Schroders ha annunciato la nascita di un nuovo modello di analisi per misurare il valore creato dal capitale umano. Il modello include una serie di metriche contabili quantitative che possono essere utilizzate, insieme a tecniche qualitative, per consentire agli investitori di comprendere meglio come la gestione del capitale umano possa contribuire ai ritorni e alla produttività di una società.
Le metriche individuate da Schroders sono quattro, il fattore di costo del capitale umano (HCCF), il ritorno dell’investimento in capitale umano (HCROI), il valore aggiunto economico dei dipendenti (EEVA) e il rendimento del capitale investito corretto per i dipendenti (ROPACE).
Metriche del capitale umano
Realizzata con il supporto accademico dell’Oxford Rethinking Performance Initiative presso la Saïd Business School dell’Università di Oxford e del California Public Employees’ Retirement System (CalPERS), l’analisi conferma che il capitale umano è un chiaro motore della produttività e della redditività aziendale e che le aziende con solidi modelli di gestione del personale creano rendimenti e valore più elevati per gli investitori.
“Questa ricerca ci dice che gli investitori non possono ignorare come venga gestito il capitale umano quando valutano le aziende in cui investire. A fronte di una costante volatilità economica, la nostra analisi mostra che le società con una solida gestione del capitale umano sono posizionate meglio per affrontare il futuro. Nonostante la progressiva integrazione dell’intelligenza artificiale nei vari settori, la rilevanza delle persone come artefici della creazione di valore rimarrà elevata”, ha dichiarato Angus Bauer, Head of Sustainable Research di Schroders.
“A differenza dei fattori ambientali il cui valore è trasparente, il capitale umano è sempre stato difficile da quantificare, soprattutto per le capitalizzazioni di mercato più piccole, dove i dati sono estremamente opachi. Questo modello consente a gestori attivi come noi di ottenere maggiori informazioni sulle società del nostro universo d’investimento. Possiamo identificare quelle che sono a buon punto e quelle che sono in ritardo nella gestione del capitale umano per prendere decisioni informate sull’allocazione e sull’engagement”, ha aggiunto Nicholette MacDonald Brown, Head of European Blend di Schroders, che ha incorporato questa analisi nel suo processo di investimento.
Dai principali risultati della ricerca emerge che:
- Si possono definire e misurare in cosa consistano le ricadute di una buona gestione del capitale umano e perché vediamo ragioni strutturali e cicliche per concentrarsi su questo aspetto nel contesto attuale;
- I ritorni del capitale umano sono positivamente correlati con ritorni prospettici superiori (rispetto a un determinato benchmark o un indice) su più orizzonti temporali e nella maggior parte dei settori, anche dopo aver considerato il ritorno del capitale investito e aggiustato per una serie di fattori;
- La gestione del capitale umano può avere molteplici conseguenze sui bilanci delle società;
- Ciò detto, c’è un elemento di rischio nel focalizzarsi eccessivamente su una misurazione oggettiva del capitale umano. La sua analisi, secondo Schroders, deve necessariamente combinare una valutazione qualitativa con una quantitativa. Con i KPI per identificare una buona gestione del capitale umano, si possono considerare i driver del cambiamento e mostrare come ottimizzare la produttività del capitale umano;
- La divulgazione da parte delle imprese dei dati relativi al capitale umano rimane scarsa. Una divulgazione più ricca e pervasiva andrebbe a vantaggio degli operatori di mercato.