Carbonsink Maggiani CO2 | ESG News

Intervista

Maggiani (Carbonsink): “Non basta la natura, occorre innovazione per rimuovere la CO2”

Come evidenziato dall’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) le azioni messe in campo da aziende e istituzioni non sono nella giusta traiettoria per riuscire a limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C, come auspicato dagli Accordi di Parigi, raggiungere il net zero e frenare gli impatti del cambiamento climatico. Oltre ai noti disallineamenti tra impegni climatici dichiarati e azioni concretamente realizzate, c’è un altro problema. Attualmente, infatti, la maggior parte della rimozione della CO2 dall’atmosfera deriva dalle cosiddette nature-based solutions (NBS), quali per esempio l’afforestazione, la riforestazione o il ripristino degli habitat marini e costieri fragili (blue carbon), che oggi rappresentano il 99,9% di tutte le soluzioni utilizzate. Ma per centrare l’obiettivo net-zero, sia dal punto di vista delle aziende che in generale come esseri umani, e allinearci ai target climatici di Parigi “abbiamo bisogno di soluzioni tecnologiche di rimozione che accelerano o imitano i processi naturali di rimozione del carbonio o estraggono direttamente la CO2 dall’aria” ha spiegato Andrea Maggiani, Founder Carbonsink & Global Tech Strategy Director, South Pole in questa intervista a ESGnews.

Carbonsink, tra i partner della Sustainable Finance Partnership di Borsa Italiana e promotore della Euronext Sustainability Week di questa settimana, assieme a South Pole di cui fa parte, ha aperto le porte a queste nuove tecnologie nascenti- come la cattura diretta di CO2 dall’aria (Direct Air Capture), la rimozione e lo stoccaggio del carbonio da biomassa, la produzione di biochar e Enhanced Rock Weathering – per espandere il proprio portafoglio di soluzioni necessarie nella lotta ai cambiamenti climatici.

“Il mercato è molto nuovo. Essendo all’inizio, i costi sono ancora elevati e attualmente vanno dalle centinaia alle migliaia di dollari a tonnellata. È quindi fondamentale sviluppare il mercato per abbassare i prezzi, aumentando la domanda volontaria in grado di garantire la realizzazione dei progetti, permettendo lo sviluppo delle tecnologie”, ha continuato Maggiani, “Noi di South Pole abbiamo sviluppato la Next Gen CDR Facility, una piattaforma che aiuta le aziende ad acquistare rimozioni tecniche di carbonio di alta qualità e certificate per raggiungere gli obiettivi net zero, fornendo una diversificazione del rischio attraverso un approccio di portafoglio. L’obiettivo è raggiungere 1 milione di tonnellate di rimozioni tecniche di carbonio contrattate da progetti entro il 2025″.

Il rapporto 2023 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change avverte che, sebbene la rapida e profonda decarbonizzazione di tutti i sistemi sia essenziale, non sarà sufficiente. Per rimanere in linea con gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi dovremo rimuovere almeno 3 Gt di CO2 all’anno entro il 2030. Giusto per avere un’idea: nel 2022 quante sono le tonnellate di CO2 rimossa?

Una rapida e profonda decarbonizzazione è necessaria, ma non sufficiente ad affrontare la grande quantità di emissioni passate e future che continueranno ad essere presenti in atmosfera. Per rimanere in linea con gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi e raggiungere il net- zero dobbiamo dunque raggiungere e mantenere emissioni di CO2 globali nette negative. La scienza del clima studia le tecnologie di carbon removal (o CDR, da Carbon Dioxide Removal) da anni e il settore è in fase di sviluppo e sperimentazione per raggiungere il net-zero entro la metà del secolo. Il processo implica la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera e lo stoccaggio duraturo e sicuro in serbatoi naturali o artificiali.

Ad oggi la quantità di CO2 rimossa tramite tecnologie climatiche è ancora esigua rispetto ai livelli necessari. Per comprendere il divario che si sta delineando, l’ultimo rapporto di State of Carbon Dioxide Removal osserva che al momento riusciamo a rimuovere meno di 2 GtCO2 all’ anno contro gli oltre 10 Gt di CO2 all’anno probabilmente necessari entro il 2050.

Quali sono i principali strumenti per la rimozione?

La rimozione del carbonio può assumere numerose forme. Esistono le rimozioni basate sulla natura che ricadono all’interno delle nature-based solutions (NBS), come il ripristino delle foreste e degli habitat marini e costieri fragili (blue carbon), e la gestione del carbonio nei suoli agricoli, nei prati e nei pascoli – progetti che garantiscono benefici socio-economici e per la biodiversità, oltre a quelli climatici. Pur essendo fondamentali, le NBS da sole non sono sufficienti a rimuovere le elevate quantità di CO2 presente nell’atmosfera in modo da limitare il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5°C stabilita dall’Accordo di Parigi.

Abbiamo quindi bisogno di soluzioni tecnologiche di rimozione, che accelerano o imitano i processi naturali di rimozione del carbonio o estraggono direttamente la CO2 dall’aria. Tra queste soluzioni ricordiamo la cattura diretta di CO2 dall’aria (Direct Air Capture), la rimozione e lo stoccaggio del carbonio da biomassa, la produzione di biochar e Enhanced Rock Weathering che, se combinati con diversi approcci di mineralizzazione o altre opzioni di stoccaggio a lungo termine, rimuovono il biossido di carbonio in modo efficace e a lungo termine.

Carbonsink, assieme a South Pole di cui facciamo parte, sta contribuendo ad accelerare lo sviluppo di queste tecnologie innovative e promettenti, per espandere sempre più il nostro portafoglio di soluzioni necessarie nella lotta ai cambiamenti climatici.

Come funziona questa tecnologia?

Tutte le tecnologie removal si basano sullo stesso meccanismo: la rimozione delle emissioni di gas serra ottenuta tramite attività che assorbono la CO2 equivalente. Ad esempio, con la tecnologia di cattura diretta dall’aria (DAC), si utilizzano reazioni chimiche per estrarre l’anidride carbonica dall’aria. In genere si utilizzano potenti ventilatori per spostare elevati volumi d’aria attraverso sistemi filtranti che, grazie a reazioni chimiche, sono in grado di intrappolare la CO2, mentre lasciano passare gli altri componenti dell’aria. Una volta che l’anidride carbonica è stata catturata dall’atmosfera, in genere si applica calore per liberarla dal solvente o dal sorbente.

Importantissimo per l’impatto di tutte le soluzioni di rimozione è lo stoccaggio della CO2 catturata, che deve essere immagazzinata in modo permanente. Solamente lo stoccaggio permanente, come il sequestro geologico, garantisce un impatto di lungo periodo, ed è inoltre l‘unica soluzione in grado di generare crediti di carbonio.

Si tratta di processi costosi?

La maggior parte delle tecnologie di rimozione della CO2 è in fase nascente e il mercato è molto nuovo. Essendo all’inizio, i costi sono ancora elevati e attualmente vanno dalle centinaia alle migliaia di dollari a tonnellata. È quindi fondamentale sviluppare il mercato per abbassare i prezzi, aumentando la domanda volontaria in grado di garantire la realizzazione dei progetti, permettendo lo sviluppo delle tecnologie. Realizzare il potenziale che queste tecnologie stanno cominciando a rivelare per la lotta ai cambiamenti climatici è dunque nelle nostre mani. In parallelo, è anche fondamentale sostenere lo sviluppo di quadri metodologici solidi per garantire il rigore e la qualità nel settore delle rimozioni.

A che punto siamo in Italia con la conoscenza e lo sviluppo di questo tipo di tecnologie?

Queste tecnologie sono estremamente nuove e in Italia sono alcune nuove start up che stanno raccogliendo capitali per svilupparle. Se guardiamo all’Europa, ci stiamo rendendo conto della necessità di migliorare le condizioni di investimento per sviluppare capacità produttiva di tecnologie a zero emissioni per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Unione.  In questo senso, l’emergere di una catena del valore nel settore della cattura e dello stoccaggio del carbonio in UE è cruciale. I prossimi anni segneranno un punto di svolta per le tecnologie carbon removal e Carbonsink è in prima linea nello sviluppo e espansione del mercato anche in Italia.

Quali sono i leader in questo settore?

Ci sono diverse coalizioni di aziende e fondi di investimento che si stanno muovendo per permettere lo sviluppo e l’implementazione di queste tecnologie, come ad esempio Lowercarbon Capital, il fondo Catalyst di Bill Gates e la coalizione Frontier.

Noi di South Pole abbiamo sviluppato la Next Gen CDR Facility, una piattaforma che aiuta le aziende ad acquistare rimozioni tecniche di carbonio di alta qualità e certificate per raggiungere gli obiettivi net zero, fornendo una diversificazione del rischio attraverso un approccio di portafoglio. Un’iniziativa congiunta di South Pole e Mitsubishi Corporation, la Next Gen CDR Facility si avvale di reti globali e di una profonda esperienza nel mercato del carbonio, con l’ambizione di raggiungere 1 milione di tonnellate di rimozioni tecniche di carbonio contrattate da progetti entro il 2025.

I nostri obiettivi sono:

  • Sviluppare il mercato: In un mondo in cui la rimozione di CO₂ dall’atmosfera è necessaria per raggiungere lo zero netto.
    • Scalare le tecnologie innovative: Fornendo alle aziende che sviluppano tecnologie di rimozione all’avanguardia l’accesso ai finanziamenti.
    • Garantire la credibilità delle rimozioni: Impegnandosi a realizzare rimozioni tecniche che possano essere certificate secondo gli standard approvati dall’ICROA.
    • Coinvolgere player a livello globale: Riunendo acquirenti e progetti da tutto il mondo.

A che punto è l’evoluzione tecnologica: bisogna puntare sull’innovazione?

Assolutamente. Al momento la quasi totalità delle soluzioni di rimozione (99,9% o 2 GtCO₂ all’anno) deriva dalla gestione convenzionale del suolo, principalmente attraverso l’afforestazione e la riforestazione. Ma i metodi convenzionali non saranno sufficienti. Solo una minima parte (0,1% o 0,002 GtCO₂ all’anno) deriva da nuove tecnologie di rimozione della CO2 che prevedono lo stoccaggio permanente del carbonio catturato.

Il raggiungimento degli obiettivi climatici internazionali richiede – oltre alla riduzione – la rimozione di una grande quantità di emissioni, fondandosi di fatto sulla scommessa di un nostro rapido progresso in ambito tecnologico in questo senso. Investire oggi e in modo massiccio in innovazione e sviluppo tecnologico nel settore della rimozione di CO2 è dunque essenziale. 

Quali sono dal vostro punto di vista le principali sfide e opportunità per quanto riguarda la rimozione di CO2?

Si tratta di un mercato nuovo di zecca. La grande sfida è proprio quella di svilupparlo, incentivando investimenti in termini di domanda. Ad oggi, sono state vendute meno di 900.000 tonnellate di CDR non standardizzati e sono state consegnate meno di 70.000 tonnellate a prezzi che vanno dalle centinaia alle migliaia di dollari a tonnellata. Finché non si riuscirà a creare questo flusso di entrate per i progetti di rimozione, continueremo a vedere prezzi elevati e mancanza di offerta.

La priorità è quella di impegnarci e aumentare i fondi per le rimozioni tecnologiche ora. Solo così riusciremo a sviluppare la tecnologia necessaria e realizzare il potenziale dei progetti che ad oggi sono in fase iniziale.

In particolare, l’Italia dovrebbe creare un centro di competenza volto ad incentivare lo sviluppo delle tecnologie di rimozione della CO2 e programmi dedicati per le start up per il finanziamento delle nuove tecnologie, cosa che avviene già in altri Paesi in Europa. Il POLIHUB è oggi un esempio di Climate Deep Tech con programmi dedicati alla riduzione delle emissioni, ma è ormai urgente iniziare a focalizzarci anche in Italia sulla rimozione delle emissioni..

I vantaggi sono molteplici. Innanzitutto, solo l’investire nelle tecnologie di rimozione ci permetterà di centrare l’obiettivo net-zero, sia dal punto di vista delle aziende che più in generale come società per allinearci ai target climatici di Parigi. Per un’impresa, inoltre, integrare la strategia climatica con investimenti in removal oggi significa entrare in questo nuovo mercato come early movers, avere l’opportunità di contribuire allo sviluppo di tecnologie dall’altissimo potenziale e, naturalmente, dare solidità e credibilità al proprio target net-zero