Continua la stretta degli investitori su Shell. Dopo l’accusa dell’ONG Global Witness in merito a presunte dichiarazioni fuorvianti sulle spese di Shell per le rinnovabili e l’azione legale dell’organizzazione ambientalista ClientEarth dello scorso febbraio, il colosso petrolifero ha ora attirato l’attenzione degli investitori membri di CA100+. Si tratta di un’iniziativa guidata da 700 investitori con 68 miliardi di dollari di asset in gestione per garantire che le maggiori società emittenti di gas a effetto serra del mondo adottino le azioni necessarie per contrastare il cambiamento climatico. In vista dell’assemblea generale di Shell che si terrà questo mese, gli investitori di CA100+ si sono espressi a favore di una risoluzione sul clima che chiede all’azienda di allineare i propri obiettivi di emissioni Scope 3 all’Accordo di Parigi.
MN, uno dei maggiori amministratori di pensioni e gestori di attività per i fondi pensione olandesi, e PGGM, l’investitore pensionistico cooperativo dei Paesi Bassi, entrambi alla guida dell’impegno di CA100+ nei confronti di Shell, hanno pre-dichiarato il loro voto e segnalato la risoluzione sul clima nell’ambito dell’alleanza CA100+.
PGGM ha affermato che, sebbene Shell sia in prima linea tra le compagnie petrolifere e del gas, non ci sono prove sufficienti che l’attuale strategia della società sia allineata con un percorso di riscaldamento di 1,5°C, che richiede una significativa riduzione della produzione di petrolio e gas e un aumento dell’offerta di soluzioni a basse emissioni di carbonio. La risoluzione, dunque, è stata concepita per allineare gli obiettivi a medio termine di Shell con l’Accordo di Parigi, piuttosto che implementare obiettivi assoluti di emissioni. Ciò consente a Shell di ridurre ulteriormente la produzione di idrocarburi o di aumentare i propri obiettivi a basse emissioni di carbonio.
Follow This, che ha presentato la risoluzione, spera che MN e PGGM influenzino altri investitori a votare a favore della risoluzione all’assemblea generale del 23 maggio.
Il mese scorso gli investitori leader di CA100+, LGIM, Fulcrum e EOS di Federated Hermes, hanno votato contro la stessa risoluzione sul clima della BP (British Petroleum), sostenuta dal 17% degli azionisti. Mentre il marzo scorso i fondi pensione britannici avevano dichiarato che avrebbero votato contro il rinnovo dei vertici di BP e Shell, a meno che entrambe le società non avessero rafforzato gli impegni per affrontare le emissioni di carbonio. La pressione di asset manager e investitori istituzionali potrebbe portare a dei cambiamenti concreti nelle prossime assemblee delle major del petrolio.