Il 78% dei risparmiatori (8 su 10) conosce o ha sentito parlare di investimenti sostenibili, ma solo il 21% ha già sottoscritto prodotti SRI. E a creare in gran parte questo gap è il fatto che, anche quando una conoscenza c’è è spesso superficiale (nel 43% dei casi). Lo ha rilevato la ricerca del Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con BVA Doxa, Risparmiatori italiani, investimenti sostenibili e settore agroalimentare, presentato in occasione della dodicesima edizione delle Settimane SRI, la principale rassegna in Italia sulla finanza sostenibile. L’evento, infatti, si è aperto con un approfondimento sugli orientamenti degli investitori retail rispetto agli investimenti ESG e, in particolare, al settore agroalimentare.
La ricerca del Forum per la Finanza Sostenibile e di BVA Doxa, realizzata con il sostegno di AllianzGI e Anasf, ha coinvolto 1.400 risparmiatori che hanno investito nell’ultimo anno almeno 1.000 euro, di cui 505 con almeno 20.000 euro investiti. Il divario tra chi dice di aver sentito parlare di investimenti ESG (78%) e chi effettivamente investe concretamente in questi prodotti (21%) rappresenta la distanza su cui la società, le istituzioni, gli enti normativi e i professionisti finanziari devono riflettere per intervenire e ridurlo.
Indice
I risultati dell’indagine del Forum e di BVA Doxa
Agroalimentare e sostenibilità
Per quanto riguarda il settore alimentare, il 93% dei rispondenti dichiara di compiere con regolarità scelte di acquisto volte a limitare gli sprechi alimentari, uno degli obiettivi dell’Agenda 2030. L’81%, invece, acquista prodotti locali o a km0 e il 68% compra prodotti con certificazioni ambientali e provenienti da una filiera etica. Infine, l’80% è disposto a spendere di più per i prodotti biologici.
Tuttavia, in un contesto inflazionistico come quello attuale, il principale ostacolo alla diffusione di scelte sostenibili sono i prezzi troppo elevati (72%), seguiti dalla mancanza di informazioni per valutare la sostenibilità di ciò che si compra (32%) e dalla diffidenza verso i marchi (27%). C’è chi però è disposto a spendere fino al 50% in più per acquistare prodotti sostenibili, ma anche un 20% che non vuole pagare un sovraprezzo per prodotti sostenibili.
Scelte di acquisto
Sul piano degli interventi per la salvaguardia ambientale nella filiera agroalimentare, gli intervistati ritengono prioritari l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (per il 43%), la riduzione dell’impiego di pesticidi e sostanze chimiche (40%) e la limitazione degli allevamenti intensivi (38%).
Priorità ambientali
Le priorità di intervento dal punto di vista della sostenibilità sociale riguardano soprattutto lo sviluppo dell’economia locale con il mantenimento delle aziende nei territori (43%) e il supporto alle società italiane (41%).
Priorità sociali
Investimenti sostenibili e agroalimentare
Per quanto concerne gli investimenti sostenibili e il settore agroalimentare, la ricerca del Forum e BVA Doxa rileva che il 65% (56% probabilmente sì e 9% sicuramente sì) dei risparmiatori che conoscono gli investimenti sostenibili è disponibile a investire con criteri di sostenibilità nel settore agroalimentare, quota che raggiunge il 73% presso chi ha almeno 20.000 euro investiti.
Settore agroalimentare
Infine, per quasi la metà degli interessati a investire nel settore, il comparto agroalimentare è fondamentale dal punto di vista della sostenibilità ambientale e il 36% lo prenderebbe in considerazione per supportare le aziende locali e italiane. Per chi, invece, non è interessato a investire con criteri ESG nel settore (il 19%) i principali ostacoli sono lo scarso dinamismo del comparto e il timore di operazioni di facciata (entrambe le opzioni citate dal 30% dei rispondenti).
“Per gli investitori responsabili il settore agroalimentare rappresenta una grande opportunità di mercato e allo stesso tempo produce un miglioramento qualitativo degli strumenti e dei prodotti finanziari. È importante valorizzare la propensione dei consumatori-risparmiatori a destinare all’agricoltura biologica e a km0 quote crescenti dei propri risparmi. Gli operatori finanziari devono cogliere l’opportunità rappresentata da questa accresciuta domanda di qualità e fornire ai risparmiatori responsabili un accesso privilegiato alle fonti di finanziamento. Allo stesso tempo è indispensabile rafforzare le aziende dell’agroalimentare di qualità per assicurare un’offerta adeguata alla domanda e garantire agli investitori sostenibili maggiori opportunità di investimento”, ha dichiarato Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile.
Prudenza nelle attitudini di investimento dei risparmiatori italiani
Dopo il generale disorientamento del 2022, il 2023 vede i risparmiatori muoversi con grande cautela: secondo lo studio, infatti, l’80% predilige un orizzonte temporale di medio-breve periodo (5 o addirittura 2 anni al massimo). Inoltre, in linea con il 2022, gli intervistati si orientano soprattutto verso prodotti a basso rischio (63%).
Un altro dato importante che emerge dall’indagine è che, nella gestione dei prodotti finanziari, il consulente rimane un punto fermo: il 73% degli intervistati ha una figura di riferimento per le proprie scelte finanziarie e il 75% vi si affida nel momento della sottoscrizione dei prodotti.
“In un contesto di incertezza e complessità dove la principale preoccupazione è il carovita, gli italiani adottano un atteggiamento di cautela nelle scelte di risparmio, privilegiando la sicurezza, pur confermando la conoscenza e l’interesse nei prodotti di risparmio SRI; la cautela nel risparmio diventa attenzione ai costi nelle scelte di consumo alimentare. Anche qui però si conferma l’attitudine positiva ai comportamenti virtuosi come l’attenzione allo spreco e a scelte sostenibili (nell’imballaggio e nella provenienza dei prodotti). Purtroppo i prezzi di questi prodotti sono ritenuti, in un contesto economico come l’attuale, la principale barriera a una adozione maggiore e più frequente di queste scelte”, spiega Simone Pizzoglio, Partner, Head of BU Finance & Insurance di BVA Doxa.
Prodotti ESG e ostacoli all’investimento
I dati dell’indagine del 2023 confermano le tendenze di quelli del 2022, sia per quanto riguarda la quota di risparmiatori che conoscono o hanno sentito parlare di investimenti SRI (78%), sia dei risparmiatori che dichiarano di aver sottoscritto prodotti ESG (21%, dato che sale al 28% presso chi ha almeno 20.000 euro investiti).
Rilevanza dei temi ESG
Sottoscrizione dei prodotti SRI
Quali sono quindi gli ostacoli che frenano i risparmiatori che non sottoscrivono i prodotti SRI? Tra i principali, oltre al problema relativo alla scarsa conoscenza dei prodotti ESG (43%, solo il 6% si dichiara molto informato), vi è la percezione di una diminuzione della propositività degli operatori finanziari (il 41% di chi conosce prodotti SRI dichiara di aver ricevuto proposte, in calo rispetto al 48% del 2022), e informazioni carenti sugli investimenti sostenibili (51%).
Ostacoli alla sottoscrizione
Ciò nonostante, le informazioni sui prodotti SRI fornite da banche, assicurazioni e consulenti finanziari sembrano più puntuali per alcuni. Il 47% dei risparmiatori che conoscono gli investimenti ESG percepisce infatti un aumento delle competenze e dell’attenzione da parte del settore finanziario. D’altro canto nella scelta degli investimenti sostenibili, l’accesso a informazioni chiare, dettagliate e trasparenti sugli ambiti di investimento e sulle caratteristiche dei prodotti proposti è uno degli aspetti prioritari per il 37% dei sottoscrittori di prodotti SRI. Inoltre, per il 23% di questi la presenza di un consulente che orienti nelle scelte di investimento è un fattore altrettanto importante (in linea con quanto rilevato nel 2022, quando il dato era al 25%).
Proprio relativamente al ruolo del consulente, il 73% degli investitori dichiara di avere una figura di supporto e il 75% vi fa ricorso nelle scelte di investimento. I risparmiatori, però, vorrebbero ricevere informazioni ancora più dettagliate sulle imprese investite e un maggiore coinvolgimento nel processo di selezione.
Commenti alla ricerca
Nel suo intervento alla tavola rotonda dedicata ai commenti sulla ricerca, Filippo Battistini, Head of Business Development Retail Wholesale Italy di AllianzGI ha sottolineato rispetto al tema dell’importanza che quasi la metà degli interessati agli investimenti ESG attribuisce al comparto agroalimentare sostenibile, che “AllianzGI attraverso le proprie pratiche di engagement è fortemente impegnata a sensibilizzare sempre di più le società che operano in questo settore ad adottare la cosiddetta agricoltura rigenerativa, con l’obiettivo di recuperare e rivitalizzare i terreni degradati contribuendo al contempo alla lotta al riscaldamento globale”. Per quanto riguarda, invece, il problema della conoscenza poco approfondita dei prodotti ESG e della scarsa informazione, Battistini ha evidenziato che queste criticità vanno affrontate con urgenza. A tal proposito, un dato positivo è dato dal fatto che i promotori finanziari si stanno già attivando in tal senso, anche grazie alla spinta normativa giunta con la MiFID II.
D’altra parte, secondo Luigi Conte, presidente di Anasf, “se da un lato occorre sviluppare soluzioni concrete che agevolino il finanziamento di tecnologie innovative in settori sostenibili, dall’altro non bisogna allentare la spinta alla formazione dei professionisti e all’informazione dei clienti. Su entrambi i fronti Anasf è sempre attiva: da un lato proponendo ai suoi associati contenuti come quelli del corso offerto in collaborazione con Sda Bocconi sui temi ESG e la relativa certificazione EFPA ESG Advisor, dall’altro affrontando la tematica quotidianamente con i risparmiatori italiani sempre più coinvolti dall’attività formativa a loro prestata dai consulenti finanziati abilitati all’offerta fuori sede”.
Per migliorare la situazione dal punto di vista della sostenibilità ambientale in Italia, invece, secondo Davide Pettenella, docente all’Università di Padova presso il Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali, ci sono alcuni investimenti specifici da affrontare, ma il settore innovativo che può garantire più frutti è quello delle Nature-based solutions. Le soluzioni basate sulla natura sono spesso legate alla realtà urbana, “ma sono altrettanto valide per l’ambiente rurale. Un esempio concreto di Nature-based solution che potrebbe migliorare il nostro territorio sono i sistemi di foreste di infiltrazione che possono essere usati per affrontare l’abbassamento delle falde nel nord Italia causato dalle recenti emergenze idriche”, ha spiegato Pettenella.
Infine, a conclusione della tavola rotonda, Daniela Costa della Consob ha osservato come i risultati emersi dallo studio del Forum e di BVA Doxa siano in linea con quelli del Rapporto 2022 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane pubblicato a gennaio 2023. Anche in quella sede, infatti, erano state rilevate scarse conoscenze dei prodotti ESG, accompagnate da una consapevolezza degli investitori del livello basso della loro preparazione sul tema. E infine, anche la Consob aveva riscontrato un diffuso riconoscimento tra i risparmiatori dell’importante ruolo svolto dal consulente finanziario per intraprendere scelte di investimento consapevoli.