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Omnibus, il 1 aprile voto al Parlamento europeo sulla procedura di urgenza per rinviare la CSRD

Si va verso lo stop-the-clock per il pacchetto Omnibus. La votazione sulla richiesta di procedura d’urgenza (Regola 170) è prevista per il 1° aprile, durante la sessione plenaria del Parlamento europeo. Il provvedimento riguarda la modifica della CSRD (Direttiva UE 2022/2464) e della CSDDD (Direttiva UE 2024/1760) in merito alle tempistiche di applicazione delle norme sulla sostenibilità aziendale da parte degli Stati membri.

Lo stop-the-clock è una misura straordinaria che consente di posticipare l’entrata in vigore di una normativa già approvata, concedendo più tempo agli Stati membri e alle aziende per adeguarsi alle nuove regole. Durante la stessa sessione plenaria, i deputati del Parlamento europeo potranno presentare emendamenti e votare sul dossier, seguendo le scadenze stabilite dal Presidente del Parlamento europeo.

Secondo quanto filtra dalla stampa europea, in Parlamento ci sarebbero posizioni differenti sull’Omnibus, mentre in Consiglio sembra esserci un maggiore consenso sul pacchetto come emerso dalla riunione del 12 marzo dei Ministri delle finanze dell’UE nell’ambito dell’ECOFIN.

“I ministri hanno discusso le misure di semplificazione proposte dalla Commissione il 26 febbraio (i cosiddetti pacchetti Omnibus), valutando se il ‘metodo omnibus’ possa favorire una rapida semplificazione sul campo e come garantire che tali misure siano prioritarie sia a livello europeo che nazionale. Inoltre, hanno evidenziato altri ambiti della legislazione europea che necessitano di interventi di semplificazione per rafforzare la competitività delle imprese dell’UE, con particolare attenzione alle PMI”, si legge in una nota del Consiglio dell’UE.

“Il provvedimento mostra un giusto equilibrio tra ambizione e pragmatismo e accoglie anche diverse proposte che l’Italia ha sollecitato”, ha commentato il Ministro della finanze italiano Giancarlo Giorgetti, che ha aggiunto: “È importante che al Clean Industria Deal si accompagni una robusta azione di semplificazione burocratica che introduca miglioramenti più proporzionati e pragmatici al quadro normativo della finanza sostenibile. Riteniamo tuttavia vi siano ancora margini di miglioramento e siamo fiduciosi che verranno colti tempestivamente nel negoziato in corso”. In particolare Giorgetti è favorevole a un rinvio in tempi rapidi delle scadenze di attuazione delle direttive sulla rendicontazione ESG e sulla due diligence sulla sostenibilità. Una fretta giustificata dalla necessità di volere dare chiarezza alle aziende, molte delle quali hanno già avviato investimenti per implementare la reportistica prevista dalla precedente normativa, che in Italia è attualmente in vigore.

“Rispetto al Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) apprezziamo la proposta volta ad assicurare maggiore semplificazione ed efficacia e la decisione di posticipare di un anno la piena implementazione del meccanismo di acquisto di certificati, così da assicurare agli operatori un tempo congruo di adattamento per assicurare la sostenibilità del meccanismo”. Per garantire la competitività delle aziende nazionali, tuttavia, secondo Giorgetti è importante estendere il regolamento ad alcuni semilavorati e prodotti a valle.

L’ingranaggio europeo, da una parte il Consiglio con il voto sulla proposta stop-the-clock ad aprile e dall’altra il Parlamento dove il PPE sta spingendo per una procedura d’urgenza, punta ad adottare il pacchetto prima dell’estate, dando così ai Paesi il tempo di recepirlo nel diritto nazionale (con scadenza 31 dicembre 2025).

Secondo la testata Responsible Investor alcuni Paesi, vorrebbero una semplificazione ancora maggiore rispetto a quella prevista dall’Omnibus. La Francia, per esempio, propone di alzare la soglia della CSDDD a 5.000 dipendenti (allineandosi così alla propria normativa sulla due diligence), i Paesi Bassi vorrebbero estendere la proposta di rinvio alla prima ondata di aziende soggette alla CSRD, mentre la Repubblica Ceca ritiene che la Commissione debba puntare a una riduzione degli oneri superiore al 25%.

Sarà inoltre necessario armonizzare l’approccio tra i diversi Paesi europei, che stanno procedendo in ordine sparso. Alcuni, infatti, non hanno ancora recepito la CSRD nel diritto nazionale. Da questo punto di vista, i ministri hanno sottolineato l’importanza di garantire condizioni di concorrenza eque tra gli Stati membri in materia di obblighi di rendicontazione.