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Discorsi istituzionali

Davos: von der Leyen lancia nuovo piano industriale per la transizione green della UE

Il cambiamento climatico ha già costi elevati e non c’è più tempo da perdere nella transizione a un’economia pulita. L’UE deve migliorare e incrementare i propri investimenti in tecnologia green e innovazione e “conquistare la leadership prima che l’economia dei combustibili fossili diventi obsoleta”, come ha sottolineato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo discorso durante l’incontro annuale del World Economic Forum a Davos. E per far fronte sia alle sfide che attendono le imprese europee sia alle distorsioni del mercato – oltre che “ai tentativi aggressivi della Cina di attrarre la capacità industriale europea” – l’UE ha in serbo un “Piano industriale per il Green Deal“, quindi per facilitare la transizione green dell’Unione Europea.

Il piano mira a fare dell’Europa la patria della tecnologia pulita e dell’innovazione industriale sulla strada verso lo zero netto e si declinerà su quattro pilastri fondamentali: “il contesto normativo, i finanziamenti, le competenze e il commercio” ha dichiarato la von der Leyen.

I quattro pilastri del piano industriale per il Green Deal dell’UE

Il primo pilastro riguarda la velocità e l’accesso agli investimenti in settori critici per raggiungere un’economia a basse emissioni, come l’eolico, il solare, l’idrogeno verde – che sono anche al centro del NextGenerationEU e del REPowerEU.  Per supportare le imprese, sul piano normativo, la Commissione europea proporrà un Net Zero Industry Act, sulla falsariga del Chips Act – l’atto che mobilita oltre 43 milioni di investimenti pubblici e privati per far fronte all’aumento di domanda dei semiconduttori e rafforzare la leadership tecnologica dell’UE.

Non ci sono già numeri precisi sulla manovra annunciata il cui obiettivo, come ha dichiarato la presidente, è quello “di concentrare gli investimenti su progetti strategici lungo l’intera catena di approvvigionamento.” E, in particolare, l’UE cercherà di “semplificare e velocizzare le autorizzazioni per i nuovi siti di produzione di tecnologia pulita” ha aggiunto la von der Leyen.

A questo atto si affiancherà quello sulle materie prime critiche. La transizione, infatti, dipende al momento dalle terre rare, fondamentali per la produzione di energia eolica, l’immagazzinamento dell’idrogeno e le batterie.

“Ad oggi l’Europa dipende per il 98% da un solo Paese, la Cina” ha ricordato la presidente. E la situazione non è diversa per quanto riguarda il litio: “con tre soli Paesi che rappresentano oltre il 90% della produzione, l’intera catena di approvvigionamento è diventata incredibilmente stretta. Questo ha fatto lievitare i prezzi e minaccia la nostra competitività” ha sottolineato.

La risposta dell’UE è quindi l’intenzione di voler migliorare la raffinazione, la lavorazione e il riciclaggio delle materie prime in Europa e di collaborare con i partner commerciali al fine di superare il monopolio esistente. Tra i partner citati dalla von der Leyen ci sono anche gli USA da cui l’UE si sente minacciata a seguito del varo dell’Inflation Reduction Act (IRA) che stanzia quasi 370 miliardi di dollari per la transizione verde e che rischia di attrarre capitali europei soprattutto nel settore della mobilità elettrica.

E in questo clima si instaura il secondo pilastro del Piano industriale per il Green Deal descritto dalla presidente della Commissione che verte sull’incentivare gli investimenti e il finanziamento della produzione di tecnologie pulite per essere competitivi con i sussidi e gli incentivi attualmente disponibili al di fuori dell’UE. A tal fine l’Unione Europea proporrà “modelli semplici di agevolazioni fiscali e aiuti mirati per gli impianti di produzione nelle catene di valore strategiche delle tecnologie pulite, per contrastare i rischi di delocalizzazione derivanti dai sussidi esteri”.

Per il medio termine, quindi, la von der Leyen ha annunciato la creazione di un Fondo sovrano europeo. Si tratterà di una soluzione strutturale per incrementare le risorse disponibili per la ricerca, l’innovazione e i progetti industriali strategici fondamentali per raggiungere il net zero. “Ma dato che ci vorrà un po’ di tempo, studieremo una soluzione ponte per fornire un sostegno rapido e mirato dove è più necessario. A tal fine, stiamo lavorando intensamente a una valutazione dei bisogni” ha sottolineato la tedesca.

Infine, gli ultimi due pilastri riguardano lo sviluppo delle competenze necessarie per realizzare la transizione e la facilitazione di un commercio aperto ed equo a beneficio di tutti. Perchè, come ricorda la von der Leyen, “con una elevata crescita delle nuove tecnologie, avremo bisogno di un forte aumento delle competenze e dei lavoratori qualificati in questo settore. Questo aspetto sarà trasversale a tutte le nostre attività, sia in campo normativo che finanziario”; e perchè “le nostre economie faranno sempre più affidamento sul commercio internazionale, man mano che la transizione accelera per aprire più mercati e accedere ai fattori di produzione necessari all’industria” ma bisogna scongiurare i rischi, al momento molto alti, di un mercato iniquo, in cui paesi come la Cina, che domina la la produzione globale in settori strategici per la transizione come la mobilità elettrica o i pannelli solari, per esempio, incoraggino le aziende ad alta intensità energetica in Europa e altrove a delocalizzare tutta o parte della loro produzione con la promessa di energia a basso costo, bassi costi di manodopera e un ambiente normativo più clemente.