- Dopo l’aumento dell’anno precedente determinato dalla ripresa post-pandemica, nel 2022 i consumi energetici sono in calo del 3,1%.
- Intensità energetica ai minimi storici nel 2022. L’Italia si conferma al quinto posto della graduatoria europea, con un’intensità energetica che ammonta a poco meno dell’85% del valore medio Ue27.
- Nel 2022, con 508 chilogrammi equivalenti petrolio pro capite, il settore residenziale raggiunge il livello di consumo più basso degli ultimi dieci anni, con l’eccezione del 2014.
- Nel 2022, resta sostanzialmente stabile l’apporto complessivo da fonti rinnovabili al consumo finale lordo di energia (19,1%).
- Auto ibride ed elettriche in forte sviluppo, ma gli obiettivi al 2030 dettati dal Piano della transizione ecologica sono ancora lontani.
Le misure statistiche diffuse dall’Istat per il Goal 7 sono quattordici, riferite a cinque indicatori UN-IAEG-SDGs. Nel confronto tra i valori dell’ultimo anno disponibile e quelli dell’anno precedente, il numero di misure con variazione positiva risulta elevato, mentre mostrano una variazione negativa la quota di persone che non possono permettersi di riscaldare adeguatamente l’abitazione, la quota di autovetture elettriche o ibride di nuova immatricolazione e la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili. Nel confronto su base decennale, invece, l’Istat registra miglioramenti diffusi.
Indice
Intensità energetica in forte calo
Dopo l’incremento registrato nel 2021, in concomitanza con la fase di ripresa economica post-pandemica, il 2022 segna un rallentamento generalizzato dei consumi energetici: l’Italia registra una contrazione del 3,1%, inferiore a quella media dei 27 Stati Membri dell’Unione europea (-3,9%) della Germania (-3,6%) e della Francia (-4,5%), ma superiore alla Spagna (-0,9%). L’Europa ha dunque reagito alla crisi energetica innescata dal conflitto tra Russia e Ucraina, potenziando il risparmio energetico. I diversi progressi dei Paesi – e in particolare quelli delle quattro principali economie, responsabili nel 2022 di quasi il 60% dei consumi finali complessivi dell’Ue27 – discendono d’altra parte dall’andamento del ciclo economico.
L’intensità energetica – definita dal rapporto tra disponibilità energetica lorda e Pil – rappresenta una misura proxy dell’efficienza energetica complessiva di un’economia. Dopo la crescita del biennio 2020-2021, nel 2022 l’effetto combinato delle dinamiche del Pil (+4%) e della domanda di energia (-3,9%), determina per l’Italia un decremento consistente di intensità energetica, che passa da 91,9 a 84,9 tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro (Tep/M d euro), il valore più basso registrato negli ultimi trenta anni. La variazione dell’ultimo anno (-7 Tep/M di euro, pari a -8%) è in linea con quella media dell’Ue27, superiore a quella della Germania (-6%) e Spagna (-3%), ma inferiore alla Francia (-11%). Inoltre, malgrado una dinamica temporale meno intensa nel corso dell’ultimo decennio, l’Italia conferma anche nel 2022 la posizione di tradizionale vantaggio nel contesto europeo. Con un valore che corrisponde all’84% di quello medio Ue27, il nostro Paese si colloca infatti ancora al quinto posto della graduatoria europea dell’intensità energetica.
Intensità energetica, per settore. Anni 2021-2022 (tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro, valori concatenati)
Il complessivo decremento dell’intensità energetica italiana si deve soprattutto al settore industriale che scende, nel 2022, a 82,6 Tep/M di euro (-8 Tep/M di euro rispetto al 2021, pari a -9%) e in misura meno accentuata al settore dei servizi (-1 Tep/M di euro, pari all’8%). Quest’ultimo presenta comunque livelli di intensità energetica significativamente inferiori rispetto all’industria, pari a 13,7 Tep/M di euro nel 2022.
Dopo il rilevante incremento del 2021, anche il settore residenziale registra nel 2022 una contrazione dei consumi finali (-4%), che, in termini pro capite, si portano a 508 chilogrammi equivalenti petrolio (Kep), il livello più basso degli ultimi dieci anni con la sola eccezione del 2014 (486 Kep). Il calo dei consumi finali di energia delle famiglie dell’ultimo anno interessa l’intera Ue27, con la sola eccezione della Grecia, di Malta e di Cipro. Nel complesso, l’Italia chiude il decennio con un saldo negativo del 12% (-70 Kep circa), superiore al valore medio dell’Unione (-9,5%), alla Germania (-7,1%) e alla Spagna (-9,9%), e inferiore alla Francia (-18,2%). Grazie anche ai progressi registrati nel tempo, l’Italia, ancora nel 2022, raggiunge un consumo pro capite inferiore all’Ue27 (541) e rispetto a Francia (547) e Germania (684), sebbene al di sopra della Spagna (299).
Nel 2022 le fonti di energia rinnovabile segnano una battuta d’arresto, ancor più rilevante in vista dei nuovi obiettivi al 2030
Nel 2022, la capacità netta di generazione di energia da fonti rinnovabili (FER) installata in Italia è cresciuta del 5%, passando da 959,8 a 1007,6 watt pro capite, e guadagnando, rispetto al 2012, il 30% circa. Ciò malgrado, la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili (settori elettrico, termico e trasporti), pari nel 2022 al 19,1% del Consumo Finale Lordo di energia (CFL), è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al 2021 (18,9%), collocandosi al di sotto del valore definito per il 2022 dalla traiettoria di sviluppo del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) 2023 (21,2%).
Il rallentamento si deve in particolar modo al settore elettrico, che ha registrato una rilevante flessione (-4,4 p.p.), per lo più determinata da condizioni climatiche avverse e, in particolar modo, dalla riduzione delle precipitazioni, che ha avuto un impatto negativo sulla produzione idroelettrica. La quota di consumi interni lordi di elettricità coperti da FER (30,7%) ha così raggiunto il livello più basso dell’ultimo decennio. Ciò nonostante, le rinnovabili elettriche continuano a rappresentare il settore di punta delle FER. In ripresa rispetto agli andamenti del 2021 il settore termico, i cui consumi da FER in percentuale del CFL passano da 19,3% a 20,6% (+1,3 p.p.), a fronte di un obiettivo PNIEC-2023 del 21,3% per il 2022. Come risultato di una dinamica opposta dell’immissione in consumo di biocarburanti liquidi (in flessione) e della significativa crescita del biometano, il settore trasporti segna un incremento lieve, portandosi dal 9,9% al 10,1% (+0,2 p.p.), un livello leggermente al di sotto dell’obiettivo PNIEC-2023 (10,6%).
Nel 2022, i risultati conseguiti nell’Unione Europea – sia per l’area nel suo complesso, sia nelle principali economie – sono stati superiori a quelli italiani in tutti i settori delle rinnovabili. L’Italia è al di sotto del livello medio europeo per l’apporto complessivo da FER (-3,9 p.p.) e per i settori elettrico (-4,1 p.p.) e termico (-4,3 p.p.), presentando un lieve vantaggio (+0,4 p.p.) solo nel settore trasporti.
I sempre più sfidanti obiettivi Energia e clima al 2030, nazionali e internazionali, richiedono una decisa accelerazione nella produzione di energia da FER e una maggiore differenziazione delle fonti di approvvigionamento, in grado di contrastare i rischi connessi a shock esogeni – quali la pandemia, la guerra tra Russia e Ucraina, il forte aumento dei prezzi dell’energia che ne è derivato – che, nel corso degli ultimi anni, hanno minato la sostenibilità dei sistemi energetici europei. In sede Ue, il pacchetto Fit for 55, per la realizzazione del Green Deal e il raggiungimento degli obiettivi di REPowerEU, ha innalzato l’obiettivo europeo vincolante per il 2030 per le FER al 42,5%. In Italia, il PNIEC-2023, attualmente in fase di revisione, fissa la quota di rinnovabili sul CFL al 2030 al 40,5%, oltre il doppio di quella attuale.
Forte crescita delle auto ibride ed elettriche, ma gli obiettivi del PTE sono ancora lontani
Il Piano per la Transizione Ecologica (PTE) fissa due obiettivi relativi alla diffusione delle motorizzazioni elettriche: da una parte, raggiungere entro il 2030 i 6 milioni di autovetture a trazione elettrica integrale (BEV) o ibride plug-in (PHEV) e, dall’altra, portare questo segmento al 25% del mercato. Nel 2023, il numero complessivo di auto BEV e PHEV circolanti in Italia, in aumento di circa il 40% rispetto all’anno precedente, è di 463.380 unità. Nonostante il notevole incremento rispetto al 2015 (quando il numero complessivo delle BEV e PHEV circolanti ammontava a sole 5.541 unità), entrambi gli obiettivi normativi al 2030 appaiono molto lontani. La quota di autovetture elettriche o ibride plug-in di nuova immatricolazione, in forte crescita nel biennio 2020-2021, è in lieve flessione nel biennio successivo e si attesta all’8,6% nel 2023. La quota di mercato delle auto BEV e PHEV varia considerevolmente a livello territoriale: risulta particolarmente elevata in Trentino-Alto Adige/Südtirol (16%), e comunque superiore alla media in Lombardia e Veneto (9%), e, all’opposto, assai contenuta in Molise, Basilicata e Calabria (tutte al di sotto del 5%).