Consulenti finanziari e investitori parlano ancora un’altra lingua in tema di investimenti sostenibili. È quanto emerge dal rapporto Consob–Università RomaTre Report Mirroring 2024 (disponibile qui), che analizza la relazione consulente-cliente rispetto alla questione specifica degli investimenti sostenibili. L’obiettivo della ricerca è quello di cogliere eventuali disallineamenti informativi e conoscitivi tra consulenti finanziari e clienti, per migliorare la consulenza sugli investimenti ESG.
In effetti, in tema di investimenti sostenibili, il livello di allineamento delle vedute di professionisti e risparmiatori è ancora carente. Da un lato, ci sono temi come l’approccio agli investimenti e la percezione dei benefici legati all’interazione con il consulente, dove si osserva una maggiore sintonia tra le parti. Dall’altro, invece, come nel caso della questione degli ostacoli a investire nella sostenibilità, la percezione di consulenti e investitori non combacia. I clienti, infatti, lamentano per lo più scarse informazioni disponibili, carenza nell’offerta di prodotti ESG e informazioni dubbie sulle prospettive di rendimento. Per i consulenti, invece, a causare le barriere principali agli investimenti sostenibili è il timore del greenwashing.
È curioso, tuttavia, che, nonostante vi sia ancora questo generale disallineamento, il consulente è percepito dai risparmiatori come il punto di riferimento principale in fase di acquisizione di informazioni utili sugli investimenti sostenibili. Un aspetto che denota quanto sia importante cercare di colmare queste lacune, per soddisfare le aspettative degli investitori e migliorare la qualità della consulenza.
“Considerato il ruolo cruciale assolto dall’industria nell’informare i risparmiatori e nel promuovere presso di loro l’interesse verso gli investimenti sostenibili, è utile analizzare le evidenze sulle dinamiche in atto nel settore della consulenza e, in particolare, nella sfera dell’interazione tra i professionisti della consulenza e i loro clienti”, si legge a inizio rapporto.
L’analisi si basa su un questionario somministrato – tra settembre e dicembre 2023 – a due campioni paralleli, costituiti rispettivamente da consulenti finanziari e da loro clienti/investitori (indagine a specchio o mirroring). Attraverso un confronto tra le opinioni degli investitori – così come percepite dai consulenti finanziari – e le opinioni effettivamente dichiarate dai clienti, l’indagine approfondisce diversi profili attinenti all’interazione tra professionista e cliente (sezione 1 del rapporto), alla conoscenza e alla diffusione degli investimenti sostenibili (sezione 2) ai fattori che possono promuovere la diffusione di tali opzioni di investimento (sezione 3).
Di seguito riportiamo i risultati della sezione 2 e 3.
Indice
Conoscenza e diffusione degli investimenti sostenibili
Come anticipato, la seconda sezione del rapporto approfondisce i temi connessi alla conoscenza e alla diffusione di investimenti sostenibili. Tramite le domande sono state raccolte informazioni in merito a: la sensibilità verso i temi ESG, la conoscenza delle principali nozioni di finanza sostenibile, l’interesse verso i prodotti di investimento sostenibili e l’allocazione preferita, la detenzione di tale tipo di prodotti e il ruolo svolto dal consulente nella scelta.
Preferenze verso i fattori ESG
Per quanto concerne la sensibilità verso i fattori ESG e le preferenze dell’investitore verso uno o più di tali fattori, la cui rilevazione è recentemente diventata parte integrante della profilazione della clientela (MiFID II), lato investitori si osserva che il 51,6% dà maggiore priorità alla sfera ambientale, mentre il 49,9% a quella sociale e il 32,7% alla governance. Percentuali che non combaciano con ciò che pensano i consulenti, che ritengono che il 22,4% dei risparmiatori attribuisca importanza all’ambiente, il 13,1% all’ambito social e alla governance il 6,1%. L’ambiente, invece, è una priorità per il 63,1% dei professionisti, l’area social lo è per il 61,2% e la governance per il 47,8%.
La lettura aggregata delle risposte mette in luce che i temi ambientali e sociali sollecitano la sensibilità della maggior parte degli intervistati (sia clienti sia consulenti), mentre i temi riferiti al buon governo societario registrano una preferenza più contenuta, in particolare da parte degli investitori. Inoltre, la percezione dei consulenti relativa alla rilevanza attribuita dai propri clienti a ciascuno dei fattori ESG sembra riflettere una parziale sottostima dell’attenzione che questi ripongono nei temi della sostenibilità.
Conoscenza delle principali nozioni di finanza sostenibile
La conoscenza di talune nozioni riferite alla finanza sostenibile – e delle obbligazioni verdi, in particolare – costituisce un evidente punto di attenzione per il consulente. Nell’ambito del campione coinvolto nell’indagine mirroring, oltre il 60% degli investitori risponde correttamente alle domande volte a valutare la conoscenza dei fattori ESG, dei cosiddetti green bond e del concetto di greenwashing.
E la percezione dei consulenti in merito alla familiarità dei propri clienti rispetto alle nozioni riportate non è, nell’insieme, particolarmente lontana da quella effettiva. Nella misurazione dell’allineamento pesano, tuttavia, sia una diffusa tendenza dei professionisti a sottostimare la comprensione del concetto di greenwashing da parte degli investitori sia la cospicua quota di intervistati che hanno scelto di non esprimersi in merito alla veridicità delle nozioni proposte.
Interesse verso gli investimenti sostenibili
In merito al potenziale interesse verso gli investimenti sostenibili, gli intervistati esibiscono un orientamento deciso e favorevole: il 79% dei clienti desidererebbe che una percentuale del proprio patrimonio fosse normalmente destinata a investimenti sostenibili, mentre solo l’8% dichiara di non nutrire tale propensione. I consulenti indicano percentuali esattamente sovrapponibili, per cui è un tema su cui Consob e Roma Tre rilevano un certo allineamento.
Investimenti sostenibili: l’allocazione ideale
Riguardo alla percentuale del portafoglio che l’investitore vorrebbe eventualmente impiegare in prodotti finanziari sostenibili, emerge dal rapporto un’elevata disponibilità a destinare parti consistenti delle proprie disponibilità a prodotti che soddisfino i criteri ESG. Il 41% degli investitori, infatti, allocherebbe verso questi prodotti risorse pari a una percentuale del proprio portafoglio tra il 40% e il 100%. Tali preferenze, sottolineano i ricercatori, sono colte dai consulenti, che rispondono indicando percentuali molto simili.
Diffusione degli investimenti sostenibili
Analizzando gli investimenti effettivi destinati a prodotti ESG, il rapporto osserva che l’83% dei consulenti finanziari dichiara di averne nei portafogli che gestisce. Nel caso degli investitori, invece, questa percentuale scende al 55%.
Tuttavia, quando viene chiesto ai consulenti quale percentuale del portafoglio detengono in prodotti ESG i propri clienti, il 24% dei professionisti ritiene che al massimo il 25% dei propri clienti possieda ora investimenti sostenibili, a fronte di circa il 4% di investitori che dichiara di averli, indicando un certo margine di disallineamento tra il dichiarato dei clienti e il percepito dei consulenti. Secondo gli autori del report, tale disallineamento si può imputare in gran parte alla limitata consapevolezza degli investitori in merito ai titoli inclusi nel proprio portafoglio.
Proposta di investimenti sostenibili
Uno scostamento ancora più ampio si nota con riferimento alla proposta di investimenti sostenibili: il 47% dei clienti afferma di aver ricevuto proposte su opzioni di investimento sostenibili dal professionista di riferimento, a fronte del 69% indicato dai consulenti. Anche in questo caso, la causa sarebbe la limitata consapevolezza dei risparmiatori, tenendo conto che oltre il 20% degli investitori non ha un ricordo preciso in merito ai consigli ricevuti.
I driver dell’investimento sostenibile
L’approfondimento sui driver dell’investimento sostenibile presente nel report si basa su quattro domande: le priorità nelle scelte di investimento, i fattori che disincentivano gli investimenti ESG, quelli che li incentivano e le fonti informative sugli investimenti sostenibili.
Priorità nelle scelte di investimento
Quando viene chiesto agli investitori di valutare quale priorità assegnare ai profili di sostenibilità rispetto alle prospettive di performance dell’investimento, il 54% dichiara che sarebbe interessante a parità di rendimenti offerti da opzioni alternative presenti sul mercato. Per il 30% dei clienti, invece, la propensione a investire sostenibile non verrebbe meno neanche in caso di rendimenti inferiori, mentre solo il 12% valuterebbe tali investimenti soltanto se offrissero rendimenti superiori.
Dato che i consulenti ritengono che il 75,6% dei clienti sarebbe disposto a investire nella sostenibilità a parità di rendimenti, secondo i ricercatori i professionisti tendono a sovrastimare la priorità assegnata dai propri clienti agli aspetti finanziari.
Fattori che disincentivano l’investimento ESG
In merito ai fattori che possono disincentivare la diffusione di prodotti sostenibili, gli investitori indicano, in primis, l’inadeguatezza delle proprie conoscenze o la scarsità di informazioni disponibili. In secondo luogo, i clienti lamentano un’offerta di prodotti ancora limitata. Una percentuale significativa di consulenti appare nel complesso consapevole di quanto scarse conoscenze e scarsa informazione possano frenare l’interesse degli investitori. I professionisti, tuttavia, appaiono inclini a sottostimare la percezione che i clienti hanno della inadeguatezza della gamma di opzioni disponibili e a sovrastimare il timore del greenwashing.
I fattori che incoraggiano l’investimento ESG
Tra i fattori che potrebbero incoraggiare gli investimenti sostenibili, la disponibilità di informazioni attendibili in merito all’effettivo conseguimento degli obiettivi ambientali e sociali legati ai prodotti è il primo tra quelli indicati dagli investitori. Tale elemento è segnalato anche dai consulenti come principale driver sia dell’interesse da parte dei clienti sia della propria propensione a consigliare tale tipo di investimenti. Tra i fattori più rilevanti per i clienti seguono, poi, migliori prospettive di performance, una certificazione attendibile della sostenibilità degli impieghi e una definizione più chiara di “investimento sostenibile”. I consulenti, invece, sono propensi a ritenere che i clienti assegnino più peso alla sensibilità personale verso i fattori di sostenibilità. I professionisti sembrano, al contempo, sottostimare l’importanza che gli investitori riconoscono all’affidabilità dell’intermediario finanziario e all’articolazione della gamma d’offerta sostenibile.
Fonti informative sugli investimenti sostenibili
Per quanto riguarda, infine, la fase di acquisizione di informazioni utili sugli investimenti sostenibili, il consulente finanziario resta il punto di riferimento principale. In seconda battuta i clienti dichiarano che preferirebbero ricevere informazioni tramite altre fonti considerate affidabili, quali i documenti informativi di prodotto, le brochure o il materiale promozionale predisposto da emittente e distributore, il sito dell’intermediario finanziario. I professionisti sembrano invece sovrastimare l’affidamento dei propri clienti a mezzi di informazione generalisti (radio/TV/giornali), social media (quali Youtube, Twitter) e financial community.