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Investimenti ESG

Investimenti ESG: cosa sono e quali scegliere

Con la crescente sensibilità di istituzioni, aziende e cittadini verso i temi legati alla sostenibilità, negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio boom degli investimenti ESG. È ormai diffusa, infatti, la consapevolezza della necessità di un nuovo modello di sviluppo più inclusivo. Gli investitori, inoltre, riconoscono il fatto che le società più sostenibili sono anche quelle meno volatili nei periodi di crisi dei mercati, perché dotate di una gestione del rischio più efficiente e, quindi, di un portafoglio più resiliente.

“La nostra convinzione è che le aziende ottengono risultati migliori quando sono consapevoli del loro ruolo nella società e agiscono nell’interesse dei loro dipendenti, clienti, comunità e azionisti”. Questo è quanto si legge in un documento pubblicato da BlackRock a marzo 2021 per indicare le priorità di investimento del più grande asset manager al mondo.

Il termine ESG (Environmental, Social, Governance), però, non è nuovo: è stato coniato per la prima volta nel 2005 in occasione della conferenza “Who Cares Wins”, dove si sono riuniti i principali protagonisti del mondo della finanza per esaminare il ruolo dei driver di valore ambientale, sociale e di governance (ESG) nella gestione patrimoniale e nella ricerca finanziaria.

Cosa sono gli investimenti ESG

Il quadro di riferimento per gli investimenti ESG sono l’Agenda 2030 e gli SDGs delle Nazioni Unite, che hanno l’obiettivo di affrontare le sfide più grandi che affliggono il pianeta (fame nel mondo, accesso all’istruzione, zero povertà, salute e benessere, parità di genere). L’investimento ESG, quindi, è un modo di investire sostenibile che prende in considerazione l’ambiente e il benessere umano, oltre che gli aspetti meramente finanziari. 

Esistono una serie di criteri di misurazione delle attività ambientali, sociali e della governance di un’organizzazione che si concretizzano in un insieme di standard operativi a cui si devono ispirare le politiche aziendali per garantire il raggiungimento di determinati risultati di sostenibilità. Questi criteri vengono poi utilizzati dagli investitori per valutare e decidere le loro scelte di allocazione del capitale.

Analizzando l’acronimo, possono essere riferite alla “E” tutte le attività di un’azienda nell’ambito ambientale; la “S” indica l’aspetto sociale e i criteri ad essa collegata esaminano l’impatto di un’organizzazione nel contesto della comunità in cui opera; la “G” di Governance, infine, riguarda i temi della gestione aziendale, che deve essere ispirata a buone pratiche e a principi etici. Come è emerso chiaramente dalla ricerca Sustainability goes Mainstream realizzata dalla società di gestione BlackRock, in questo momento tra i tre criteri prevale la dimensione ambientale (che secondo l’analisi nei prossimi 3-5 anni passerà dall’88 all’89%) rispetto alla “S” (dal 52% al 58%) e alla “G” (si prevede in questo caso una diminuzione dal 60% al 53%)

Quali sono gli investimenti ESG

Presi in considerazione, inizialmente, solo dagli investitori istituzionali, oggi, grazie all’espansione dei prodotti finanziari sostenibili, dei dati a disposizione e dei team dedicati, gli investimenti ESG sono diventati alla portata anche degli investitori retail. È possibile infatti creare un portafoglio che includa, per esempio, fondi ESG o ETF ESG in linea con le preferenze e richieste di allocazione del capitale di ciascun investitore.

Fondi ESG

“Dal 10 marzo 2021”, si legge sul sito della società di servizi finanziari Morningstar, “giorno dell’introduzione del regolamento SFDR sull’informativa sulla sostenibilità nei servizi finanziari, è esploso il numero di fondi tradizionali che hanno assunto una veste ESG”. 

Secondo i dati di Morningstar, a fine dicembre 2021 il patrimonio nei fondi articolo 8 e 9 superava i 4 mila miliardi di euro (il 42,4% del mercato europeo).  I fondi europei ESG erano 4.461 in Europa (+40% rispetto alla fine del 2020), ma il numero sale se si fa riferimento alla classificazione SFDR (6.659), di cui la maggior parte (25,2%) è articolo 8 e il restante 3,4% articolo 9. Sempre tenendo in considerazione la definizione di Morningstar, i fondi ESG globali a fine anno erano 5.932, di cui il 75% nel Vecchio continente e solo il 9% negli Stati Uniti. 

Il patrimonio mondiale dei fondi ESG era di 2,74 mila miliardi di dollari (l’81% è allocato in Europa e il 13% oltre oceano).

Patrimonio dei fondi sostenibili per regioni del globo (dati trimestrali in miliardi di dollari)

Fonte: Morningstar Direct. Dati aggiornati a dicembre 2021.

Cosa sono i fondi ESG

I fondi sostenibili investono le proprie quote in aziende ritenute socialmente responsabili, ossia che rispettano l’ambiente e la società. Quindi, quando costruiscono il portafoglio di titoli, questi fondi non guardano solo aspetti di tipo finanziario, ma prendono in considerazione anche i fattori ESG. 

Per scegliere le aziende, i gestori dei fondi ESG adottano alcuni criteri comuni: l’esclusione delle società che trattino prodotti come tabacco, armi, pornografia, alcol, petrolio che sono in forte contrasto con gli obiettivi volti alla tutela della società e dell’ambiente; la sensibilizzazione del management aziendale sulle tematiche ESG; la verifica che l’azienda si appoggi ad agenzie di rating, oltre ad analisi e dati interni. 

I fondi ESG, come quelli tradizionali, si differenziano principalmente per asset class, azionariato, reddito fisso, multi-asset e investimenti tematici, ma anche per composizione del team di gestione dei portafogli, strategia e mission di riferimento. 

I migliori fondi ESG

Secondo MainStreet Partners, società di consulenza specializzata in ESG Advisory, i migliori fondi ESG 2022 rientrati nella classifica “ESG Champions” sono: Mirova Global Sustainable Equity, miglior fondo azionario globale, mentre il primato europeo è spettato al Candriam Sustainable Equity Europe; il migliore globale del reddito fisso è Swisscanto Bonds Fund Sustainable Global Credit, mentre il migliore europeo è Robeco Euro SDG Credits; il miglior fondo multi tematico è Blackrock Global Impact; infine, il miglior fondo per la transizione climatica è BNP Paribas Energy Transition. Nella classifica, infine, anche l’italiano Eurizon Fund- Absolute Green Bonds, giudicato da MainStreet Partners come miglior fondo obbligazionario verde. 

ESG Champions 2022

Fonte: MainStreet Partners.

Il fondo della società di asset management parte del gruppo Intesa Sanpaolo è stato premiato anche agli ESG Investing Awards 2022, vincendo su 345 società americane, britanniche ed europee.

ETF ESG

Gli exchange-traded fund (ETF) sono fondi o SICAV negoziati in Borsa, come le normali azioni, ma hanno la peculiarità di essere a gestione passiva. Hanno come obiettivo, infatti, quello di replicare la performance dell’indice benchmark, che sono indici noti sul mercato, non hanno scadenza e sono quotati in Borsa in tempo reale. Inoltre, la gestione passiva a differenza di quella attiva, abbatte i costi degli analisti (che non sono necessari). 

Negli ultimi anni, la strategia passiva ha visto una rapida espansione dell’ESG, quindi sempre più ETF si sono basati su indici elaborati integrando criteri ambientali, sociali e di governance nella selezione dei titoli. Basti pensare che, secondo un’analisi di Morningstar, nell’ultimo trimestre 2021, il 73% dei flussi totali di ETF è stato indirizzato su quelli ESG e nell’intero anno hanno catturato oltre la metà della raccolta, ossia 82 miliardi (+40% rispetto al 2020). La loro quota sul patrimonio complessivo è del 17,4% (244 miliardi). 

Flussi negli ETF sostenibili in % del totale della raccolta

Fonte: Morningstar Direct. Dati aggiornati a dicembre 2021.

Cosa sono gli ETF ESG

Come nel caso degli investimenti a gestione attiva, anche gli ETF ESG prendono in considerazione solo gli emittenti che rispettano determinati criteri ESG. 

Gli ETF ESG, in particolare, possono combinare una serie di diversi ETF in un solo portafoglio, permettendo di diversificarlo in un unico investimento. Inoltre, data la loro peculiare economicità, possono consentire di investire in modo sostenibile nel lungo periodo e ad un range più ampio di investitori. 

Quindi, gli ETF ESG permettono di costruire un portafoglio diversificato e a basso costo, che contempla aziende con alti punteggi ESG. 

I migliori ETF ESG 

Sebbene siano ancora le strategie attive a dominare gli investimenti considerati ESG sulla base del regolamento SFDR, anche quelle passive stanno crescendo ad un ritmo incalzante: ad oggi, secondo i dati emersi dalle ultime analisi di Morningstar, il patrimonio totale degli ETF sotto gli articoli 8 e 9 è pari a circa 200 miliardi di euro

Secondo quanto emerge dalla ricerca, inoltre, c’è una sostanziale differenza tra gestione attiva e passiva nell’allocazione degli asset: per i passivi, infatti, la quota di mercato riferita all’articolo 9 è maggiore a quella dell’articolo 8. Secondo gli analisti di Morningstar, questo è dovuto al sempre maggior numero di strumenti indicizzati di grandi dimensioni che replicano gli indici climatici europei (Climate transition e Paris-Aligned benchmark).

Nel corso del 2021, i primi 15 ETF ESG per patrimonio gestito tra quelli registrati alla vendita in Italia a cui Morningstar ha assegnato cinque stelle hanno visto Amundi e Lyxor primeggiare. 

Fonte: Morningstar Direct. Dati aggiornati a dicembre 2021.

Sempre secondo Morningstar, nel 2021 i 10 più grandi ETF per patrimonio gestito con i rating ESG più alti in Europa sono quelli indicati nella tabella di seguito. 

Fonte: Morningstar Direct. Dati aggiornati a dicembre 2021.

La rapida crescita degli ETF sostenibili, quindi, pare non arrestarsi. Anche i dati emersi da uno studio di Bloomberg sembrano confermarlo: gli ETF ESG, infatti, dovrebbero raggiungere entro il 2025 a livello globale 1 trilione di dollari.

Fonte: Bloomberg, Agosto 2021.

Fondi o ETF ESG: quale scegliere 

Sia i fondi che gli ETF consentono di investire somme modeste e sono quindi accessibili anche ai piccoli investitori. Entrambi, inoltre, sono degli ottimi strumenti per diversificare il portafoglio di investimento. Tuttavia, vi sono alcune differenze sostanziali tra le due categorie di investimento, estendibili chiaramente anche al comparto ESG. 

Prima di tutto, dato che l’obiettivo degli ETF è unicamente quello di replicare la performance dell’indice di riferimento, consentono agli investitori di indirizzare in modo immediato il capitale verso il mercato di interesse. Inoltre, il fatto che si riferiscano ad indici conosciuti, rende gli investitori perfettamente consapevoli dei rischi e dei rendimenti a cui vanno incontro. Altre caratteristiche degli ETF sono: flessibilità, perché non hanno scadenza e sono quotati in Borsa in tempo reale; economicità, perché la gestione passiva permette di abbattere i costi della gestione attiva (intermediari finanziari) e quelli connessi alla distribuzione; eliminazione del rischio emittente, perché sono esclusivamente di proprietà dei possessori delle quote. 

In linea di massima, quindi, investire in ETF risulta un processo più immediato e facile rispetto ai fondi comuni d’investimento: tuttavia, sebbene i fondi richiedano delle spese di commissione e di gestione non indifferenti, restano degli investimenti più solidi e più adatti al lungo periodo. Inoltre, potendo contare sull’esperienza dei consulenti finanziari, coloro che investono in fondi a gestione attiva godono di più garanzie. 

In conclusione, in entrambi in casi serve cautela ed esperienza e, nel caso di fondi ed ETF ESG, bisogna considerare anche la capacità di individuare le società realmente sostenibili e che non ricorrono a pratiche di greenwashing. Per questo motivo, per quanto riguarda gli investimenti ESG, è sempre necessario tenere bene in considerazione i criteri, le normative e i metodi di standardizzazione di riferimento. 

Perché scegliere investimenti ESG? Ecco tre motivi per investire 

Le aziende che non adottano strategie di business sostenibili possono aspettarsi meno investimenti. Questa opinione, condivisa da tutti gli addetti ai lavori, rispecchiano una verità che ormai è evidente agli occhi di tutti gli attori del mondo della finanza: non si può più ignorare il fatto che gli investimenti sostenibili sono e saranno sempre più diffusi. Ecco perché oggi è ancora più importante orientare i propri investimenti verso le aziende che rispettano i criteri ESG. Tra le ragioni principali che spingono gli operatori finanziari a prestare sempre più attenzione ai temi ESG, tre sono di vitale importanza. 

Impatto positivo sul pianeta

Prima di tutto si sceglie di investire in società che impostano le proprie politiche aziendali a tutela dell’ambiente per avere un impatto positivo sul pianeta. Così facendo, inoltre, si evita di andare incontro ai rischi legati al cambiamento climatico, perché le aziende sono più pronte e preparate nell’affrontarli e, pertanto, più resilienti e meno soggette alla volatilità del mercato. Le strategie di investimento sostenibile, quindi, agevolano la tutela dei portafogli di investimento contro i rischi normativireputazionali e legali connessi agli aspetti climatici.

Rendimento finanziario migliore

In secondo luogo, è ormai evidente da numerose ricerche che le aziende che hanno alti punteggi nei parametri ESG sono quelle che mostrano un andamento finanziario migliore nel tempo. In particolare, la ricerca “ESG and Financial Performance” pubblicata nel 2021 e frutto di una collaborazione tra il Rockefeller Asset Management, Casey Clark e il NYU Stern Center for Sustainable Business, esamina la relazione tra ESG e le performance finanziarie mettendo a confronto più di 1.000 studi di ricerca tra il 2015 e il 2020. Il risultato è una correlazione nella maggior parte dei casi positiva, solo una scarsa percentuale dei 245 studi presi in esame ha individuato una relazione negativa. 

Fonte: NYU Stern Center for Sustainable Business, 2021.

Diversificazione e decorrelazione dei portafogli

Infine, nel caso degli investimenti sostenibili la diversificazione e la decorrelazione dei portafogli è superiore ad altre tipologie di gestioni e questo garantisce più stabilità. “I fondi ESG non solo hanno portafogli diversificati al loro interno, ma soprattutto hanno comportamenti differenti, i portafogli non si somigliano, sono eterogenei fra loro e questo assicura una stabilità del sistema in futuro in caso di evento sistemico”, affermava il professore di “Tor Vergata” Rocco Ciciretti in una ricerca presentata alla settimana SRI 2020.