colonnine ricarica Italia E-Motus | ESG news

Mobilità sostenibile

Auto elettriche: Bruxelles aumenta i dazi sui veicoli cinesi, si teme reazione di Pechino

Dopo un’indagine approfondita, la Commissione europea ha stabilito che imporrà dazi aggiuntivi fino al 38,1% sulle auto elettriche cinesi importate a partire da luglio, rischiando ritorsioni da parte di Pechino, che ha già dichiarato che adotterà misure per salvaguardare i propri interessi. L’Italia ha accolto con favore la decisione dell’UE, mentre Berlino (per ragioni commerciali, come vedremo più avanti) ha sottolineato i rischi che potrebbero presentarsi in seguito alla decisione dell’esecutivo europeo.

Questa notizia arriva appena meno di un mese dopo che Washington ha rivelato di voler quadruplicare al 100% i dazi per i veicoli elettrici cinesi. In particolare, la decisione della Commissione nasce dalla convinzione che la catena del valore dei veicoli elettrici cinesi a batteria beneficia di sovvenzioni ingiuste, che stanno causando una minaccia in termini di danni economici ai produttori europei di auto elettriche a batteria.

I dazi individuali che la Commissione applicherebbe ai tre produttori cinesi inclusi nel campione sarebbero:

  • BYD: 17,4%;
  • Geely: 20%;
  • SAIC: 38,1%.

Altri produttori di BEV in Cina, che hanno collaborato all’inchiesta ma non sono stati inclusi nel campione, sarebbero soggetti al seguente dazio medio ponderato: 21%. Tutti gli altri produttori di BEV in Cina che non hanno collaborato all’inchiesta sarebbero soggetti, invece, a un dazio residuo pari al 38,1%. Per esempio, le case automobilistiche occidentali come Tesla e BMW che esportano automobili dalla Cina all’Europa sono considerate cooperanti, ha affermato la Commissione europea, aggiungendo che Tesla, attualmente il più grande esportatore di automobili in Europa dalla Cina, ha richiesto di avere una tariffa separata specifica per l’azienda.

L’imposizione dei dazi aggiuntivi implica miliardi di euro di costi aggiuntivi per le case automobilistiche cinesi in un momento in cui sono alle prese con il rallentamento della domanda e il calo dei prezzi in patria, secondo i calcoli Reuters basati sui dati commerciali dell’UE del 2023. Le case automobilistiche europee, nel frattempo, si trovano ad affrontare l’afflusso di veicoli elettrici a basso costo provenienti dai rivali cinesi. La Commissione stima che la loro quota di mercato nell’UE sia salita all’8% da meno dell’1% nel 2019 e potrebbe raggiungere il 15% nel 2025. I prezzi sono in genere inferiori del 20% rispetto a quelli dei modelli fabbricati nell’UE.

Si tratta di un grande cambiamento nella politica commerciale dell’UE perché, sebbene abbia adottato approcci difensivi già in precedenza verso la Cina, non erano mai giunti a coinvolgere un settore così importante come l’automotive.

Come sottolinea l’agenzia Reuters, le azioni di alcune delle più grandi case automobilistiche europee, che realizzano gran parte delle loro vendite in Cina, sono crollate a causa dei timori di ritorsioni cinesi. Tra l’altro, i dazi previsti dalla Commissione avranno impatti negativi anche su aziende europee come BMW che producono veicoli elettrici in Cina e li vendono poi in Europa.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian ha affermato che l’indagine dell’UE è un “tipico caso di protezionismo” e che i dazi danneggerebbero la cooperazione economica Cina-UE e la stabilità della produzione automobilistica globale e delle catene di approvvigionamento. Pechino, ha aggiunto, prenderà tutte le misure necessarie per “salvaguardare fermamente” i suoi diritti e interessi legittimi.

Pechino ha approvato una legge in aprile per rafforzare la sua capacità di risposta nel caso in cui gli Stati Uniti o l’UE dovessero imporre tariffe sulle esportazioni della seconda economia mondiale. Ha già avviato un’indagine antidumping (il dumping è una procedura di vendita di un bene o servizio su di un mercato estero a un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita o produzione del medesimo prodotto sul mercato di origine al fine di conquistare un nuovo mercato) sulle importazioni di brandy, per lo più di produzione francese, e i produttori francesi di cognac sono “profondamente” preoccupati per ritorsioni per le tariffe sui veicoli elettrici, ha detto mercoledì un ente commerciale.

I dazi provvisori dell’UE dovrebbero essere applicati entro il 4 luglio, mentre l’indagine proseguirà fino al 2 novembre, quando potrebbero essere imposti dazi definitivi, in genere della durata di cinque anni.

Bruxelles ha fatto sapere di aver contattato le autorità cinesi per esplorare possibili soluzioni congiunte a questa problematica.

Tra le case automobilistiche direttamente coinvolte nell’indagine della Commissione, BYD ha rifiutato di commentare, mentre SAIC e Geely non hanno immediatamente risposto alle richieste di commento. È intervenuta sul tema, però, la più grande casa automobilistica europea, Volkswagen, che ha avvertito che gli effetti negativi dei dazi supereranno qualsiasi potenziale beneficio, soprattutto per l’industria automobilistica tedesca. D’altra parte, anche Mercedes-Benz ha sottolineato che la Germania, in quanto nazione esportatrice, non ha bisogno di maggiori barriere al commercio. E BMW, infine, ha dichiarato che le tariffe previste erano “la strada sbagliata da percorrere”.

Nel primo trimestre la Cina ha rappresentato circa il 30% delle vendite delle case automobilistiche tedesche. Secondo Reuters, alcuni economisti sostengono che l’effetto immediato dei dazi aggiuntivi sarebbe molto modesto in termini economici. L’UE ha importato circa 440.000 veicoli elettrici dalla Cina nei 12 mesi terminati ad aprile, per un valore di 9 miliardi di euro, ovvero circa il 4% della spesa delle famiglie per i veicoli. Il Kiel Institute for the World Economy ha previsto che una tariffa del 20% ridurrebbe le importazioni cinesi di veicoli elettrici del 25%, in gran parte controbilanciate da una maggiore produzione in Europa, anche se le case automobilistiche europee non necessariamente riuscirebbero a colmare il divario sulle importazioni.