La COP28 delle Nazioni Unite che si terrà a Dubai dal prossimo 30 novembre al 12 dicembre, ha un problema di comunicazione. A sostenerlo è Vinod Thomas, ex vicepresidente senior della Banca Mondiale.
“La COP28 metterà giustamente in risalto gli impegni che i Paesi devono assumere per decarbonizzare le economie e rallentare il riscaldamento globale. Tuttavia, il vertice dovrebbe anche lanciare una campagna globale per informare l’opinione pubblica e raccogliere sostegno politico, in particolare tra i grandi inquinatori”, si legge nel contributo di Thomas pubblicato sul Financial Times.
Secondo l’ex vicepresidente della Banca Mondiale, il sostegno politico è fondamentale per mobilitare il capitale. È, infatti, in corso un dibattito sui costi che i Paesi dovrebbero affrontare per combattere il cambiamento climatico. Secondo Thomas, “diversi leader dei Paesi sviluppati, in risposta alle preoccupazioni sui costi della decarbonizzazione, stanno facendo marcia indietro“. Tra questi, il Regno Unito che ha annullato la sua decisione di sospendere le nuove piattaforme di trivellazione petrolifera nel Mare del Nord, e lo stato di New York, dove “i regolatori dei servizi pubblici hanno rifiutato l’adeguamento dell’inflazione per l’energia rinnovabile”, e dove “il governatore ha posto il veto ai progetti eolici offshore che si collegano alla rete elettrica di Long Island”.
L’ex vicepresidente della Banca Mondiale, quindi, auspica che la COP28 funga da occasione per l’opinione pubblica di farsi portavoce della necessità di misure urgenti da parte dei Paesi. “Con il sostegno pubblico, arriveranno finanziamenti e tecnologia, sia da parte dei governi, come nel caso delle crisi finanziarie, sia da parte delle imprese e della società, come è accaduto durante la rivoluzione digitale”, si legge nell’articolo del Financial Times.
Secondo Thomas, a minare la capacità comunicativa della comunità internazionale sul tema del cambiamento climatico, sono anche le cause complesse di questo fenomeno, che vanno dai gas serra alle temperature più alte e alle maggiori precipitazioni, fino agli incendi e alle inondazioni estreme che hanno dominato l’estate 2023 in Europa.
“In un tale contesto”, si legge nel contributo di Thomas sul quotidiano britannico, “la campagna di comunicazione della COP28 dovrebbe chiarire come la crescita e la riduzione della povertà siano basate sulla riduzione delle emissioni di carbonio. Ad esempio, se le emissioni continuassero senza sosta, l’economia statunitense potrebbe smettere di crescere nei prossimi decenni a causa della mortalità e della perdita di produttività del lavoro dovute al cambiamento climatico”.
Secondo il vicepresidente della Banca Mondiale, infine, per trovare soluzioni concrete e tempestive, i decisori politici globali e tutti gli individui devono cambiare approccio nella percezione che hanno del cambiamento climatico, che oggi viene visto come una minaccia di lungo periodo, quando invece va affrontato “qui ed ora”. E questo cambiamento deve partire dai maggiori inquinatori al mondo, ovvero Cina, Stati Uniti e India.