europa neutrale per il clima entro il 2050. Questo obiettivo viene raggiunto attraverso la Legge europea sul clima, entrata in vigore nel giugno 2021, che fissa la neutralità climatica nella legislazione vincolante dell’UE. 

L’Italia negli ultimi anni ha rallentato il passo sulla strada per il raggiungimento della carbon neutrality. Ancora oggi, infatti, circa l’80% del fabbisogno energetico italiano è soddisfatto da gas, petrolio e carbone. 

La Roadmap 2.0 proposta da Italy for Climate per raggiungere la carbon neutrality entro il 2050 prevede una  riduzione delle emissioni del 55% nel 2030 rispetto al 1990,  in coerenza con quanto previsto a livello europeo. In soli otto anni, quindi, il nostro Paese dovrebbe ridurre i consumi energetici di circa il 15% e raddoppiare l’uso di fonti rinnovabili. 

Gli ultimi dati, però, non sono incoraggianti: nel 2021 l’Italia ha installato solo 1,4 milioni di kW di nuovi impianti eolici e fotovoltaici, molto meno di tutti gli altri grandi Paesi europei. Nel dettaglio, gli ultimi dati dell’Irena(International Renewable Energy Agency), nel 2021 l’Italia ha installato la metà degli impianti polacchi, un terzo di quelli francesi e spagnoli, un quarto di quelli olandesi e tedeschi.

Nuova potenza installata di impianti eolici e fotovoltaici nel 2021 nei principali Paesi europei (GW)

Fonte: elaborazione Italy for Climate su dati Irena, 2021.

Cosa prevede 

Come detto, l’European Green Deal è un pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l’Unione verso la transizione ecologica, con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. 

Il Green Deal include diverse iniziative, tra cui il “Fit for 55”, la già citata Legge europea sul clima, la Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici, la Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, la Strategia “Dal produttore al consumatore”, la Strategia industriale per l’Europa, il Piano d’azione per l’economia circolare. 

Nel luglio del 2021 la Commissione europea ha adottato il pacchetto climatico “Fit for 55”, pietra miliare del Green Deal composta da tredici proposte legislative sull’energia e sul clima che hanno lo scopo comune di consentire all’Unione di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, come previsto dalla Legge europea sul clima. 

Alcuni dei provvedimenti previsti dal pacchetto “Fit for 55” sono un aggiornamento della legislazione preesistente per allinearla al Green Deal e ai nuovi obiettivi. È il caso, ad esempio, della revisione del sistema di scambio delle emissioni(EU ETS) o delle modifiche alla direttiva sulle energie rinnovabili (RED), che prevede l’aumento dell’obbiettivo del contributo di tali fonti al mix energetico dal 32 al 40% per il 2030. Altri, invece, sono nuovi riferimenti normativi, come la proposta di tassa sul carbonio alla frontiera (Carbon Border Adjustment Mechanism), o la nuova strategia forestale dell’UE

Come si può raggiungere 

Attualmente, secondo diverse stime e ricerche, il mondo procede piuttosto a rilento nel percorso di riduzione delle emissioni di CO2, soprattutto per la carenza di tecnologie efficienti. Pertanto, è ormai chiara la necessità di spingere sull’acceleratore dell’innovazione tecnologica e digitale. 

Ad evidenziare questa lacuna vi è anche lIEA (International Energy Agency) nel Patents and energy transition, un’analisi che però mette in luce anche alcuni risultati positivi raggiunti a livello globale: dal 2017 al 2019, ad esempio, i nuovi brevetti di tecnologia energetica a basse emissioni di carbonio (tecnologie low-carbon energy) sono cresciuti del 3,3% l’anno. 

Un altro dato positivo evidenziato dall’IEA è che le tecnologie innovative che facilitano la decarbonizzazione, come batterie elettriche, idrogeno, Samrt grid e sistemi di cattura del carbonio, rappresentano il 34% delle tecnologie di energia pulita esistenti. L’Agenzia, infine, sottolinea anche l’impennata delle tecnologie relative ai veicoli elettrici, stimolata dai progressi nelle batterie di ioni di litio. 

In effetti, secondo i dati emersi dal Global Energy Review dell’IEA i settori che devono accelerare di più perché sono maggiormente responsabili delle emissioni di CO2 nel 2021 sono quello energetico (responsabile del 46% della crescita di emissioni nel 2021) e quello dei trasporti

Emissioni CO2 per settore, 2020-2021

Fonte: IEA, Global Energy Review 2021. 

Per sostenere le aziende nel raggiungimento del Net Zero, la Science Based Targets Initiative (SBTI) ha formulato delle linee guida nella “The Race to Zero campaign”Si tratta di una coalizione di iniziative che puntano a zero emissioni e che rappresentano 1.049 città, 67 regioni, 5.235 imprese, 441 dei maggiori investitori e 1.039 istituti di istruzione superiore. Questi attori, che coprono quasi il 25% delle emissioni globali di CO2 e oltre il 50% del PIL globale, si uniscono in questa alleanza impegnata a raggiungere le emissioni nette di carbonio zero entro il 2050 al più tardi. 

Carbon Neutrality vs. Net Zero: le differenze 

Anche se il raggiungimento della carbon neutrality è un passo necessario nel percorso verso l’obiettivo Net Zero, i due termini non sono interscambiabili.

In entrambi i casi, le aziende si stanno impegnando per ridurre e bilanciare la loro impronta di carbonio, ma con le dovute differenze. Infatti, quando “carbon-neutral” si riferisce al bilanciamento della quantità totale di emissioni di carbonio“Net Zero” significa che nessun carbonio è stato emesso fin dall’inizio, quindi, nessuna CO2 deve essere catturata o compensata. 

Per rendere ancora meglio la differenza tra i due concetti, è utile sottolineare che il raggiungimento del Net Zero descrive il punto nel tempo in cui lumanità smette di contribuire al peso dei gas climalteranti nellatmosfera. Il Net Zero, pertanto, è un obiettivo più ambizioso, che presuppone che sia l’intera catena di valore sia gli utenti finali (quindi emissioni dirette e indirette) non emettano.