Qual è il rapporto tra il concetto di rischio e quello di investimento sostenibile? Una connessione che tocca diversi aspetti delle relazioni tra prodotti finanziari, mercati e attività economiche e che è importante indagare anche per l’importanza per la crescita e lo sviluppo, nonché per la stabilità finanziaria che l’Europa, anche attraverso il piano Next Generation EU, annette agli investimenti sostenibili.
Il webinar, organizzato da Assoreti formazione, “Investimenti sostenibili e rischio sistemico” si colloca all’interno di un percorso finalizzato proprio a sensibilizzare il mercato sulle tematiche ESG esplorando tre dimensioni d’importanza crescente: quella del rischio percepito e del fabbisogno informativo del singolo cliente, quella più ampia del rischio nel risparmio gestito e quella del mercato che prezza in termini di rischio-rendimento le scelte strategiche di business delle imprese che vengono scambiate direttamente nei mercati o incluse nei portafogli dei fondi.
“I fattori ESG sono oramai imprescindibili negli investimenti e nella pianificazione finanziaria, e quindi oggetto di necessario approfondimento per i consulenti finanziari ma anche per tutti coloro che si interessano a tale ambito” sottolinea Barbara La Marra, di Assoreti Formazione introducendo l’incontro.
Il concetto di rischio legato agli investimenti sostenibili è cambiato nel tempo. In passato l’idea di rischio rispetto agli investimenti sostenibili era legata al fatto che questo tipo di investimenti operavano quasi esclusivamente attraverso il principio dell’esclusione, quindi i prodotti SRI erano ritenuti più rischiosi poiché queste strategie implicavano una maggiore concentrazione del portafoglio. “Questo concetto di maggiore rischiosità degli investimenti sostenibili si è ribaltato nel tempo grazie all’ampliamento dei criteri di selezione dei titoli e alla modifica delle modalità di integrazione dei rischi ESG nelle scelte di investimento” ha fatto notare Manuela Mazzoleni, Direttore area sostenibilità di Assogestioni.
“L’inclusione dei parametri ESG nelle valutazioni delle società ha mostrato di essere un arricchimento degli strumenti che gli analisti hanno a disposizione per comprendere la realtà e le prospettive di un emittente” ha osservato Mazzoleni, “Quindi includere queste variabili nella valutazione degli asset sia una modalità che consente di ridurre e non aumentare i rischi di performance degli asset”
Un nuovo passo avanti nella chiarezza è stato introdotto nel mercato degli investimenti sostenibili dall’entrata in vigore del regolamento SFDR che parla di rischi ESG che devono essere tenuti in considerazione dal gestore e dal financial advisor. Tuttavia, nonostante il regolamento SFDR lungamente atteso abbia influito positivamente su tutta l’industria del risparmio gestito fornendo delle linee guida chiare per etichettare la natura degli investimenti, il progresso normativo non è ancora completo, ma esprimerà la sua massima forza nel 2023 quando anche la disciplina di II livello che specifica le modalità di misurazione degli impatti sarà effettiva.
“La SFDR, inclusa nell’EU Sustainability Package, si basa sul concetto della doppia materialità. Questo principio” rileva il direttore dell’area sostenibilità di Assogestioni, “distingue tra rischio ESG che indica gli impatti delle variabili ESG sulla performance finanziaria di una società e impatto negativo cioè gli effetti delle attività d’impresa sulle dimensioni ESG, il più delle volte E ed S. del mondo circostante”.
Nonostante la SFDR richieda trasparenza per entrambi questi aspetti, questi due rischi sono gestiti diversamente dalla normativa e questo fatto richiede un’attenta valutazione. “Mentre la necessità dei gestori patrimoniali di valutare i rischi di sostenibilità a cui sono esposti gli investimenti è un concetto acquisito dagli asset manager e riconducibile nell’alveo del dovere fiduciario, la necessità di valutare il rischio generato dagli investimenti“ precisa Mazzoleni, “è un concetto più nuovo che potrebbe potenzialmente portare a un possibile conflitto tra il miglior interesse del cliente e il rispetto di obiettivi di sostenibilità – almeno nel breve termine”.
E le incertezza sulle definizioni degli investimenti sostenibili contribuiscono ad non semplificare la conoscenza di questi prodotti che non aiuta i risparmiatori ad avvicinarsi alle scelte ESG, come mostrato dallo studio presentato da Paola Soccorso dell’Ufficio Studi Consob, che evidenzia la ancora scarsa presenza di prodotti ESG nei portafogli degli italiani.
Questa incertezza preclude la clientela ad approcciarsi alla materia infatti dallo studio “La relazione consulente-cliente” di Consob emerge che gli investimenti finanziari responsabili risultano poco diffusi, solo il 19% del campione dichiarano di possederli. Non una quota elevata ma in miglioramento se si pensa che nel 2019 il dato si fermava al 5%.
Tra i fattori che scoraggiano gli investimenti responsabili, gli intervistati (sia clienti sia consulenti) segnalano, in primo luogo, il timore di possibili rendimenti inferiori alle attese, seguiti dalla mancanza di una proposta commerciale e dal dubbio che si tratti di operazioni di marketing. Un ulteriore deterrente evidenziato dai clienti è il costo, che viceversa i consulenti non percepiscono come un elemento tra i più rilevanti.
E per rendere più confidenti gli investitori verso i prodotti sostenibili, i consulenti ritengono che sarebbe utile un indicatore sintetico o una certificazione (ecolabel) dell’investimento responsabile. Contribuirebbero a sciogliere le diffidenze anche elementi di comparazione con altri investimenti simili (in termini di rischio-rendimento-costi) e dettagli sulle caratteristiche ESG dell’investimento. Gli elementi informativi indicati dagli investitori sono ritenuti utili anche dai consulenti ai fini della raccomandazione di investimento in prodotti finanziari responsabili.
Sono quindi possibili ampi margini di miglioramento e vengono richiesti dagli enti e società interessate sia per quanto riguarda la regolamentazione che deve necessariamente essere implementata con maggiori dettagli e specifiche sia nelle pratiche di educazione finanziaria necessarie alla maggioranza dei clienti e consulenti per comprendere il perché tale tematica è così importante.