BlueBay temi ESG

ESG al centro del dibattito: da quando “sostenibile” è diventata una parola negativa?

Il 2022 doveva essere l’anno della svolta degli investimenti ESG. Tuttavia, anche se alcuni progressi sono stati regitrati, l’evoluzione non è progredita in maniera univoca e coerente. Anzi, secondo il team ESG della società di asset management BlueBayil termine ESG è diventato spesso divisivo, alimentando la tensione già innescata da una serie di shock, quali lo scoppio della guerra in Ucraina, la fiammata dell’inflazione e la conseguente volatilità dei mercati globali. 

“Il concetto ESG, infatti, è stato spesso politicizzato – associandolo a contrapposizioni ideologiche e culturali (soprattutto negli Stati Uniti) – e ‘militarizzato’, termine utilizzato per descrivere come Putin abbia usato tematiche come l’energia e il cibo per ricattare il resto del mondo affinché ceda alle sue richieste”, spiega in un’analisi la società di asset management che fa parte del gruppo RBC.

Le prospettive a inizio anno

A inizio anno, e quindi prima della deflagrazione degli eventi citati, il team degli investimenti sostenibili di BlueBay Asset Management aveva delineato sette temi che riteneva avrebbero definito il mondo ESG nel 2022. 

I sette temi in questione sono: 

  • il cambiamento climatico; 
  • Il capitale naturale e la biodiversità;
  •  la regolamentazione e le controversie; 
  • la divulgazione e il reporting; 
  • Il capitale umano;
  • la governance;
  •  la stewardship, la collaborazione e la partnership.

Sebbene ogni tema sia rimasto parte integrante del dibattito ESG, alcuni di essi hanno dominato le discussioni più di altri, ovvero: il cambiamento climatico, il capitale naturale e biodiversità, la regolamentazione e le controversie e la divulgazione e il reporting

Secondo My-Linh Ngo, Head of ESG Investing e Portfolio Manager di BlueBay, questi quattro temi continueranno a essere al centro dell’attenzione per il resto dell’anno e oltre, e meritano pertanto un approfondimento. 

La portfolio manager sottolinea come, oltre ai temi dominanti il dibattito ESG indicati a inizio anno, e probabilmente proprio a causa dell’accelerazione degli sviluppi ad essi associati, si siano verificate due nuove caratteristiche: la politicizzazione dell’ESG, che ha poi alimentato il secondo tema, cioè la “militarizzazione” dell’ESG.

Questi due nuovi sviluppi hanno comportato un aumento del livello di tensione e, ad oggi, rischiano di frenare lo slancio per un’azione urgente e rapida volta a gestire l’economia in sintonia con il mondo reale. Ma quali sono stati gli sviluppi nel corso dell’anno dei principali temi ESG 2022, e quali sono le aspettative sul loro futuro?

Cambiamento climatico

Il cambiamento climatico è un tema difficile da ignorare, dato che il mondo continua ad assistere alleconseguenze fisiche devastanti del fenomeno, con la siccità, gli incendi e le ondate di calore che si sono verificati quest’anno. L’ultima analisi dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha ammonito molto seriamente sulle conseguenze future del climate change in assenza di un’azione urgente e concreta. 

All’inizio del 2022, c’era ancora ottimismo sulle prospettive per l’impegno e la politica climatica dei governi, grazie ai progressi compiuti alla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26) in alcuni settori chiave e alle promesse di un ulteriore impegno su diversi fronti, come l’innalzamento degli obiettivi all’evento di quest’anno.

Ma l’impatto in divenire della ripresa del Covid, l’inflazione alle stelle e i gravi shock energetici e alimentari derivanti dal conflitto tra Russia e Ucraina, stanno facendo vacillare le certezze in tal senso, alimentando il timore di una battuta d’arresto proprio nel momento in cui c’è la necessità di intensificare gli sforzi. Ad esempio, per quanto riguarda la crisi energetica, abbiamo visto alcuni governi rispondere cercando di investire in modo massiccio quest’inverno in nuove infrastrutture e forniture di combustibili fossili, o ritardare la chiusura delle centrali a carbone. C’è anche una narrativa secondo cui la crisi energetica sarebbe dovuta alle politiche che promuovono attività a basse emissioni di carbonio, come le energie rinnovabili.

Tuttavia, la realtà è che molte delle sfide a cui assistiamo oggi sono un forte richiamo sull’insostenibilità dei sistemi attuali (come quelli energetici e alimentari, per citarne alcuni), e indicano la necessità di accelerare l’azione per essere più efficienti ed efficaci nella produzione e nel consumo delle risorse.

Allo stesso tempo, tuttavia, esistono anche dati positivi a supporto di un certo ottimismo. Infatti, l’UE sta rafforzando gli obiettivi in materia di energie rinnovabili e di efficienza energetica, mentre gli Stati Uniti hanno recentemente annunciato una legge che dà un forte impulso alle tecnologie energetiche pulite.

Quindi, guardando al futuro, una pietra miliare e un indicatore sulla direzione di tali impegni sarà l’imminente conferenza della COP27, che si terrà a novembre di quest’anno. Dato che la scienza dimostra che il mondo si sta allontanando sempre più dall’obiettivo dell’aumento delle temperature a 1,5°C, gli impegni assunti alla COP27 non potrebbero essere più cruciali per garantire la futura esistenza del pianeta.

Capitale naturale e biodiversità

Capitale naturale e biodiversità hanno assunto un’importanza crescente quest’anno. Ci sono state analisi e pubblicazioni di rilievo da parte di stakeholder chiave come le banche centrali, che hanno riaffermato che questo tema è un rischio sistemico di mercato. Nel contesto dei sistemi terrestri, la conservazione delle foreste e la promozione di un’economia circolare sono due particolari aree di attenzione, mentre sul fronte marino l’attenzione si è concentrata sul ruolo critico degli oceani.

Quest’anno si è assistito anche al lancio delle “strisce della biodiversità” (“biodiversity stripes”), che rispecchiano l’idea delle “strisce del clima” (“climate strips”): entrambe semplici ma così efficaci nell’aumentare la consapevolezza su questi temi, con le loro rappresentazioni grafiche rispettivamente del cambiamento climatico (riscaldamento) e della (perdita di) natura.

Proprio come accade con il clima, anche per preservare la natura si rende necessaria una maggiore quantità di dati, con una migliore qualità, al fine di implementare una gestione migliore. I progressi su questo fronte sono arrivati a giugno con l’uscita della versione beta della Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD), la “cugina” della TCFD (un quadro di divulgazione sul clima). Se la velocità e il livello di aggiornamento che si registrerà rispecchierà quello del quadro TCFD – anzi è probabile che lo superi – si comincerà ad ottenere dati e informazioni più significativi e utili.

Sul fronte delle politiche, anche se con notevole ritardo, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (COP15) si terrà a dicembre, e su questi fronte permangono le speranze di un impegno significativo “30 by 30” (cioè un aumento del 30% della biodiversità entro il 2030), in programma nell’agenda internazionale. Il cambiamento climatico non può essere affrontato efficacemente senza occuparsi anche della natura – sono due facce della stessa medaglia.

Regolamentazione e controversie

La regolamentazione in materia di ESG continua a far discutere, con motivazioni e narrazioni contrastanti, ma sempre con una chiara direzione di marcia, ovvero che la normativa è destinata ad ampliarsi.

In Europa, non si tratta necessariamente di nuove norme, ma piuttosto di un’ulteriore implementazione o un perfezionamento di regolamenti che sono già entrati in vigore. Sono state aggiunte nuove terminologie, come i PAI (Principali Adverse Impact) e le preferenze di sostenibilità, che sono solo alcuni esempi che sembrano ormai ben impressi nella mente degli operatori del settore. Tuttavia, pur avendo buone intenzioni nella sua concezione – ovvero di migliorare la trasparenza e la responsabilità e di informare le decisioni degli investitori – il progetto e l’implementazione delle normative sta lasciando molto a desiderare.

Il risultato è stato una continua confusione e incoerenza nell’applicazione da parte del mercato, che ha alimentato lo scetticismo e le accuse di greenwashing nonché le richieste di un maggiore controllo normativo da parte delle autorità di regolamentazione.

Tuttavia, pur con tutte le sue sfide, la spinta normativa ESG si sta vedendo nella necessità per gli investitori di distinguere meglio se l’ESG viene considerato nelle decisioni di investimento come parte di una gestione del rischio (la cosiddetta “materialità unica”, o “single materiality”, che riguarda l’impatto del mondo esterno su un’azienda) o per generare un impatto positivo sul mondo reale (“doppia materialità”, dove il focus è sull’impatto dell’azienda sul mondo esterno).

La novità di quest’anno sul fronte normativo è stata rappresentata dall’ingresso degli Stati Uniti nel metaforico giro dell’ESG, con la Securities and Exchange Commission (SEC) che si è avventurata nel condividere le proprie riflessioni su come le aziende dovrebbero divulgare sul cambiamento climatico, e l’esame dell’Autorità delle pratiche ESG dei gestori patrimoniali, che in alcuni casi ha portato all’imposizione di sanzioni finanziarie. Data l’esitazione nell’adozione dell’ESG da parte degli Stati Uniti rispetto ai Paesi europei, e l’importanza del mercato statunitense, che rappresenta una delle più grandi economie di consumo del mondo e quasi il 60% delle quotazioni mondiali, questo cambiamento non può essere sottovalutato.

In effetti, si è passati da un fenomeno ESG regionale a un fenomeno di massa. 

In futuro, secondo il team di BlueBay, ci saranno sempre più tensioni normative in riferimento all’ESG, con diverse motivazioni e differenze di vedute su come bilanciare un approccio basato sui principi rispetto a quello basato sulle regole.

Per quanto riguarda le controversie, va sottolineato che la concretizzazione di tale rischio aumenta man mano che si continua a legiferare sui vari aspetti dell’ESG. Sul fronte societario, le aziende dei settori ad alto impatto di carbonio si trovano ad affrontare azioni legali sulle loro pratiche climatiche e, per quanto riguarda i governi, il problema è venuto drammaticamente alla luce dopo che la strategia climatica del governo britannico è stata dichiarata illegale in seguito all’azione di un’associazione di diritto ambientale che ha portato con successo il caso in tribunale. Questo concetto di contenzioso sul cambiamento climatico potrebbe accelerare nel corso del tempo, man mano che vengono presi impegni su questo fronte.

Divulgazione e rendicontazione

Strettamente legato alle iniziative di regolamentazione (tra cui il regolamento SFDR dell’UE e il requisito del Regno Unito per la divulgazione obbligatoria del TCDF sul clima), il tema della divulgazione e della rendicontazione ESG ha visto quest’anno un’altra importante accelerazione con gli sforzi per standardizzare la rendicontazione ESG delle aziende. Mentre gli investitori hanno storicamente una serie di modelli di divulgazione ESG volontari e differenti, a cui gli emittenti sono chiamati a riferire, l’iniziativa dell’International Sustainability Standards Board (ISSB) volta a sviluppare un quadro di riferimento volontario globale per gli investimenti è, secondo il team di BlueBay, un passo nella giusta direzione.

In prospettiva, secondo gli esperti di BlueBay, questo tema diventerà sempre più tecnico e dominato da una serie di sfumature, ma alla fine porterà a una chiara distinzione tra rendicontazione su rilevanza “singola” o “doppia” (“single” o “double materiality”). Tradizionalmente, l’attenzione si è concentrata sulla prima, ma con le crescenti sfide ambientali e sociali che il mondo deve affrontare, la seconda sta assumendo un interesse crescente.

La politicizzazione dell’ESG

La diffusione dell’ESG ha creato una nuova dinamica, per cui coloro che prima ignoravano la questione ora non possono più farlo e, dovendo confrontarsi con il problema, hanno scoperto di non gradire ciò che vedono in termini di cambiamento richiesto. Il risultato è stato una marcata retorica anti-ESG, che ha portato a sua volta a una politicizzazione dell’ESG su linee ideologiche e culturali, e a paragoni con il capitalismo selvaggio.

Questa dinamica sta portando a crescenti tensioni e divisioni, dato che le persone si schierano senza una valutazione ponderata, e, cosa ancora più allarmante, si sta riversando sulle politiche e sulla normativa. Un esempio evidente è quello degli Stati Uniti, dove le posizioni sull’ESG sembrano essere polarizzate tra repubblicani e democratici.

Ma la verità è che la considerazione dell’ESG non ha a che fare con la politica, né con la cultura, ma riguarda in ultima analisi l’economia, le questioni sociali e planetarie a lungo termine. Deve essere, pertanto, al centro del concetto di “business as usual”.

Per questo, il team di BlueBay auspica che questo tipo di polemica sia di breve durata e  osserva che,  per quanto dolorosa e poco costruttiva, in qualche modo al di là delle posizioni ha il merito di aver portato il tema della sostenibilità al centro del dibattito.

La militarizzazione dell’ESG

Prima del conflitto tra Russia e Ucraina, il termine “militarizzazione” era usato in ambiti piuttosto definiti, ma in tempi più recenti ha acquisito un significato più ampio, per esempio per descrivere come Putin stia usando l’energia e il cibo per ricattare il resto del mondo affinché ceda alle sue richieste e interrompa le sanzioni.

Analogamente, il termine è stato adottato anche per descrivere il modo in cui la confusione delle posizioni pro sostenibilità con l’ideologia politica sta portando ad azioni per controllare il modo in cui l’ESG viene applicato. Ancora una volta, gli Stati Uniti ne sono un esempio perfetto, dal momento che Biden e le autorità di regolamentazione, come la SEC, vengono ostacolati nell’introduzione di leggi sul cambiamento climatico con argomenti che sfruttano spesso il concetto di militarizzazione.

Il successo e la persistenza di questa tendenza saranno legati alla velocità con cui l’ESG riesca a emanciparsi da posizioni politiche e approcci idelogici. Sfortunatamente, c’è la sensazione che per il resto dell’anno e potenzialmente anche per il prossimo questa tendenza permanga.

Le prospettive per l’ESG

Sebbene lo scenario descritto da BlueBay possa sembrare piuttosto negativo e cupo, almeno guardando a quanto accaduto finora nel 2022, c’è ancora molto margine di manovra. Gli elementi circostanziali che all’inizio dell’anno hanno agito come una distrazione e hanno ostacolato alcuni livelli di progresso dovrebbero avere un orazione di durata di breve-medio termine. Il tempo delle reazioni impulsive è ormai passato. Inoltre, eventi importanti all’orizzonte dovrebbero fungere da fattori chiave per far progredire l’agenda ESG. C’è ancora spazio per tornare a fare progressi.