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CSRD, rinviato al 2026 l’obbligo di rendicontazione ESG per alcuni settori

Ora che incombono le scadenze sulla normativa relativa alla rendicontazione ESG, le istituzioni europee allentano un po’ la presa e cercano di dare più tempo alle imprese per adattarsi. La commissione affari legali del Parlamento europeo, infatti, ha approvato una bozza di proposta della Commissione UE che mira a integrare gradualmente gli obblighi di rendicontazione per le imprese posticipando di due anni, fino al giugno 2026, il termine per l’adozione degli standard di rendicontazione sulla sostenibilità di determinati settori, tra cui quello petrolifero, energetico e minerario, e per le aziende extra-UE.

I settori riguardano petrolio e gas, estrazione mineraria, trasporti stradali, prodotti alimentari, automobili, agricoltura, produzione di energia e tessile. L’obiettivo è quello di dare alle aziende il tempo di concentrarsi sull’implementazione di una prima e più ampia informativa ESG che dovranno includere nelle loro relazioni annuali dal 2024 in poi ai sensi della direttiva UE sul reporting di sostenibilità aziendale (CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive).

Il ritardo fa seguito all’annuncio fatto lo scorso anno dalla commissaria europea per i servizi finanziari Mairead McGuinness di aver chiesto all’EFRAG, il gruppo consultivo europeo sull’informativa finanziaria, di definire le priorità e aprire una nuova scheda per l’attuazione della CSRD prima di lavorare sugli standard di settore.

Gli standard europei di rendicontazione sulla sostenibilità settoriali (ESRS) previsti dalla CSRD dovrebbero chiarire l’approccio che imprese di settori particolari dovrebbero adottare per comunicare il loro impatto su persone e pianeta, anche sulla decarbonizzazione, sulla biodiversità o sui diritti umani. I metodi e gli impatti, infatti, differiscono a seconda del settore.

Inoltre, poiché gli obblighi di rendicontazione per le imprese extra-UE con fatturato superiore a 150 milioni di euro e le loro filiali nell’UE con fatturato superiore a 40 milioni di euro inizieranno ad applicarsi solo nel 2028, la Commissione propone anche di ritardare l’adozione degli standard generali di rendicontazione sulla sostenibilità per imprese di paesi terzi fino al 2026.

Perché la Commissione ha presentato questa proposta

Se da un lato gli obblighi di rendicontazione svolgono un ruolo chiave nel garantire la corretta applicazione della legislazione, dall’altro possono anche imporre oneri amministrativi ingenti alle imprese. Nella sua comunicazione “Competitività dell’UE a lungo termine: guardare oltre il 2030”, la Commissione ha sottolineato l’importanza di un sistema normativo che garantisca il raggiungimento degli obiettivi a costi minimi, riducendo gli oneri amministrativi per le imprese.

Pubblicare gli standard in otto aree non appena pronti

Tuttavia, i deputati hanno ribadito che gli standard di sostenibilità specifici del settore consentono confronti tra le aziende e costituiscono quindi una preziosa fonte di informazioni per gli investitori. Ecco perché, pur concordando con il ritardo, suggeriscono anche che la Commissione pubblichi otto standard di rendicontazione settoriali non appena saranno pronti prima della scadenza. Vogliono inoltre migliorare la trasparenza e la flessibilità del processo e chiedono alla Commissione di consultare il Parlamento sui progressi nello sviluppo degli standard di rendicontazione sulla sostenibilità almeno una volta all’anno e sulla relativa pianificazione, definizione delle priorità e calendario adottati in questo contesto dall’EFRAG.

Prossimi passi

I deputati della commissione giuridica hanno approvato con 21 voti favorevoli, 2 contrari e nessuna astensione il progetto di relazione sui termini per gli standard di reporting di sostenibilità per alcuni settori e società di paesi terzi. Dopo l’approvazione in plenaria, il Parlamento europeo sarà pronto ad avviare i negoziati sulla forma finale della legislazione con i governi dell’UE.