Il tanto atteso vertice ONU sul clima, la COP28, è alle porte. Arriva a un anno dalla COP27, ospitata da Sharm El-Sheikh, e a due anni dalla COP26 di Glasgow. L’edizione di quest’anno, che si terrà a Dubai negli Emirati Arabi Uniti, vede un ritorno in Medio Oriente dopo la COP 18 del 2012 in Qatar, a Doha. La scelta degli Emirati come Paese ospitante ha da subito suscitato alcune perplessità legate al fatto che si tratta di uno dei 10 maggiori esportatori di petrolio e gas naturale al mondo. Ma c’è chi, al contrario, vede in questa scelta un modo per coinvolgere maggiormente nella lotta al cambiamento climatico anche i Paesi più responsabili delle emissioni.
Alla COP28 sono state invitate più di 200 nazioni, anche se i leader di molti Paesi come Stati Uniti, Cina e India devono ancora confermare la loro presenza. Al summit, che si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre, parteciperanno anche ONG ambientaliste, think tank e imprese, per contribuire a ripensare e riorientare l’agenda sul clima, partendo sempre, come nel caso delle COP precedenti, dagli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi del 2015 (COP21).
Indice
- 1 Cos’è la COP28
- 2 Perché la COP28 è importante
- 3 Perché la COP28 è considerata controversa
- 4 I temi più importanti della COP28: dalla finanza ai giovani
- 5 I quattro obiettivi della COP28
- 6 Da dove si parte e quali risultati ci si può attendere dalla COP28
- 7 Chi sarà presente alla COP28
- 8 Il nodo dei risarcimenti ai Paesi Emergenti
Cos’è la COP28
Nei tre decenni trascorsi dal vertice di Rio (1992) e dal lancio della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), la Conferenza delle parti della Convenzione (COP) ha convocato ogni anno i Paesi membri (oggi 198) per determinare le ambizioni, le responsabilità e le strategie climatiche dei governi. La ventunesima sessione della COP (COP21) ha portato all’Accordo di Parigi, che ha mobilitato un’azione collettiva globale per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali entro il 2100 e per agire per adattarsi agli effetti già esistenti del cambiamento climatico.
Le Conferenze sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite sono il più alto organo decisionale mondiale sulle questioni climatiche e uno dei più grandi incontri internazionali al mondo.
La COP28, presieduta dal Ceo della compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi ADNOC Sultan Ahmed Al Jaber, vedrà le parti confrontarsi su possibili soluzioni per affrontare il cambiamento climatico, limitare le emissioni e arrestare il riscaldamento globale. Per raggiungere questi obiettivi è necessaria la collaborazione della società civile, dei governi, delle industrie e di tutti i settori.
L’evento di quest’anno, che si svolgerà presso l’Expo City di Dubai, prevede due zone. La prima, la “Zona Blu”, gestita dall’UNFCC e aperta a negoziatori nazionali, delegati osservatori (ONG e agenzie delle Nazioni Unite), media e leader mondiali. La Zona Blu ospita negoziati formali durante le due settimane della conferenza e centinaia di eventi collaterali ufficiali, tra cui tavole rotonde, conferenze ed eventi culturali. La seconda, la “Zona Verde”, è uno spazio gestito e fornito dalla Presidenza della COP28 degli Emirati Arabi Uniti. Offre una piattaforma ai delegati non accreditati, compresi i gruppi giovanili, la società civile, il settore privato e i gruppi indigeni per far sentire la propria voce, promuovendo il dialogo e la consapevolezza sull’azione per il clima.
Perché la COP28 è importante
La necessità di trovare risposte tempestive e concrete ai chiari effetti del cambiamento climatico è sempre più evidente e stringente. Diversi istituti autorevoli a livello globale, inclusa l’IEA (International Energy Agency), sottolineano con forza sempre maggiore l’urgenza di attuare politiche più forti di quelle adottate fino ad oggi per mantenere l’innalzamento della temperatura globale entro 1,5°C.
In uno scenario in cui gli scienziati hanno dichiarato il 2023 come l’anno più caldo mai registrato, vi sono però alcune ragioni specifiche per cui la COP28, rispetto alle precedenti, è di particolare importanza.
Innanzitutto, alla COP28 si chiuderà il bilancio globale dei progressi fatti verso i target di Parigi, il cosiddetto “Global Stocktake” (GST). Istituito dall’Accordo di Parigi, il GST è il primo resoconto dell’impatto delle azioni per il clima adottate dai Paesi membri dell’UNFCC, che include anche una verifica della loro validità per raggiungere gli obiettivi. Qualora vengano riscontrate delle lacune, come sarà probabile, verranno definite le strategie da mettere in pratica per garantire maggiori risultati. Dall’esito del Global Stocktake, quindi, dipende la direzione che prenderà l’azione climatica dei Paesi nei prossimi anni.
Altre ragioni per cui la COP28 è particolarmente rilevante riguardano la questione relativa ai 100 miliardi di dollari che le nazioni più ricche dovrebbero garantire ai Paesi più poveri annualmente, che dovrebbe essere finalmente messa sul tavolo dopo 14 anni dalle promesse fatte (2009).
Un altro evento che ha conferito una certa rilevanza alla COP di quest’anno è la pubblicazione integrale dell’ultimo aggiornamento del 6° Assessment Report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che rappresenta ad oggi il quadro di riferimento scientifico più autorevole su cui impostare le politiche climatiche.
Infine, secondo alcuni scienziati e osservatori la COP28 sarebbe l’ultima occasione per garantire il raggiungimento dell’obiettivo degli 1,5°C fissato a Parigi, impostando una rotta che inverta quella attuale che prevede un riscaldamento della temperatura globale pari a 2,5°C al 2100.
Perché la COP28 è considerata controversa
Gli Emirati Arabi Uniti sono tra i 10 principali Paesi produttori di petrolio al mondo. A ciò si aggiunge il fatto che il presidente designato della COP28 Sultan Al Jaber è il Ceo della compagnia petrolifera ADNOC, la società petrolifera di Abu Dhabi. Il petrolio, come il gas e il carbone, è un combustibile fossile, e quindi si colloca tra i principali responsabili del cambiamento climatico, per il rilascio dei gas serra che riscaldano il Pianeta, come l’anidride carbonica, durante il processo di combustione per produrre energia. Per tutte queste ragioni, diversi gruppi, per lo più organizzazioni ambientaliste, hanno mostrato forti preoccupazioni per la scelta del Paese ospitante e del presidente della COP di quest’anno, temendo che ciò possa avere degli effetti negativi sull’imparzialità dei dibattiti e cercare di frenare le posizioni più coraggiose. Dal canto suo, Al Jaber sostiene invece di essere nella posizione ideale per spingere all’azione l’industria del petrolio e del gas.
Ma non è solo l’industria dei combustibili fossili a rendere gli Emirati Arabi Uniti controversi. Si tratta, infatti, di un Paese con precedenti in materia di diritti umani, come sottolineato dall’ONG Human Rights Watch che ha ripetutamente avvertito che lo Stato ha “tolleranza zero per il dissenso”.
I temi più importanti della COP28: dalla finanza ai giovani
Sebbene i progressi verso gli obiettivi di Parigi rimarranno al centro dell’attenzione, la COP28 si concentrerà su anche su altre aree chiave. In primo luogo, sull’accelerazione del passaggio a fonti energetiche pulite per ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030. Al centro della COP di Dubai anche il tema dei finanziamenti per l’azione climatica dai Paesi più ricchi a quelli più poveri per discutere un nuovo accordo tra le nazioni. Inoltre, la COP28 promette di mettere la natura e le persone al centro di tutti i negoziati, rendendo al tempo stesso i dibattiti più inclusivi.
Per individuare le migliori soluzioni climatiche e ridurre la sofferenza delle popolazioni e degli ecosistemi più colpiti, alla COP28 si parlerà di tecnologia e innovazione, coinvolgendo governi, aziende, ONG, mondo accademico, investitori e startup.
Altrettanto importante il tema della finanza, che emergerà come un leitmotiv trasversale fondamentale, strettamente intrecciato con la transizione climatica e l’adattamento. Questa dimensione sfaccettata comprende questioni critiche che vanno dalla sicurezza idrica e alimentare all’emancipazione dei giovani, all’uguaglianza di genere, alle dinamiche commerciali, alle energie rinnovabili e ai sistemi resilienti. La mobilitazione di risorse finanziarie e meccanismi di finanziamento innovativi svolgeranno un ruolo fondamentale nella realizzazione della trasformazione sostenibile necessaria per combattere il cambiamento climatico, a partire dalle promesse di finanziamento fatte e non mantenute.
Infine, l’obiettivo dei delegati presenti alla COP28 sarà quello di renderla la COP più inclusiva di sempre. Come? Coinvolgendo nei tavoli di discussione anche chi in genere viene escluso, come i giovani, gli imprenditori, i gruppi di genere e le popolazioni indigene. La mancanza di inclusione, infatti, è un problema sistematico e come tale va affrontato. Inoltre, rispetto a questo tema, è paradossale soprattutto che le generazioni future vengano emarginate dai vertici in cui si prendono decisioni che avranno effetti diretti sul loro futuro. Per questo motivo, sono stati selezionati 100 delegati per il “Programma internazionale dei delegati per il clima dei giovani”, che sarà integrato nel processo COP, con una preferenza per i delegati provenienti dall’elenco dei Paesi meno sviluppati (PMS), dei piccoli stati insulari in via di sviluppo (SIDS), delle popolazioni indigene e altri gruppi minoritari globali.
I quattro obiettivi della COP28
I quattro obiettivi chiave fissati dalla presidenza della COP28 coincidono con i temi più importanti del vertice: l’accelerazione per una transizione energetica giusta, ordinata ed equa; i finanziamenti per il clima; mettere natura, vita e mezzi di sussistenza al centro dell’azione per il clima; mobilitarsi per una COP più inclusiva.
Nel dettaglio, l’obiettivo di accelerare la transizione energetica è destinato a diventare il problema principale, poiché i Paesi rimangono divisi su come affrontare l’uso insostenibile dei combustibili fossili a livello mondiale. L’UE, ad esempio, spingerà per un primo accordo mondiale per eliminare gradualmente l’uso globale di carbone, petrolio e gas. Ma è probabile che altre nazioni respingano questo approccio, compresi i principali produttori di combustibili fossili come l’Arabia Saudita e i Paesi in via di sviluppo che fanno affidamento sui combustibili fossili per far crescere le loro economie. La speranza, sottolineata dalla stessa presidenza, è che però quest’anno si cerchi realmente di raggiungere un accordo ambizioso partendo dai risultati del primo Global Stocktake, il primo bilancio globale sui progressi climatici.
Sul piano finanziario, oltre al fondo Loss and Damage di cui parleremo più avanti, si cercherà di mettere a disposizione degli Stati dei sussidi per eliminare gradualmente i combustibili fossili dai propri processi produttivi. Obiettivo della COP28 è di aumentare l’ambizione climatica per delineare un nuovo quadro finanziario in grado di realizzare la transizione verso il Net Zero in modo inclusivo per tutti i Paesi e le comunità, coprendo l’adattamento, la mitigazione, le perdite e i danni da parte di capitale pubblico, privato e filantropico proveniente da fonti nazionali e internazionali.
Per focalizzarsi su natura, persone, vita e mezzi di sussistenza nella definizione dell’azione per il clima, la COP28 mirerà a promuovere maggiori finanziamenti per l’adattamento e a garantire sostegni economici a chi è stato colpito da impatti climatici a cui non è possibile adattarsi.
Infine, l’inclusione sarà alla base della stessa struttura della COP28, coinvolgendo tutte i soggetti più vulnerabili ed emarginati per garantire anche il loro contributo ai risultati della COP.
Da dove si parte e quali risultati ci si può attendere dalla COP28
La COP28 arriva dopo la COP26 e la COP27, entrambe due conferenze che hanno visto qualche cambiamento nell’azione per il clima a livello globale. Tra i risultati più significativi della COP26, la nascita di un programma di lavoro per definire strategie di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, così come l’istituzione di più fondi per i Paesi in via di sviluppo per aiutarli nel processo di adattamento. Altro importante traguardo della COP di Glasgow, la finalizzazione delle linee guida per l’attuazione dell’Accordo di Parigi. In particolare, il compromesso raggiunto sull’articolo 6 parla di mercati del carbonio che garantiranno una concorrenza leale.
E la COP27? Il traguardo più importante del vertice di Sharm el-Sheik è stata l’istituzione del comitato transitorio per l’accordo sulle perdite e i danni (Loss and Damage), così come la partecipazione dei Paesi africani che fino ad oggi avevano rivestito un ruolo da emarginati nei negoziati internazionali sul clima. Tuttavia, alla COP27 i delegati non sono riusciti a trovare un accordo che imponesse l’eliminazione graduale dei combustibili fossili con un piano concreto. Altro aspetto critico della COP27 è la mancata erogazione dei 100 miliardi di dollari di finanziamenti per investimenti in misure di adattamento climatico promessi dai Paesi industrializzai a quelli in via di sviluppo. Eppure, nonostante la limitata ambizione climatici dei Paesi partecipanti della COP27, al vertice egiziano si è stabilito che i Paesi che non avessero ancora aggiornato gli impegni di decarbonizzazione nei loro Nationally determined contributions (Ndc) come previsto da Parigi, avrebbero dovuto farlo entro il 2023.
Sono tante, dunque, le aspettative sulla COP28. Dalla presentazione dei risultati del Global Stocktake, che si spera indurranno ad accelerare l’azione climatica, all’adozione del quadro sull’adattamento agli impatti del cambiamento climatico definito alla COP27 e previsto dalla COP di Parigi. Ci si aspetta anche, però, che alla convenzione di Dubai vengano compiuti progressi importanti in merito al piano per la sicurezza alimentare e agricola creato alla COP di Sharm el-Sheik, così come rispetto al tema dell’innovazione del sistema agroalimentare, con l’obiettivo di aumentare i finanziamenti da 8 miliardi di dollari a 10 miliardi entro la COP28.
Chi sarà presente alla COP28
Sebbene tanti leader tra gli oltre 200 invitati debbano confermare ancora la loro presenza, Biden avrebbe già riferito in una conferenza a inizio 2023 che parteciperà alla COP28, esortando anche gli altri leader a farlo. Il primo ministro britannico Sunak, invece, ha già confermato la partecipazione, così come Papa Francesco che, secondo la stampa ufficiale del Vaticano, sarà presente dall’1 al 3 dicembre per ribadire appelli, aspettative e speranze già espressi nell’enciclica Laudate Deum.
In totale, al vertice parteciperanno 70.000 persone e i capi di stato saranno in inferiorità numerica rispetto ai delegati delle ONG ambientaliste, dei think tank, dei gruppi religiosi, dei rappresentanti del settore privato e di altre organizzazioni.
Il nodo dei risarcimenti ai Paesi Emergenti
Secondo uno studio di accademici presenti alla COP27, se si vogliono raggiungere gli obiettivi di Parigi, i Paesi in via di sviluppo necessitano di oltre 2.400 miliardi di dollari di investimenti all’anno da destinare all’azione per il clima entro il 2030. Una cifra ingente che ha allarmato la comunità internazionale. Per questo motivo, il finanziamento delle perdite e dei danni per le vittime del clima ha dominato le discussioni alla COP27 e l’accordo per istituire un fondo Loss and Damage è stato celebrato come una grande vittoria alla fine del vertice di Sharm el-Sheik. Ma il comitato transitorio incaricato di raccomandare come il fondo può funzionare finora non è riuscito a raggiungere il consenso, continuando a suscitare polemiche e discussioni a riguardo.
Come detto, è previsto che alla COP28 il comitato formuli raccomandazioni su come rendere operativo il fondo Loss and Damage e la sua prima riunione dovrebbe avvenire entro la fine di marzo 2024. È fondamentale che questo piano d’azione venga rispettato perché affrontare le promesse e gli impegni di lunga data scongiura il rischio di perdita di fiducia nel sistema globale della finanza climatica.