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Banche ESG

Banca d’Italia: ancora troppe lacune nei dati ESG delle banche

Banca d’Italia ha pubblicato un documento per riassumere lo stato di avanzamento della normativa, le principali iniziative e le sfide più importanti per le banche italiane in merito alla divulgazione ESG. Un fronte caldo su cui si stanno muovendo sia la Comunità europea, sia le autorità specifiche, quali la BCE, l’EBA (European Banking Authority) e la Banca d’Italia. In questo quadro, le sfide principali che emergono sono: ridurre le lacune nei dati e aumentare la qualità delle informazioni ESG, accrescere la resilienza del portafoglio bancario e valutare l’impatto contabile dei fattori ESG

Nel paper ESG Disclosure: regulatory framework and challenges for italian banks la banca centrale italiana evidenzia anche come la divulgazione di informazioni rilevanti sul clima svolga un ruolo fondamentale sia per gli stakeholder finanziari sia per quelli non finanziari.

In questo contesto, il quadro normativo europeo in materia di divulgazione è piuttosto avanzato rispetto ad altre giurisdizioni. Inoltre, la Banca d’Italia, in linea con la BCE e le altre autorità di vigilanza nazionali, ha avviato una serie di iniziative volte a contribuire attivamente ai principali progetti internazionali, a rafforzare il dialogo con l’industria nazionale e a valutare i progressi compiuti dai soggetti vigilati in termini di divulgazione dei fattori ESG. L’obiettivo e la soluzione individuata dalla Banca d’Italia per rispondere alle principali sfide del settore, dunque, è collaborare comunicando e “fare squadra”

Tornando alla questione normativa, sebbene l’Europa si trovi in uno stadio avanzato, la regolamentazione non è ancora completa, dato che, ad esempio, l’EFRAG deve ancora terminare il proprio lavoro e la Tassonomia UE deve essere ancora finalizzata. 

Allo stesso tempo, la divulgazione non finanziaria non sempre fornisce tutte le informazioni necessarie sui rischi e le opportunità ESG delle imprese. Ciò può dipendere da vari fattori, come la difficoltà o il costo eccessivo di reperire le informazioni, la qualità dei dati, l’avversione a comunicare agli stakeholder performance negative legate al clima, l’assenza di informazioni (le più rilevanti) richieste nell’azienda oggetto di analisi o l’assenza di standard vincolanti da applicare nella divulgazione delle informazioni ESG.

Pertanto, nel tempo è emersa chiaramente la necessità di migliorare l’informativa relativa ai fattori ESG e al cambiamento climatico (per le società finanziarie e non). Ciò nonostante, sottolinea la Banca d’Italia, gli obblighi di rendicontazione dell’UE lasciano fuori la maggior parte delle PMI (che in Italia rappresentano circa due terzi del valore aggiunto e l’80% della forza lavoro) e allo stesso tempo il concetto di emissioni complessive è ancora incerto a causa delle notevoli difficoltà nella definizione e misurazione delle emissioni Scope 3 (legate all’intero processo produttivo).

Il quadro normativo

Negli ultimi anni, le autorità europee si sono mosse per delineare un quadro normativo completo relativo alla rendicontazione non finanziaria, ma i processi di cambiamento sono in molti casi ancora in atto. Ad esempio, la Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), continua a pubblicare da anni linee guida aggiornate per l’attuazione delle sue raccomandazioni e a monitorare lo stato dell’informativa sul clima nelle diverse giurisdizioni.

Inoltre, nel 2021, la Commissione europea ha pubblicato il Regolamento sulla tassonomia che però è ancora in fase di revisione e aggiornamento, e la proposta di Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese (Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD), con l’obiettivo di conferire all’EFRAG (l’European Financial Reporting Advisory, l’ente che si occupa dei principi contabili a livello internazionale) il mandato per lo sviluppo di standard di sostenibilità europei.

Altra novità degli ultimi tempi è la pubblicazione di norme tecniche specifiche (ITS) sull’informativa prudenziale dei rischi ESG dell’EBA, con l’obiettivo di arricchire l’attuale framework del Terzo Pilastro dell’accordo di Basilea, ovvero quello relativo alla “disciplina di mercato”, che ha introdotto l’obbligo per le banche di dichiarare con apposite tabelle informative la propria adeguatezza patrimoniale all’esposizione ai rischi e la loro capacità di gestione, controllo e monitoraggio dei rischi stessi. Le nuove norme tecniche specifiche introdotte dall’EBA richiedono agli istituti di credito di segnalare informazioni qualitative e quantitative sui rischi ESG, con un focus specifico sul rischio climatico, nonché informazioni quantitative sugli indicatori chiave di performance (KPI) relativi alle misure di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Iniziative di vigilanza: il lavoro della BCE sulla divulgazione del rischio climatico

Nel novembre 2020, la Banca centrale europea (BCE) ha pubblicato la “Guida sui rischi climatici e ambientali – Aspettative di vigilanza in materia di gestione del rischio e informativa”, che definisce le aspettative di vigilanza da utilizzare nel dialogo della BCE con le istituzioni significative direttamente vigilate dalla BCE. Il documento si basa sulla concezione della banca europea di una gestione e di un’informativa solide, efficaci e complete sui rischi climatici e ambientali nell’ambito dell’attuale quadro prudenziale. Pertanto, implica che le banche significative considerino efficacemente i rischi climatici e ambientali nella loro strategia, struttura organizzativa, politiche, gestione del rischio e informativa.

Eppure, secondo una valutazione della BCE del 2022, nel complesso, nella maggior parte dei casi sono necessari notevoli miglioramenti, poiché nessuna delle istituzioni significative ha riportato informazioni completamente in linea con le aspettative della BCE. La BCE ha quindi inviato alle banche sotto la sua vigilanza lettere di feedback individuali che evidenziano le principali lacune nell’informativa ESG e si aspetta che le banche intraprendano azioni decisive nei prossimi mesi per garantire che il loro profilo di rischio ambientale sia riportato in modo adeguato.

L’azione della Banca d’Italia sull’informativa sui rischi legati al clima

Anche la Banca d’Italia, in linea con le iniziative internazionali, negli ultimi anni ha contribuito attivamente alla definizione dell’informativa ESG. Ad esempio, nel 2021, in collaborazione con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, ha contribuito alla definizione di uno standard minimo globale per l’informativa sui rischi finanziari legati al clima. A livello europeo, ha collaborato strettamente con l’EBA, nell’ambito dello sviluppo degli ITS sulla rendicontazione del terzo pilastro, e con i progetti della BCE. Infine, a livello nazionale, nel 2022 la Banca d’Italia ha pubblicato una prima serie di Aspettative di Vigilanza sui rischi climatici sia per gli Istituti di Minore Rilevanza che per le altre istituzioni finanziarie non bancarie sotto la sua diretta vigilanza. 

Le principali sfide per le banche italiane

Per costruire una rete di collaborazione per valutare la preparazione del sistema finanziario rispetto ai requisiti normativi in materia di informativa ESG, come accennato, la Banca d’Italia sta promuovendo un dialogo tecnico con l’industria finanziaria italiana. Questo processo assume una rilevanza particolare dal momento che il contesto italiano presenta un basso grado di allineamento con le aspettative di vigilanza, sebbene la criticità maggiore riguardi la disponibilità di dati e di sistemi informativi in grado di gestirli adeguatamente

Infatti, gli approcci quantitativi nella misurazione dei rischi climatici sono ancora limitatii processi di gestione del rischio sono poco strutturati e gli obiettivi espressi in termini di indicatori quantitativi di rischio (KRI) e di performance (KPI) sono scarsamente utilizzati

Pertanto, secondo la Banca d’Italia le principali sfide da affrontare sono: 

  • Ridurre le lacune nei dati e aumentare la qualità delle informazioni ESG, che sono ancora diffuse e rilevanti, anche a causa degli elevati costi di raccolta dei dati necessari per soddisfare i requisiti di informativa ESG. Questo è particolarmente vero in Italia, dove l’economia si basa in gran parte sulle PMI, rispetto alle quali non sono facilmente disponibili informazioni ESG affidabili. Pertanto, nella fase attuale resta importante recuperare le informazioni ESG anche rafforzando il dialogo tra le banche e le associazioni di categoria delle società non finanziarie, ad esempio sviluppando un modello standardizzato per la raccolta delle informazioni rilevanti. Ciò consentirebbe alle banche di ottenere dati di maggiore qualità, favorendo uno sviluppo più sostenibile con impatti positivi sul sistema economico e sulla rischiosità del portafoglio crediti; 
  • Aumentare la resilienza del portafoglio bancario: attraverso i prestiti e gli investimenti, le banche sono in un’ottima posizione per facilitare la transizione delle loro controparti finanziate verso un’economia sostenibile. A tal fine, è importante che ricevano dalle società non finanziarie metriche adeguate sui rischi e le opportunità legati all’ESG a cui le società sono esposte, insieme a piani di transizione credibili. Così facendo, le banche possono consigliare e supportare le società non finanziarie nell’aumentare la loro resilienza al rischio climatico, indipendentemente dal loro settore economico e dall’inclusione nell’attuale tassonomia. Questo, a sua volta, avrà effetti positivi sul raggiungimento degli obiettivi del piano di transizione delle banche e sull’aumento della resilienza del portafoglio bancario. Pertanto, le banche, insieme alle associazioni di categoria delle società non finanziarie, ai commercialisti, ai revisori dei conti e alle autorità nazionali e internazionali per l’energia, dovrebbero sostenere le imprese non finanziarie nell’accrescere il loro know-how in materia di gestione dei fattori ESG;
  • Valutare l’impatto contabile dei fattori ESG: secondo quando previsto dall’ESMA, gli istituti di credito devono indicare se nella gestione del rischio di credito si tiene conto dei rischi ambientali e legati al clima. Alla luce di ciò, in futuro sarà importante per le istituzioni monitorare adeguatamente le implicazioni contabili derivanti dai fattori ESG, modificando, se necessario, i processi, le politiche contabili e i modelli di valutazione al fine di riflettere in modo appropriato queste nuove fonti di rischio e, in particolare, le implicazioni legate al clima.