Dopo un 2022 difficile, annus horribilis per il reddito fisso, particolarmente penalizzato dal contesto di alta inflazione ed estrema volatilità, nel 2023 il segmento obbligazionario, complice anche il rialzo dei tassi di interesse, è tornato ad attirare gli investitori. Secondo i dati di Morningstar sui flussi di ETF a livello globale, nel secondo trimestre 2023 il reddito fisso ha raccolto 15,9 miliardi di euro, superando il comparto azionario che ha totalizzato 12,7 miliardi. Allo stesso tempo, secondo Assoreti, nel mondo del risparmio gestito italiano nei primi sei mesi dell’anno i titoli di Stato (4,3 miliardi di raccolta a giugno) e le obbligazioni societarie (1,3 miliardi) sono state le scelte di investimento privilegiate. Ma non è solo il reddito fisso “tradizionale” a catturare l’interesse degli investitori, ormai il reddito fisso ESG, infatti, è una asset class su cui sempre più persone scelgono di puntare.
Nel variegato panorama delle strategie sostenibili del reddito fisso, le emissioni statali occupano una posizione di rilievo, soprattutto ora che iniziano a dare rendimenti interessanti. Giusto per citare un esempio il rendimento dei Bot dell’emissione di metà ottobre 23, scadenza un anno, si aggira attorno al 3,9%, al lordo dell’imposta sostitutiva del 12,50%. E anche chi è alla ricerca di un investimento sostenibile può spaziare tra le diverse emissioni di BTP green, i titoli di Stato italiani dedicati al finanziamento delle spese a positivo impatto ambientale sostenute dallo Stato per supportare la transizione ecologica del Paese. Basti pensare che nel primo semestre del 2023, ad esempio, l’Italia ha emesso 12,4 miliardi di euro di Green Bond, posizionandosi alle spalle della Germania (13,7 miliardi) e prima della Francia (5,9 miliardi), con rendimenti a scadenza di circa il 4%.
Ma quali strategie green possono fare concorrenza ai BTP per chi vuole investire in modo sostenibile nel reddito fisso? È la domanda che abbiamo posto ad alcuni esperti, che hanno risposto mostrando il loro punto di vista sul tema e i prodotti su cui gli investitori ESG possono puntare nel segmento obbligazionario. Tutti gli esperti che abbiamo sentito, però, concordano su un fatto: l’alternativa migliore ai titoli di stato ESG sono le obbligazioni corporate investment grade.
Considerare altre asset class oltre ai BTP è, secondo Frank Di Crocco, Head of Banks and Wealth Management di Invesco, opportuno per evitare di incorrere nel rischio di “inciampare sulla più classica delle teorie di portafoglio, la diversificazione. Tenere tutte le uova nello stesso paniere non è mai una soluzione ottimale per la costruzione della propria strategia d’investimento”. Le strategie alternative su cui puntare per l’esperto di Invesco sono le emissioni corporate europee ad alta qualità: “a parità di volatilità e duration rispetto al BTP, possiamo considerare le due asset class come egualmente interessanti in portafogli ben diversificati. I rendimenti a scadenza aggiustati per la volatilità nel corso del 2023 sono tornati ad esprimere valori che non si vedevano dal 2012. Se fare selezione di singole emissioni, però, può risultare più complesso rispetto ad acquistare un BTP, affidarsi a case di gestione a cui delegare l’onere di trovare valore al giusto prezzo può e deve rappresentare un’interessante chiave di lettura per non perdere di vista l’obiettivo fondamentale della diversificazione di portafoglio”.
Anche per Eléonore Bunel, Managing Director di Lazard, tra le alternative vi sono i Green Bond corporate investment grade, i cui rendimenti sono spesso simili o superiori a quelli dei titoli sovrani italiani, con un rischio talvolta inferiore. “Gli spread del credito corporate investment grade raggiungono attualmente circa 150 punti base rispetto ai più sicuri titoli di Stato, il che corrisponde a rendimenti superiori al 4%. È anche possibile trovare Green Bond nel mercato High Yield con rischi e rendimenti più elevati, sebbene questo segmento di mercato sia ancora piccolo”, spiega l’analista. Secondo Bunel, inoltre, le aziende possono anche emettere altri tipi di debito sostenibile, come i Sustainability-Linked Bonds (SLB).
L’investment grade europeo è di particolare interesse ed è una valida alternativa ai titoli di Stato anche secondo Patrick Zeenni, Head of Investment Grade & Credit Arbitrage di Candriam. “Sono interessanti i rendimenti attuali (4,7% in media, addirittura 5,2% per la nostra strategia ESG a scadenza media di 4 anni e mezzo) e le caratteristiche di rischio/rendimento rispetto alle altre classi”, sostiene l’esperto. Un prodotto da non farsi scappare, secondo Zeenni, nel segmento investment grade europeo è il Candriam Sustainable Bond Euro Corporate, classificato come articolo 9 SFDR, che “ha sovraperformato l’asset class investendo nei migliori emittenti ESG dell’universo. Ha l’obiettivo ambizioso di ridurre del 30% l’impronta di CO2 rispetto al suo indice e lascia ampio spazio ai green bond (minimo il 20% entro il 2025), strumento chiave per indirizzare gli investimenti nel credito verso progetti green”.