Transizione energetica

WindEurope: lenta l’espansione dell’energia eolica in UE

L’Europa non sta costruendo abbastanza nuova energia eolica per raggiungere i suoi obiettivi energetici e climatici. È quanto emerge dalle statistiche annuali pubblicate il 24 febbraio da WindEurope che evidenziano la insufficiente velocità dell’espansione dell’energia eolica in UE.

Secondo le analisi, l’Unione Europea ha costruito solo 11 GW di nuovi parchi eolici nel 2021 e ha in programma la costruzione di 18 GW all’anno tra il 2022 e il 2026. Per raggiungere gli obiettivi di copertura energetica da fonti rinnovabili fissati per il 2030, però, il continente avrebbe bisogno di installare 30 GW all’anno. Per questo motivo WindEurope, associazione che rappresenta l’industria energetica eolica con oltre 400 membri, ha sottolineato, in una lettera alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la “cattiva salute” dell’industria europea dell’energia eolica.

Dallo studio emerge che nel 2021 l’Europa ha installato complessivamente 17,4 GW di nuova energia eolica, portando la sua capacità totale installata a 236 GW. Prendendo in considerazione solo l’UE-27 i GW installati scendono a 11. L’81% della nuova capacità eolica è stato eolico onshore. I paesi che hanno maggiormente contribuito (lo scorso anno) sono stati il Regno Unito, la Svezia, la Germania, la Turchia e i Paesi Bassi in quest’ordine. In particolare, la Svezia vanta il primato per il vento onshore, mentre il Regno Unito ha costruito per lo più vento offshore.

Le statistiche annuali di WindEurope guardano anche al periodo 2022-2026. È atteso che l’UE costruisca in media 18 GW all’anno di nuovi parchi eolici nei prossimi cinque anni. Questo indica un miglioramento rispetto al 2021, ma è ancora ben al di sotto della quantità di eolico che l’UE dovrebbe installare per raggiungere il suo obiettivo del 40% di energia rinnovabile per il 2030. Tre quarti delle nuove installazioni nel periodo 2022-26 saranno ancora eoliche onshore. La Germania dovrebbe essere la nazione che espanderà la maggiore capacità eolica nei prossimi cinque anni, seguita da Regno Unito, Francia, Spagna e Svezia.

“Questi bassi volumi minacciano il Green Deal. E stanno danneggiando la catena di approvvigionamento di energia eolica in Europa”, ha dichiarato Giles Dickson, CEO di WindEurope.

Il problema sono le autorizzazioni, non le ambizioni nazionali

La maggior parte degli Stati membri dell’UE ha obiettivi nazionali ambiziosi per l’espansione dell’energia eolica. Ma le autorizzazioni rimangono il principale ostacolo. L’Europa non riesce a garantire i volumi di permessi di cui necessiterebbero i nuovi parchi eolici. E quasi nessuno degli Stati membri rispetta i termini per le procedure di autorizzazione previsti dalla direttiva UE sulle energie rinnovabili. Le norme e le procedure di autorizzazione risultano troppo complesse. Le autorità competenti, inoltre, non sempre dispongono di personale adeguato.

Sempre nella lettera alla presidente von der Leyen, WindEurope ha spiegato come i bassi volumi di progetti autorizzati stiano influenzando i produttori europei di turbine eoliche e la più ampia catena di fornitura, e come l’industria sia anche alle prese con l’aumento dei prezzi dell’acciaio e di altre materie prime (motivo per cui ha interrotto le catene di approvvigionamento internazionali). Nel 2021 quattro su cinque produttori europei di turbine eoliche hanno operato in perdita.

“L’industria eolica europea sta perdendo denaro, chiudendo fabbriche e perdendo posti di lavoro – proprio quando dovrebbe crescere per soddisfare l’enorme espansione dell’energia eolica che l’Europa vuole. Se questo trend continua, il Green Deal è in pericolo, per non parlare degli obiettivi di sicurezza energetica dell’Europa” ha aggiunto Dickson.

Le energie rinnovabili riducono la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di combustibili fossili

Il Green Deal europeo ha l’ambizione di porre le basi per un’azione urgente sul clima, e un rafforzamento dell’occupazione, dell’innovazione e della sicurezza energetica. Anche prima dell’attuale crisi geopolitica era chiaro che l’Europa aveva bisogno di espandere rapidamente le energie rinnovabili. I prezzi elevati dell’energia dell’ultimo anno non fanno che amplificare questa necessità, mostrando i pericoli della dipendenza europea dalle importazioni (che coprono il 58% dell’energia usata in UE) e in particolare dalle importazioni di combustibili fossili. L’analisi di WindEurope dimostra che l’industria e le imprese europee hanno urgente bisogno di più energie rinnovabili “made in Europe” (non da ultimo, sostiene l’associazione, perché l’energia rinnovabile è più economica dell’energia fossile).

Il CEO di WindEurope ha poi concluso: “L’Europa deve agire ora per garantire che le sue ambizioni in materia di energie rinnovabili possano essere soddisfatte dalle aziende europee e dai lavoratori europei. Le soluzioni esistono: semplificare l’autorizzazione, stimolare l’innovazione e garantire che i governi riconoscano e ricompensino il valore che l’industria europea apporta alla società, all’ambiente e alla transizione energetica.”