Anche se atteso e preannunciato, il pacchetto Omnibus, ossia l’insieme di misure annunciate dalla Commissione Europea con l’obiettivo di ridurre il carico burocratico per le imprese, ha suscitato commenti contrastanti tra chi ha apprezzato la semplificazione e chi ha sottolineato come in realtà fosse troppo ampio il numero di imprese esentate dagli obblighi previsti dalla normativa precedente. La proposta si concentra sulla riduzione delle obbligazioni di rendicontazione e sulla semplificazione delle normative esistenti, come il Regolamento sulla Tassonomia dell’UE, la Direttiva sulla Rendicontazione della Sostenibilità (CSRD) e la Direttiva sulla Due Diligence della Sostenibilità (CSDDD).
Le misure sono state concepite proprio con lo scopo di semplificare l’architettura normativa predisposta dall’UE nel corso degli ultimi anni e rafforzare la competitività del Vecchio Continente. Tuttavia dall’annuncio all’entrata in vigore del nuovo pacchetto potrà passare molto tempo. Anche anni. Il primo passaggio sarà, infatti, la lettura del testo al Parlamento, che potrà apportare modifiche. Segue un iter, la cui durata riserva alcune incertezze.
Ne abbiamo parlato con Marco Lupoli, senior associate, A&O Shearman, che ha delineato quali potranno essere le tempistiche di approvazione ed entrata in vigore della nuova normativa.
Ci vuole sintetizzare le principali novità del pacchetto Omnibus?
La proposta della Commissione prevede diverse modifiche sostanziali. Innanzitutto, si riduce l’ambito di applicazione soggette agli obblighi di rendicontazione, che riguarderebbero alle grandi imprese con più di 1000 dipendenti, con una riduzione della platea delle imprese impattate dalla normativa di circa l’80%, coerente con le soglie chiave della CSDDD.
Inoltre, il pacchetto di misure si propone di posticipare di due anni l’entrata in vigore dei requisiti di rendicontazione per le grandi imprese che non hanno ancora iniziato a implementare la CSRD e per le PMI quotate (le cd. Wave 2 e 3), al fine di dare tempo ai co-legislatori di concordare sulle modifiche sostanziali proposte dalla Commissione.
Per le imprese che non saranno più comprese nell’ambito di applicazione della CSRD (e quindi tutte le imprese con meno di 1000 dipendenti), la Commissione adotterà con atto delegato uno standard di rendicontazione volontario basato sullo standard per le PMI (VSME) sviluppato da EFRAG. Tale standard dovrebbe limitare le informazioni che le imprese o le banche rientranti nell’ambito di applicazione della CSRD possono richiedere alle imprese di dimensione più contenuta.
La Commissione si impegna anche a rivedere il primo set degli standard di rendicontazione (ESRS) per rimuovere i data point ritenuti non indispensabili in un’ottica di semplificazione e maggiore concentrazione sugli indicatori più rilevanti.
Infine, la proposta della Commissione non modifica la ‘prospettiva di doppia materialità’, il che significa che le imprese soggette agli obblighi di rendicontazione dovranno rappresentare tanto l’impatto dei rischi legati alla sostenibilità sulla loro attività, quanto l’impatto di tali attività su persone e ambiente.
Quali saranno le tempistiche tecniche dell’entrata in vigore della nuova normativa?
La pubblicazione della proposta da parte della Commissione Europea avvia un processo complesso e lungo che coinvolge negoziazioni, emendamenti e ulteriori discussioni tra molteplici istituzioni dell’UE.
Il primo passo è la pubblicazione della proposta legislativa da parte della Commissione Europea, avvenuta il 26 febbraio 2025. La proposta sarà quindi inviata al Parlamento Europeo e al Consiglio dell’UE per la revisione. Durante la prima lettura, il Parlamento esamina la proposta della Commissione. Può adottare la proposta o suggerire emendamenti. Successivamente, la proposta del Parlamento viene inviata al Consiglio, che può accettare o proporre revisioni, che vengono poi rinviate al Parlamento.
Seguiranno le ulteriori negoziazioni tra la Commissione, il Parlamento e il Consiglio per risolvere le differenze e raggiungere un compromesso prima della seconda lettura. Durante la seconda lettura, le negoziazioni continuano per risolvere eventuali disaccordi. Se persistono divergenze, il comitato di conciliazione interviene per risolvere i disaccordi tra Parlamento e Consiglio sugli emendamenti. Il testo concordato viene quindi inviato per una terza lettura.
Nella terza lettura, si procederà all’approvazione finale del testo concordato. Se sia il Parlamento che il Consiglio approvano, la direttiva viene formalmente adottata. In caso contrario, la proposta viene respinta e il processo legislativo termina. Una volta adottata, la direttiva viene pubblicata e gli Stati membri sono tenuti a implementarla nelle loro leggi nazionali entro un periodo stabilito, solitamente due anni, per conformarsi alle nuove normative sulla sostenibilità.
La tempistica per l’adozione rimane incerta, ma se la proposta dovesse seguire un percorso legislativo tipico, potrebbero passare anni prima che venga formalmente emanata. Data la complessità delle normative sulla sostenibilità e le diverse priorità degli Stati membri dell’UE, le negoziazioni potrebbero portare a significative modifiche nella versione finale.
In un contesto di sfide globali, la Commissione europea e i co-legislatori cercheranno un difficile equilibrio tra le esigenze di competitività delle imprese UE e gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità evidenziati dal corpus normativo oggetto delle modifiche.
Il pacchetto ha suscitato diversi commenti. Cosa ne pensa, si va verso una deregulation?
Come era prevedibile, la proposta della Commissione ha suscitato reazioni largamente contrastanti.
La proposta della Commissione risponde alle sollecitazioni di numerosi stakeholders tra cui l’International Capital Market Association (ICMA), che ha proposto diverse raccomandazioni per migliorare la proporzionalità e l’efficacia normativa sulla finanza sostenibile dell’UE.
Anche gli stati membri hanno contribuito al dibattito che ha portato alla proposta Omnibus. Ad esempio, la Francia ha suggerito di ritardare di due anni l’implementazione della CSRD per le PMI e le medie imprese (MSE), e di posticipare l’applicazione della CSDDD. Inoltre, ha raccomandato di ridurre drasticamente il numero di indicatori di rendicontazione, concentrandosi sugli obiettivi climatici, e di introdurre una versione semplificata degli standard di rendicontazione per le MSE.
Sul fronte opposto, le organizzazioni che rappresentano la società civile hanno denunciato il contenuto e le modalità della proposta della Commissione europea, ritenendo che possa compromettere il raggiungimento del Green Deal europeo e creare incertezza normativa. Le maggiori preoccupazioni sono state espresse con riferimento alla mancanza di trasparenza e l’esclusione della società civile dal processo decisionale, e al ridimensionamento degli ambiziosi obiettivi di transizione sostenibili.
Alle preoccupazioni della società civile, si affiancano anche quelle espresse da alcune grandi imprese in lettera del 17 gennaio 2025. Queste preoccupazioni riguardavano principalmente il fatto che molte imprese di grandi dimensioni hanno già investito risorse significative per prepararsi e conformarsi alla normativa, temono che le modifiche proposte possano rendere vani i loro sforzi, aggiungendo incertezza e complessità al quadro complessivo.
La Commissione Europea ha tuttavia sottolineato che non intende modificare la sostanza dell’architettura normativa in materia di sostenibilità attraverso il Pacchetto Omnibus. L’obiettivo è piuttosto quello di rivedere e semplificare le normative esistenti senza compromettere gli sforzi già compiuti dalle imprese.