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Outlook 2023

Il 2023 sarà l’anno del reddito fisso?

Dopo un 2022 difficile, caratterizzato da inflazione, rialzo dei tassi di interesse ed estrema volatilità, nel 2023 il reddito fisso è tornato ad attrarre l’interesse degli investitori, anche sul fronte ESG. E proprio sul reddito fisso si sono concentrati gli interventi degli asset manager presenti alla decima edizione di ConsulenTia, l’evento organizzato da Anasf dedicato ai consulenti finanziari e al mondo del risparmio gestito. Alla luce del rinnovato interesse delle case di investimento per questa asset class, ESGnews ha ascoltato il punto di vista di alcune tra le principali società di asset management per comprendere quali sono le ragioni per cui il risparmio degli investitori merita di essere allocato nel fixed income e qual è il potenziale booster fornito dall’analisi ESG degli emittenti.

“Abbiamo iniziato l’anno evidenziando come i rendimenti dei titoli di Stato offrissero una grande opportunità in un contesto in rallentamento e inflazione più bassa”, afferma Anna Karim, ESG Director del fondo Jupiter Dynamic Bond ESG. “La buona notizia è che vediamo ancora valore nei rendimenti sovrani e in alcune aree dei mercati del credito e c’è margine per sfruttare tale opportunità in modo responsabile. Nei nostri portafogli obbligazionari ESG unconstrained cerchiamo di promuovere la transizione verso un’economia a basse emissioni e il perseguimento di un’agenda positiva per gli stakeholder”, prosegue l’analista di Jupiter. Per fare ciò, il team della società di gestione inglese ritiene che l’engagement con gli emittenti sia essenziale. “La nostra intenzione in questi incontri è comprendere veramente i modelli di business delle aziende e supportarli mostrando cosa può e cosa deve fare chi vuole essere best in class in questo ambito”, conclude la Karim.

Anche secondo Céline Deroux, Fixed Income Strategist e Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income di Candriam le obbligazioni oggi offrono numerose opportunità. “Riteniamo che questa asset class sia valutata correttamente, soprattutto in un contesto in cui la recessione sembra evitata e la volatilità sui tassi nuovamente sotto controllo”, affermano i gestori. Inoltre, secondo gli esperti di Candriam, oltre a tenere conto della salute finanziaria, delle performance operative e della generazione di cash-flow, gli emittenti tengono conto ormai anche delle ambizioni climatiche: “la valutazione climatica, al centro del greening del bilancio della BCE, è un innegabile sostegno alle strategie sostenibili. Come annunciato lo scorso ottobre, la BCE terrà conto dell’impronta degli emittenti in termini di emissioni di CO2, ma anche della qualità della loro comunicazione ambientale e soprattutto dei loro piani di decarbonizzazione e gli emittenti più ambiziosi e con la maggiore trasparenza saranno favoriti a scapito di quelli meno efficienti”. 

Ne è convinta anche Desirée Scarabelli, Sales Director e ESG Specialist di Pictet Asset Management, secondo cui i principali temi dell’equity saranno la tecnologia, la demografia e la transizione sostenibile, insieme al debito emergente, che interessa anche il lato del reddito fisso. “Politiche e incentivi erogati lo scorso anno hanno incrementato il sostegno al processo di decarbonizzazione su scala globale e messo in luce la necessità di agire per consentire la transizione economica. Negli USA, quest’anno, dovrebbe iniziare l’erogazione dei fondi stanziati tramite Inflation Reduction Act, Infrastructure Investment and Jobs Act e Chips Act, driver fondamentale per il nostro fondo Pictet-Global Environmental Opportunities”, sottolinea l’esperta. Le previsioni per il 2023 di Scarabelli includono una domanda robusta di soluzioni per l’efficienza dei processi industriali, digitalizzazione e automazione, nonché per test ambientali, bonifiche ambientali e resilienza climatica. “Nell’ambito delle rinnovabili e all’interno della strategia Pictet-Clean Energy Transition preferiamo il solare all’eolico, quest’ultimo più esposto alla volatilità di breve (logistica, approvvigionamento componenti e costi materie prime)”, conclude l’analista. 

La resilienza delle strategie sostenibili nel reddito fisso nonostante le difficili condizioni di mercato è sotto gli occhi di tutti, secondo Luca Tenani, Country Head Italy di Schroders. “Riteniamo che il 2023 offra interessanti opportunità specialmente nell’ambito del credito, da cogliere con strategie attive, altamente selettive e orientate a emissioni di società con modelli di business e comportamenti pienamente sostenibili”. Per questo, secondo il manager è necessario che le società di asset management applichino rigorosi criteri di esclusione, sulla base di parametri ambientali e sociali a livello di settori, Paesi ed emittenti. “Riteniamo inoltre fondamentale adottare un approccio tematico, che basi la selezione dei titoli sui trend più rilevanti legati alla sostenibilità, come efficienza energetica ed ecologica o tematiche sociali. La nostra vocazione ESG ci porta infine a ritenere imprescindibile una continua attività di dialogo ed engagement con le aziende in portafoglio al fine di incentivare pratiche virtuose”, aggiunge l’esperto. 

Il 2023 sarà anche l’anno in cui il reddito fisso tornerà ad avere un ruolo di peso nei portafogli della società di gestione francesce AXA IM. “Il rialzo rapido e traumatico dei rendimenti che abbiamo visto, nell’anno forse peggiore nella storia per le obbligazioni, ci permette oggi di investire con uno yield finalmente più in linea con il rischio assunto e con le aspettative dei clienti finali”, evidenzia Alberto Picci, Retail Sales Manager di AXA IM. Allo stesso tempo, il gestore sottolinea che la sostenibilità rimane un focus trasversale in tutte le soluzioni di investimento di AXA IM: “Per la componente più difensiva di un portafoglio l’obiettivo è investire in governativi gestendo il rischio di tasso e avendo un rendimento in linea con l’inflazione Europea: AXA WF Euro Inflation Plus (Art. 8 SFDR) investe flessibilmente in governativi a tassi nominali e reali, con gestione attiva della duration, e possibilità di esporsi sia long che short sui breakeven”, commenta Picci. 

È lecito affermare che le obbligazioni sono tornate di moda e sono numerose le ragioni per cui gli investitori hanno iniziato a guardare nuovamente a questa asset class”, sostiene Andrea Baron, Managing Director – Italy di MFS Investment Management. In primo luogo, secondo il manager il contesto macro sta per diventare molto più favorevole al reddito fisso, ora che l’inflazione ha raggiunto il suo picco e che la maggior parte delle banche centrali sta per concludere il proprio ciclo di inasprimento. Inoltre, il contesto valutativo è notevolmente migliorato. Questo vale per gli spread nel settore del credito, ma ancora di più per i rendimenti totali, che hanno beneficiato degli effetti combinati delle correzioni dei tassi e degli spread. Le ragioni per cui le obbligazioni “sono cadute in disgrazia” nel 2022 secondo Baron risiedono in un livello di inflazione stabile e negli effetti del quantitative easing, che hanno causato rendimenti vicini allo zero nei mercati sviluppati o addirittura in territorio negativo in alcuni Paesi. “Ma ora la situazione è cambiata radicalmente e il reddito fisso ha iniziato a fungere da interessante alternativa alle azioni, in quanto attualmente offre un reddito più elevato e una volatilità inferiore rispetto alle azioni”, commenta il gestore. 

Baron sottolinea anche che l’approccio di MFS all’analisi obbligazionaria prevede l’integrazione dei fattori ESG nel processo di ricerca, insieme ad altri fattori, per raggiungere un’unica raccomandazione d’investimento olistica. Nel considerare gli effetti dei fattori ESG sulla performance obbligazionaria, gli analisti di MFS riconoscono che i fattori ESG possono avere un’influenza relativamente più forte sulla performance a lungo termine, mentre nel breve termine molti altri fattori, tra cui la politica della banca centrale, le politiche governative, le fluttuazioni valutarie e le condizioni di mercato, possono avere un impatto relativamente maggiore. Riconoscono inoltre che si tratta di una sfida, visti i dati disponibili, la natura fluida dell’influenza che tali fattori hanno sulla qualità del credito e la necessità di verificare regolarmente la rilevanza e la tempestività.

A porre l’accento sulla convenienza del reddito fisso ESG è Elisa Bruscagin, Retail Sales Advisor di AllianceBernstein, che si concentra sul concetto di “greenium”, ovvero il premio di rendimento dei prodotti sostenibili rispetto a quelli convenzionali, di cui godono – secondo l’esperta – le obbligazioni ESG. “Soprattutto in Europa, questo tipo di emissioni sta spopolando, ma in questo caso, riteniamo occorra essere selettivi. Nelle nostre scelte, non cerchiamo solo le emissioni più interessanti, ma puntiamo anche a influenzare le decisioni aziendali affinché riflettano le migliori pratiche da un profilo ESG. Valutiamo infatti le finalità delle singole emissioni e se i KPI sono efficaci nel motivare le aziende ad apportare cambiamenti reali al modo in cui gestiscono le loro attività. Puntiamo infatti a offrire rendimenti che fanno bene alle aziende, agli investitori ed alla società nel suo complesso”, afferma l’analista.