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Rapporto Istat

Goal 5 – Raggiungere l’uguaglianza di genere, come è andata in Italia tra 2022 e 2023

  • Nel 2022, il numero di femminicidi è stato pari a 128. La percentuale di donne uccise dal partner attuale o precedente, oppure da un altro parente è molto elevata, e pari all’82,8%.
  • In Italia, negli ultimi dieci anni, la quota di lavoro di cura in carico alle donne scende, in media, del 5,4% nelle coppie tra i 25 e i 44 anni.
  • Nell’ultimo decennio, il tasso di abortività volontaria delle donne tra 15 e 49 anni ha subito una significativa riduzione (da 7,9 a 5,5 interruzioni volontarie di gravidanza per 1.000 donne residenti). Nell’ultimo anno, tuttavia, il fenomeno cresce per le donne straniere, tra le quali passa da 11,8 a 13 eventi per 1.000 donne.

Le misure statistiche diffuse dall’Istat per il Goal 5 sono diciotto, riferite a sette indicatori UN-IAEG-SDGs. Nel confronto tra i valori dell’ultimo anno disponibile e quelli dell’anno precedente, circa la metà delle misure presentano una variazione positiva, grazie al miglioramento, in particolare, di quelle relative al sostegno alle donne vittime di violenza.

Nel confronto su base decennale, progressi più diffusi discendono anche dal miglioramento della partecipazione femminile alle posizioni direttive e agli organismi di rappresentanza politica.

Diminuisce il numero di donne uccise, ma rimane alto il numero di femminicidi in ambito domestico

Negli ultimi dieci anni l’Istat osserva una progressiva diminuzione del numero di omicidi volontari per le vittime di entrambi i sessi. Nel caso delle vittime di genere femminile, l’incidenza degli omicidi tra il 2013 e il 2016 si è ridotta di un terzo, per poi rimanere costante, mentre quella degli uomini, pur rimanendo lievemente superiore, ha continuato a scendere, con la sola eccezione dell’ultimo anno.

A questa tendenza ha contribuito soprattutto la riduzione degli omicidi avvenuti in contesti extra-domestici. Secondo i dati della Direzione Centrale della Polizia criminale, nel 2013 gli omicidi di donne commessi da un partner, un ex partner o un altro parente della vittima erano il 65%. Nel periodo pre-pandemico questi crimini hanno raggiunto l’83,8%, per poi rimanere costantemente sopra la soglia dell’80%. Nell’ultimo anno, la percentuale di omicidi perpetrati in ambito familiare è lievemente scesa, dall’84% del 2021 all’82,5%. Nel 2022, gli omicidi commessi da partner o ex-partner rappresentano il 55%, valore costante se si considerano i due anni precedenti e in leggero aumento se si considerano i tre anni ancora precedenti (53%). Nel 2022, gli omicidi di donne da parte di partner o ex partner sono stati più frequenti al Nord (il 52,5% del totale degli omicidi con vittime donne) che nel Mezzogiorno (47,5%). Sebbene una definizione più completa di omicidio di genere sia condivisa solo di recente, i dati di fonte Eurostat sugli omicidi di donne commessi da partner/ex partner consentono confronti metodologicamente fondati tra i Paesi dell’Ue27. La Spagna (66,1%), la Francia (58,6%) e la Germania (56,7%) presentano percentuali di omicidi commessi da partner o ex partner inferiori all’Italia. I livelli sono invece paragonabili a quelli osservati in Irlanda (80%) e più alti in Svizzera (90%) e Croazia (93%).

Migliora la distribuzione di genere del lavoro domestico

Nel 2023 l’indice di asimmetria nel lavoro familiare (che misura la percentuale di tempo dedicato al lavoro familiare dalle donne sul totale del tempo dedicato al lavoro familiare da entrambi i partner) è rimasto immutato al 61,6%. Nell’arco di dieci anni, tra il 2014 e il 2023, diminuisce tuttavia di 5,4 punti percentuali. Questo miglioramento è stato osservato in tutto il Paese, sebbene in misura maggiore al Nord (-5,9 punti percentuali rispetto alla media italiana), rispetto al Centro (-5 punti percentuali) e al Mezzogiorno (-4,4). Il dato rispecchia il lento consolidarsi di una consuetudine sociale di gestione paritaria dei carichi di cura, dovuta anche alla crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Nel Mezzogiorno, il tasso di attività delle donne è cresciuto in misura maggiore rispetto alla media italiana (+3,9 punti percentuali contro +3,3), a fronte di una diminuzione più contenuta dell’indice di asimmetria.

Indice di asimmetria nel lavoro familiare e tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, per ripartizione. Anni 2014 e 2023 (per 100.000 abitanti e valori percentuali)

Lo svantaggio femminile sul mercato del lavoro, dovuto alle difficoltà di conciliazione della vita familiare e di quella lavorativa è testimoniato in modo evidente anche dal rapporto tra i tassi di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 anni con figli in età prescolare e senza figli.

Nel 2022, a parità di fascia di età, il tasso di occupazione delle donne con figli è inferiore di oltre un quarto rispetto a quello delle donne senza figli. Il rapporto tra i tassi, leggermente migliorato (+0,6 punti percentuali) rispetto all’anno precedente, è pari infatti a 73%. Tale miglioramento è interamente dovuto al Nord (+0,8 punti percentuali), mentre al Centro (-0,7 punti percentuali) e nel Mezzogiorno (-0,2 punti percentuali) la proporzione tra le occupate con figli e senza figli peggiora lievemente, segno che la crescita occupazionale del 2023 in quelle ripartizioni ha riguardato maggiormente le donne senza figli.

Il tasso di abortività volontaria diminuisce negli ultimi dieci anni, ma nel 2022 aumenta tra le straniere

Negli ultimi dieci anni, il tasso di abortività volontaria delle donne tra 15 e 49 anni ha subito una significativa riduzione, ed è arrivato a 5,5 interruzioni di gravidanza ogni 1.000 donne. Tale caduta si è verificata soprattutto nelle fasce di età più giovani. Tale caduta, osserva l’Istat, si è verificata soprattutto nelle fasce di età più giovani. Tra le ragazze di età tra 15 e 19 anni, il fenomeno è sceso a 2,4 eventi ogni 1.000 donne, segnando la riduzione proporzionalmente maggiore. In termini assoluti, invece, le diminuzioni più consistenti si sono registrate per le donne tra 20 e 24 anni (-3,6 interruzioni volontarie di gravidanza ogni 1.000 donne), e in misura appena più lieve (3,2) per le donne tra 25 e 29. Il tasso risale, invece, tra le donne di cittadinanza non italiana, e si porta a 13 eventi per 1.000 donne nel 2022 (contro l’11,8 del 2021), a fronte di una contrazione che tra le italiane ha portato nell’ultimo decennio a 6,3 eventi ogni 1.000 donne.