La Banca centrale europea (BCE) non ha rispettato gli impegni di decarbonizzazione del proprio portafoglio di obbligazioni societarie in linea con l’accordo di Parigi del 2015 e ha abbandonato i reinvestimenti entro la fine di giugno 2023, non riuscendo ad attuare il proprio piano climatico. A rivelarlo è un nuovo report pubblicato dalla SOAS University of London, l’University of Greenwich, l’University of the West of England e Greenpeace Central and Eastern Europe, Broken Promises: The ECB’s Widening Paris Gap.
Secondo la ricerca, circa il 23% dell’ammontare di green bond acquistati dalla BCE come parte dei suoi reinvestimenti è stato emesso da società di combustibili fossili (10 obbligazioni in totale), mentre altri 10 bond sono stati acquistati da altre società ad alta intensità di carbonio (30% di l’importo in essere di green bond).
Il report sottolinea anche che la BCE può e deve tornare a un approccio più ambizioso che indirizzi le sue partecipazioni in obbligazioni societarie verso emittenti più ecologici e delinea una strategia per decarbonizzare il portafoglio molto più rapidamente.
“In tutta Europa e nel mondo, le persone e la natura stanno lottando per sopravvivere all’aumento delle temperature e agli eventi meteorologici estremi. Sebbene la BCE riconosca che l’azione per il clima rientri nel suo mandato, la sua strategia di decarbonizzazione ha perso vigore e la banca non è riuscita a disinvestire attivamente dalle obbligazioni che distruggono il clima da parte di sviluppatori di combustibili fossili come Eni, TotalEnergies, Shell e BP”, ha dichiarato l’attivista finanziario di Greenpeace, Kuba Gogolewski.
Secondo la ricerca, contraddicendo la propria strategia climatica, la BCE sta liquidando passivamente le sue partecipazioni in obbligazioni societarie, consentendo alle obbligazioni di maturare senza essere sostituite. Con l’approccio attuale, e senza un rapido cambio di strategia, ci saranno ancora obbligazioni sia di TotalEnergies che di BP nel portafoglio di obbligazioni societarie della BCE nel 2040.
Date le sue ampie partecipazioni pari a 385 miliardi di euro, qualsiasi misura di decarbonizzazione adottata dalla BCE potrebbe avere impatti significativi, incidendo sul costo dei prestiti per le major petrolifere e fornendo segnali ai mercati finanziari sulla decarbonizzazione del sistema finanziario nell’eurozona.
Alla luce dei risultati emersi dall’analisi, Greenpeace e le università partner invitano la BCE a disinvestire immediatamente dalle obbligazioni di aziende attive nel settore dei combustibili fossili come Eni, TotalEnergies, Shell e BP e a vietare la possibilità di acquistare nuove obbligazioni emesse queste società, anche quando affermano di essere obbligazioni verdi. Il gruppo ambientalista incoraggia inoltre la BCE a sviluppare un quadro di punteggio climatico più rigoroso e utilizzarlo per vendere immediatamente obbligazioni di emittenti con scarse prestazioni, sostituendole con obbligazioni di società che hanno una buona performance climatica.