Favorire l’inclusione attraverso una standardizzazione dei processi ESG, promuovendo prassi, conoscenza e competenze comuni in ambito sostenibilità grazie a un’alleanza di sistema tra diversi attori di mercato in un’ottica di supporto. È questa la chiave del successo di Open-es, l’iniziativa di sistema che riunisce il mondo industriale, finanziario e istituzionale su una piattaforma digitale per supportare le imprese nel percorso di crescita sulle dimensioni della sostenibilità.
I numeri raccontano di un grande successo: la piattaforma conta oggi più di 10.000 imprese, attive in 86 paesi e 66 settori. Ma il principale risultato ottenuto in questi primi due anni, racconta Stefano Fasani, Program Manager di Open-es e Head of Supplier Sustainability, Coordination & Development di Eni, intervistato da ESGnews a margine del primo evento in presenza di Open-es a Milano, è quello di “essere riusciti a dimostrare che si può creare una potente alleanza tra mondo industriale, finanziario e associativo per affrontare la sfida ESG”.
Avete raggiunto oltre diecimila aziende aderenti, a quasi due anni dal lancio quali sono i principali risultati ottenuti da Open-es?
Il principale traguardo raggiunto da Open-es in meno di due anni dal suo lancio è stato quello di dimostrare che si può creare una potente alleanza tra mondo industriale, finanziario e associativo e quindi fare sistema tra diversi attori economici, per supportare il percorso di sviluppo sostenibile di tutte le imprese. Era, infatti, proprio questa l’ambizione iniziale del progetto e sono felice di constatare, dai numeri in piattaforma e anche dal ritorno dell’evento di oggi, di come sia stato ottenuto un importante ritorno in tal senso.
La sostenibilità è sempre più un fattore competitivo e chiave per il posizionamento di mercato di un’azienda, e pertanto esiste il rischio che ciascuna grande organizzazione voglia lanciare la propria iniziativa ESG nei confronti dei propri stakeholder, con il risultato di moltiplicare le richieste nei confronti delle medesime imprese creando burocrazia e confusione. Abbiamo, invece, riscontrato disponibilità e lungimiranza da parte di grandissime imprese italiane di diversi settori che hanno deciso di unirsi per offrire un servizio a tutti gli attori delle proprie filiere e, in primo luogo, alle piccole e medie imprese.
Ma non ci fermiamo ed accontentiamo, perché l’invito e la “call to action” per tutte le realtà industriali, finanziarie e associative è e rimane aperta, allo scopo di permettere a sempre più imprese e filiere di ottenere un supporto reale e concreto nel proprio percorso di sostenibilità.
Ci auguriamo che Open-es venga sempre più vissuto come un luogo di tutti e un’opportunità per dare risposte concrete e pragmatiche al sistema imprenditoriale.
Anche il Navigatore ESG, lo strumento grazie al quale abbiamo individuato le 12 priorità e le 6 azioni su cui un’azienda deve concentrarsi per essere competitiva e sostenibile, è uno strumento pensato per le aziende stesse: abbiamo analizzato un campione di oltre 2.600 imprese rappresentativo del comparto economico italiano, grazie alle quali siamo riusciti a comprendere le tematiche più rilevanti e individuare gli strumenti da mettere loro a disposizione per risolvere i principali gap.
Una capacità di far sistema che invece spesso è criticata all’Italia…
Il fatto che, come Italia, possiamo vantare che questo tipo di alleanza si sia concretizzata e sia già attiva è una risposta tangibile e importante.
Oggi la sostenibilità è fortemente un tema di filiera. Con le nuove direttive europee le grandi imprese sono chiamate a rispondere dell’impatto del proprio business lungo tutta la catena del valore che include, quindi, anche i fornitori. Ma è necessaria un’azione di intenti comune per non arrecare danno al sistema industriale. Spesso, infatti, un fornitore fa parte di più filiere: è importante garantire che esso si misuri su richieste e sfide ESG coordinate e auspicabilmente riferite a standard riconosciuti.
Ed è in questa direzione che cerca di lavorare Open-es, costruendo un’alleanza tra gli attori di mercato e tra le imprese. Ciascun capo filiera, banca o assicurazione ha poi la libertà e la flessibilità di ritagliare e adeguare l’iniziativa in funzione delle caratteristiche dei propri programmi di sostenibilità, sfruttando la piattaforma come un grande e comune abilitatore per semplificare il processo di misurazione e miglioramento delle imprese sulle dimensioni ESG.
La mancanza di standard e di strumenti comuni è proprio una delle grandi criticità che emerge quando si parla di sostenibilità e si affrontano i temi ESG…
Sì, ma oltre la standardizzazione, che è un tema importante, anche la gradualità è un elemento chiave. Infatti, ciascuna impresa ha un proprio punto di partenza e delle caratteristiche specifiche, determinate sia dal settore in cui opera sia dalla dimensione. Un punto di forza della piattaforma è il fatto che ciascuna azienda possa partecipare in base al proprio livello di maturità iniziale sul tema. Non si può parlare, infatti, di sostenibilità se a questa non si associa l’inclusione: mettere un’asticella troppo alta, per esempio in ambito di rendicontazione ESG, significa, ad oggi, tagliare via una fetta di industria.
Quindi gli sforzi di standardizzazione dei processi ESG e degli indicatori per misurare gli aspetti di sostenibilità devono andare di pari passo con la consapevolezza che bisogna supportare e aiutare tutte le imprese e specialmente le PMI che rappresentano il motore della nostra industria. Questo significa essere inclusivi e questo processo si mette in pratica proponendo un approccio graduale per le piccole imprese, o per chi sta iniziando ora ad accogliere la sfida ESG, e stimolando l’adozione seria e tempestiva di azioni concrete da implementare.
Ed è proprio questo Open-es: uno strumento di supporto gratuito per tutte le imprese a seconda dei propri obiettivi e del proprio livello di maturità sul fronte della sostenibilità; un punto di incontro tra capo filiera e fornitore, banche e clienti, in cui si possa avanzare insieme comprendendo le esigenze del momento. Una piattaforma che faccia da collante tra tutte le soluzioni che il mercato offre per questi temi.
Quali sono le aree dove si presentano le maggiori sfide, anche alla luce delle evidenze emerse dal Navigatore ESG?
Il tema chiave, comune a piccole, medie e grandi imprese, in cui è necessario avanzare è quello della misurazione. L’analisi del Navigatore ESG ha mostrato come ci sia presidio sulla consapevolezza – con il 48% delle imprese che si è organizzata e ha definito degli obiettivi sulle tematiche ESG, ma manca la capacità di misurare – la percentuale di imprese che sa rendicontare le tematiche ESG si attesta mediamente al 24%. Quindi bisogna ora transitare dalla consapevolezza alla misurazione.
Solo in questo modo si può davvero passare all’azione concreta perché quantificare permette di individuare le aree di maggiore criticità di un’azienda, i propri punti di forza e di debolezza, e di indirizzare quindi le risorse in modo efficiente. Inoltre, saper misurare rende possibile collegare queste tematiche ai propri risultati di business, dando un senso concreto e tangibile ai programmi ESG e alle azioni messe in campo: è ormai assodato che sostenibilità non è solo visione, etica e valori, bensì un tema chiave per le strategie di business aziendali.
Inoltre, la capacità di rendicontare può permettere alle imprese italiane di dimostrare e sfruttare gli elementi differenzianti della nostra cultura d’impresa, del famoso “made in Italy”, rappresentando un fattore competitivo e di successo.
Il Navigatore ESG suggerisce indicazioni diverse tra PMI e grandi imprese. Qual è il principale tema aperto per queste ultime?
Per quanto riguarda le grandi imprese, emerge chiaramente dal contesto di mercato e normativo che la sfida sia quella del coinvolgimento degli stakeholder. È questa l’azione che sceglierei per prima tra le sei azioni prioritarie per il 2023 individuate tramite il Navigatore ESG. Le grandi imprese del nostro sistema industriale devono muovere oggi dei passi decisivi per farsi trovare pronte per tempo alle richieste che la normativa in ambito ESG Due Diligence di filiera ha ormai tracciato nettamente. Sfruttare in questo momento un’iniziativa ed alleanza di sistema come Open-es significa offrire ai propri stakeholder – fornitori in ambito industriale e clienti in ambito finanziario – un percorso virtuoso e comune per migliorare le pratiche di sostenibilità integrandole con i propri programmi di business.
Quali sono gli obiettivi futuri della piattaforma?
Da un lato vogliamo che Open-es diventi sempre più un luogo di tutti coinvolgendo il più ampio numero di realtà e settori. Crediamo in particolare che le banche e le assicurazioni giochino un ruolo chiave in questo percorso e nei prossimi mesi ci saranno importanti novità a riguardo. Infatti, il profilo ESG delle imprese è oggi oggetto di richieste sia dalle funzioni procurement nelle relazioni industriali sia dagli istituti finanziari e assicurativi per l’accesso ai loro servizi. Inoltre, la finanza ha anche un ruolo di abilitatore e acceleratore per supportare le imprese negli investimenti necessari per i programmi di sviluppo sostenibile dei propri business.
La partecipazione industriale è già significativa e continueremo a spingere su questo fronte, sia chiedendo alle grandi e medie imprese di coinvolgere a propria volta i loro fornitori, sia rafforzando la partecipazione attiva delle filiere estere.