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Pacchetto Omnibus, trapela la bozza, ampio taglio alla CSRD

“Questa non è una semplificazione, è una deregulation”. C’è grande delusione tra gli addetti ai lavori sulle prime indiscrezioni sulla bozza del decreto Omnibus trapelate durante il fine settimana. Si salva la doppia materialità, ma viene drasticamente ridotto il numero delle aziende che dovranno pubblicare il report di sostenibilità secondo le regole della CSRD e la CSDDD viene in ampia parte depotenziata. La Tassonomia potrebbe diventare volontaria e potrebbero essere indebolite le parti riguardanti il principio “do not significant harm”, ma queste sono indiscrezioni di corridoio non contenute nel documento trapelato.

Bisogna sottolineare che sulla proposta, che ora è al vaglio dei gruppi tecnici della Commissione, c’è un ampio dibattito e divergenze di opinioni, per cui bisognerà attendere la pubblicazione per potere ragionare sugli effetti. Il fatto stesso che sia uscita suscitando accese critiche può indurre a smorzare alcuni punti che più inficiano l’intero progetto di portare trasparenza sulle variabili ESG per permettere agli operatori finanziari di indirizzare nel modo più corretto le proprie risorse dei confronti della CSRD e di altre regolamentazioni.

“La proposta trapelata prevede una riduzione del numero di aziende coinvolte dell’85%: un cambiamento enorme” ha commentato Aleksandra Palinska, Eurosif Executive Director. “Modifiche così drastiche all’ambito delle norme sulla rendicontazione della sostenibilità limiteranno l’accesso degli investitori a dati comparabili e affidabili sulla sostenibilità, compromettendo la loro capacità di potenziare gli investimenti per la decarbonizzazione industriale e la crescita a lungo termine”.

Ma andiamo con ordine. Per quanto riguarda la CSRD la bozza prevede un allineamento del campo di applicazione alla CSDDD, quindi aziende con più di 1000 dipendenti (e un fatturato superiore ai 450 milioni), rispetto alla soglia attuale di 250 dipendenti. Questo significherebbe una riduzione di circa l’85% del numero di imprese che dovranno redigere un bilancio di sostenibilità, da circa 50 mila a meno di 10 mila. Il paradosso è che la soglia di 1000 dipendenti sarebbe superiore a quella della NFDR, pari a 500 dipendenti, quindi ci potrebbero essere aziende che precedentemente pubblicavano bilancio di sostenibilità e ora non sono più tenute a farlo.

La bozza prevede che sia sospesa la pubblicazione degli ESRS settoriali che aumenterebbero la specificità delle richieste e il numero dei data point. L’obiettivo dichiarato è di alleggerire del 25% il numero di indicatori per le aziende di grandi dimensioni e del 35% per le minori.

Dubbi sul processo di assurance, che dovrebbe essere alleggerito, e sulla necessità di redigere il bilancio di formato digitale.

Quanto alle tempistiche ci sarà probabilmente un aggiornamento del calendario, con il rinvio di un anno dell’applicazione, per dare più tempo alle aziende, anche sulla base della pressione di Francia e Germania che chiedono tempi più lunghi per adeguarsi.

Totalmente depotenziata la CSDDD. Le aziende, se passa la versione del pacchetto trapelata, dovranno fare la due diligence solo sui fornitori diretti con più di 500 dipendenti. Il processo di due diligence si terrà ogni cinque anni e le aziende non saranno più tenute a pubblicare i piani di transizione. Inoltre le aziende non dovranno più affrontare conseguenze se non riusciranno a rispettare le richieste, venendo meno la responsabilità civile. Qualche dubbio sul mantenimento dell’obbligo di rendicontare le emissioni Scope3 e le condizioni di lavoro sulla catena di fornitura. Il settore dei servizi finanziari resta escluso dagli obblighi.

Il processo legislativo europeo prevede che il pacchetto, una volta approvato, debba passare al voto del Consiglio dell’Unione Europea e del Parlamento europeo.