Non si arresta il contrasto di alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, verso i nuovi standard di emissione Euro 7 per i motori delle auto. Assieme a Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria, l’Italia ha inviato un documento alla Commissione europea per illustrare le preoccupazioni sul disegno di regolamento di Bruxelles che dovrebbe entrare in vigore a luglio 2025. In particolare, secondo le otto capitali, la proposta europea “non appare realistica e rischia di avere degli effetti negativi sugli investimenti nel settore già impegnato nella transizione verso l’elettrico”.
“I requisiti per i nuovi standard di emissione Euro 7 devono essere considerati nel più ampio contesto legislativo dell’UE” hanno evidenziato gli otto Paesi, facendo in particolare riferimento alla recente ratifica dello stop ai motori a diesel e benzina a partire dal 2035.
Un’opinione, quella degli otto, che non lascia spazio a negoziazioni: “In generale”, scrivono nel documento, “ci opponiamo a qualsiasi nuova norma sulle emissioni di gas di scarico (compresi nuovi requisiti di test o nuovi limiti di emissione) per auto e furgoni poiché distoglierebbe gli investimenti del settore” per centrare l’obiettivo del 2035.
I firmatari hanno inoltre precisato di percepire “l’importanza di migliorare le performance in termini di emissioni che saranno ancora rilevanti dopo il 2035, in particolare per le particelle legate all’abrasione (freni e pneumatici), in quanto consentiranno al settore di concentrarsi sulle emissioni che saranno ancora prodotte dai veicoli elettrici dopo 2035”.
In base alla normativa europea, auto e furgoni dovranno limitare le emissioni di ossidi di azoto (NOx) a 60 mg/km sia per i motori a benzina che per quelli a diesel. I nuovi standard riguardano le auto immatricolate a partire dal 2025 e i veicoli pesanti a partire dal 2027. Le otto capitali hanno chiesto una proroga delle date di scadenza fissate sostenendo inoltre che è “fondamentale valutare correttamente l’impatto del quadro Euro 7 proposto, anche sul comportamento dei consumatori, e garantire che le nuove norme sulle emissioni siano realistiche rispetto allo stato dello sviluppo tecnico e in termini di analisi costi-benefici”.
A proporre una stima dell’aumento dei costi è stata di recente l’ACEA (European Automobile Manufacturers Association), l’associazione di settore presieduta da Luca de Meo, ceo di Renault, che ha commissionato uno studio alla società di consulenza Frontier Economics. Secondo l’analisi, dal titolo Regulatory costs of Euro 7, i costi diretti incrementali medi dei veicoli Euro 7 (rispetto agli Euro 6/VI) sono in gran parte determinati dai costi di equipaggiamento e di investimento e ammontano a circa 2.000 euro per auto/furgone ICE e a 12.000 euro per autobus/motore diesel. Queste stime sono da quattro a dieci volte superiori a quelle riportate nella valutazione d’impatto Euro 7.