MSCI Net-Zero Tracker

Quotate: bene impegni su clima e divulgazione su Scope 3, ma le emissioni crescono

Il numero di società quotate globali che hanno assunto impegni in materia di clima è cresciuto costantemente quest’anno, ma gli obiettivi net zero variano significativamente in termini di completezza e ambizione, secondo l’ultimo MSCI Net-Zero Tracker, un indicatore dei progressi in materia di cambiamenti climatici delle società quotate appartenenti all’MSCI All Country World Investable Market Index (ACWI IMI).

Il Net-Zero Tracker rivela una chiara tendenza tra le società quotate in borsa. Più impegni per il clima, migliori informazioni, ma emissioni di carbonio in continua crescita. Quasi la metà (44%) delle società quotate in borsa ha fissato obiettivi di decarbonizzazione, ovvero 8 punti percentuali in più rispetto a quanto riportato nell’MSCI Net-Zero Tracker dell’ottobre 2022, ma questo non significa necessariamente che tutte stiano affrontando adeguatamente la loro intensità di carbonio. Solo il 17% degli obiettivi climatici delle aziende allineerebbe le emissioni di carbonio dell’intera catena del valore all’ambizioso obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi.

Sempre più società quotate fissano obiettivi climatici, anche se l’ambizione varia (% dell’MSCI ACWI IMI)

Fonte: MSCI Net-Zero Tracker, maggio 2023. 

A dimostrazione della varietà di impegni assunti, meno di un terzo (30%) di tutti gli obiettivi pubblicati mira a raggiungere emissioni nette zero, nonostante la probabilità che nel prossimo futuro entrino in vigore norme volontarie e obbligatorie di divulgazione del clima aziendale.

Il Net-Zero Tracker di MSCI, fornitore leader di strumenti e servizi di supporto decisionale per la comunità globale degli investitori, mostra che le società quotate dovrebbero porre fine alla loro quota di emissioni globali per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C entro l’ottobre 2026, due mesi prima di quanto stimato da MSCI nell’ottobre 2022.

Le aziende quotate sono sulla buona strada per emettere 11,2 gigatoni di emissioni dirette di gas serra Scope 1 nell’atmosfera quest’anno, invariate rispetto al 2022, nonostante abbiano assunto maggiori impegni di riduzione delle emissioni di carbonio. Secondo la metrica “Implied Temperature Rise” di MSCI, basata sull’analisi dei loro percorsi di emissione futuri e degli impegni climatici attuali, le società sono destinate a contribuire ad un aumento della temperatura di 2,7°C in questo secolo.

Le società quotate sono allineate al riscaldamento di 2°C

Fonte: MSCI Net-Zero Tracker, maggio 2023. 

Nello specifico, tra i settori ci sono diverse divergenze. Mentre il settore assicurativo è il più allineato a 1,5°C, seguito da quello dei servizi finanziari, quello energetico è il meno allineato, seguito da quello dei materiali e dall’automotive.

Implied Temperature Rise per settori

Fonte: MSCI Net-Zero Tracker, maggio 2023. 

Per quanto riguarda le differenze regionali, c’è una profonda spaccatura tra i Paesi sviluppati e quelli emergenti, sebbene anche i Paesi più avanti non siano allineati a 1,5°C. Le società quotate dei Paesi Americani emergenti sono le peggiori, con un allineamento ad un aumento di temperatura di 4,6°C, seguiti dagli emergenti della regione EMEA (+3,5°C) e dagli emergenti asiatici (+3°C). I sviluppati della regione EMEA (tra cui rientra l’Europa) sono allineati ad un aumento di temperatura di 2,2°C, mentre gli avanzati di America e Asia a +2,8°C.

Implied Temperature Rise per regioni

Fonte: MSCI Net-Zero Tracker, maggio 2023. 

Per soddisfare le esigenze degli investitori che cercano di valutare queste aziende per prendere decisioni di portafoglio attente al clima, c’è stato un aumento del livello di divulgazione, dato che oltre un terzo (35%) delle società quotate ora riporta le emissioni Scope 3 derivanti dai loro fornitori o dall’uso dei loro prodotti da parte dei clienti, con un aumento di cinque punti percentuali rispetto all’ottobre dello scorso anno. Inoltre, come si vede nel grafico, il 47,2% (4.261 aziende) delle società quotate riporta le emissioni Scope 1 e 2.

Le società quotate rendicontano un maggior numero di emissioni di CO2

Fonte: MSCI Net-Zero Tracker, maggio 2023. 

Le società quotate con una maggiore carbon footprint

Le 10 società quotate con la maggiore impronta di carbonio (carbon footprint) sono state responsabili del 5,2% di tutte le emissioni dirette totali (Scope 1) nei 12 mesi terminati il 31 dicembre 2022. Tra queste le major del petrolio ExxonMobil e Shell. Il grafico di seguito mostra il contributo di ciascuna di queste società alle emissioni totali delle società quotate, insieme alle differenze nei loro livelli di trasparenza.

Le 10 società quotate con la maggiore impronta di carbonio

Fonte: MSCI Net-Zero Tracker, maggio 2023. 

C’è chi fa peggio, però. Ovvero, c’è chi emette molto ma rendiconta poco. MSCI riporta anche le 10 aziende che emettono di più e divulgano informazioni sulle proprie emissioni. Sette di loro sono cinesi e tre statunitensi.

Le 10 aziende che emettono i più e rendicontano di meno

Fonte: MSCI Net-Zero Tracker, maggio 2023.

MSCI, tuttavia, analizza anche le 10 società quotate che hanno pubblicato gli obiettivi aziendali di decarbonizzazione più approfonditi nei 12 mesi terminati il 31 dicembre 2022. MSCI valuta la completezza degli obiettivi di decarbonizzazione in base a tre criteri: la completezza, la variazione annuale delle emissioni (% di tonnellate di CO2e) e l’Implied Temperature Rise che ne deriverebbe.

Le 10 società con obiettivi di decarbonizzazione più completi

Fonte: MSCI Net-Zero Tracker, maggio 2023.

Gli asset privati presentano un’intensità di carbonio inferiore

Sebbene spesso si ritenga che l’intensità di carbonio sia più elevata nei mercati privati rispetto alle loro controparti pubbliche, le stime di MSCI suggeriscono il contrario. Secondo i dati di MSCI ESG Research e Burgiss3 , le società private di quattro dei cinque gruppi industriali a maggiore intensità di emissioni producono meno carbonio rispetto alle loro equivalenti quotate in borsa.

All’interno dei primi cinque gruppi industriali (servizi pubblici, materiali, energia, trasporti e prodotti alimentari, bevande e tabacco), l’intensità media di carbonio stimata per le società quotate è superiore del 76% rispetto a quella delle non quotate. Ciò contribuisce a far sì che gli investitori istituzionali finanzino quasi 150 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 dalle società private presenti nei loro portafogli di private equity, di debito e di asset reali.

Le caratteristiche di emissione degli investimenti privati sono guidati da tendenze settoriali: le aziende private hanno maggiori probabilità di appartenere a sottoindustrie a minore intensità di emissioni. Ad esempio, i settori dell’informatica e della sanità rappresentano insieme il 47% del valore di mercato aggregato delle partecipazioni private istituzionali, ma costituiscono solo il 6% delle emissioni. Al contrario, i settori dell’energia, dei materiali e dei servizi pubblici rappresentano solo il 6% del valore totale del mercato privato e producono quasi la metà delle emissioni finanziate stimate.

“Il recente rapporto di sintesi IPCC AR6 è chiaro. Il cambiamento climatico è arrivato, in modo misurabile, come previsto, e il rischio di rovina totale è ora molto reale. Stiamo assistendo a maggiori progressi da parte delle società pubbliche verso il raggiungimento di obiettivi climatici essenziali, ma l’MSCI Net-Zero Tracker rivela che rimane un divario significativo tra i loro impegni climatici e le loro emissioni di carbonio.
“L’equazione per gli investitori è che devono affrontare i rischi di transizione oggi o affrontare rischi fisici gravi e irreversibili domani, e che hanno un ruolo da svolgere nel guidare il cambiamento esistenziale richiesto. Gli investitori possono utilizzare le loro leve strategiche, tra cui l’asset allocation, gli investimenti verdi e l’impegno con i consigli di amministrazione e i politici, per contribuire non solo a portare le aziende su un percorso di azzeramento netto, ma anche a incoraggiare i cambiamenti normativi necessari per livellare il campo di gioco delle imprese.
“Le aziende e gli investitori pubblici e privati devono agire con urgenza, poiché questo rapporto mostra chiaramente che il tempo sta per scadere e che non siamo sulla buona strada per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C”, ha commentato Sylvain Vanston, Executive Director, Climate Change Investment Research di MSCI.