Commissione UE Timmermans Green Deal | ESG News

Regolamentazione UE

Le principali norme ESG del 2023

Nel 2023, così come nell’anno precedente, gli enti normativi europei hanno confermato il loro forte interesse per le tematiche ESG (Environmental, Social e Governance). Numerosi passi in avanti, infatti, sono stati compiuti nella cornice normativa dell’UE durante l’anno, passi volti a realizzare la transizione verso modelli produttivi sempre più sostenibili nel continente.

A pochi giorni dall’inizio del 2024, in questo articolo ripercorriamo i punti salienti della normativa europea dell’ultimo anno. 

CSRD: entra in vigore la direttiva sul reporting ESG

Il 2023 si apre con l’entrata in vigore della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), la direttiva europea sulla rendicontazione della sostenibilità, connessa all’Action Plan on Financing Sustainable Growth, che ha sostituito la NFRD (Non Financial Reporting Directive). Dal 1° gennaio 2024 parte l’applicazione effettiva della CSRD, che interesserà tutte le società europee quotate sui mercati finanziari, ad eccezione delle microimprese e tutte le grandi aziende dell’UE non quotate che superino i 40 milioni di fatturato, i 20 milioni di patrimonio attivo e i 250 dipendenti. Tra le società extra-UE, a dover rendicontare secondo la nuova direttiva quelle che generano un fatturato di almeno 150 milioni in territorio europeo. Complessivamente, nell’UE la CSRD arriverà a coprire quasi 50.000 aziende, invece delle poco più che 11.000 coperte attualmente dalla NFRD.

Piano industriale Green Deal, motore della competitività dell’industria dell’UE

A febbraio, invece, nell’agenda delle istituzioni europee subentra il Green Deal. La Commissione europea, infatti, spinta anche dai progressi oltreoceano con l’approvazione dell’Inflation Reduction Act (IRA) negli USA, presenta un Piano industriale Green Deal per migliorare la competitività dell’industria europea a zero emissioni e sostenere la rapida transizione verso la neutralità climatica. Il piano mira a predisporre un ambiente più favorevole all’aumento della capacità produttiva dell’UE per le tecnologie e i prodotti a zero emissioni necessarie a raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa. Il pool principale del piano prevede 225 miliardi di euro di prestiti e 20 miliardi di euro di sovvenzioni rimanenti dal fondo di ripresa post-pandemia da 800 miliardi di euro dell’UE. Per un totale, quindi, di 245 miliardi di capitale a disposizione del Piano.

Sempre nell’ambito del Green Deal, a giugno entrerà in vigore la legge per combattere la deforestazione e il degrado forestale a livello mondiale causati dalla produzione e dal consumo dell’UE, un elemento fondamentale nella lotta contro i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità.

Obbligazioni verdi: istituito uno standard europeo

Il mese successivo, i negoziatori dell’UE raggiungono un accordo per la creazione del primo standard di qualità per l’emissione di obbligazioni verdi (green bond). L’“European Green Bonds Standard” (EUGBS), a cui le società che emettono obbligazioni possono scegliere di conformarsi. Lo standard ha l’obiettivo di permettere agli investitori di orientare con maggiore sicurezza i propri investimenti verso tecnologie e imprese più sostenibili. L’EUGBS, inoltre, fa riferimento alla legislazione più trasversale della Tassonomia europea, che definisce quali attività economiche possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale.

Fit for 55: i provvedimenti approvati, dalle auto green al sistema di scambio di emissioni

Sempre a marzo, le istituzioni normative approvano dei provvedimenti del pacchetto Fit for 55, che punta a rendere le politiche dell’UE in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità idonee a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Tra questi provvedimenti, l’accordo tra Parlamento e Consiglio per riformare e rafforzare la direttiva UE sull’efficienza energetica, ma anche l’approvazione del regolamento che prevede che le nuove auto e i veicoli commerciali leggeri immatricolati nell’UE siano a emissioni zero entro il 2035.

Il pacchetto Fit for 55 è al centro anche del quinto mese dell’anno, quando il Consiglio europeo adotta cinque atti legislativi che consentono all’UE di ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei principali settori dell’economia, assicurando al contempo che i cittadini e le microimprese più vulnerabili, nonché i settori esposti alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, siano effettivamente sostenuti nella transizione climatica. 

Tra questi, l’atto relativo al sistema di scambio delle emissioni europee (EU ETS) – un mercato del carbonio basato su un sistema di cap-and-trade di quote di emissioni per le industrie ad alta intensità energetica – il settore della produzione di energia e il settore dell’aviazione. Le nuove regole adottate a maggio puntano ad aumentare l’ambizione complessiva di riduzione delle emissioni entro il 2030 nei settori coperti dall’ETS al 62%rispetto ai livelli del 2005.

Il secondo, l’atto sulle emissioni del trasporto marittimo, prevede che esse siano introdotte per la prima volta nell’ambito del sistema ETS dell’UE. Secondo la norma, l’obbligo di restituzione delle quote da parte delle compagnie di navigazione sarà introdotto gradualmente: 40% per le emissioni verificate dal 2024, 70% dal 2025 e 100% dal 2026.

Nei provvedimenti adottati dal Consiglio anche l’istituzione di un nuovo sistema di scambio di emissioni separato per gli edifici, il trasporto su strada e i settori aggiuntivi(la piccola industria), al fine di garantire riduzioni delle emissioni efficienti in termini di costi in questi settori, che finora si sono dimostrati difficili da decarbonizzare. Il nuovo sistema si applicherà ai distributori che forniscono combustibili agli edifici, al trasporto stradale e ai settori aggiuntivi a partire dal 2027. 

Incluse negli atti legislativi anche le emissioni del trasporto aereo, le cui quote gratuite saranno gradualmente eliminate a partire dal 2026. Fino al 31 dicembre 2030, 20 milioni di quote saranno riservate per incentivare la transizione degli operatori aerei dall’uso di combustibili fossili. 

Infine, il Consiglio adotta un atto legislativo relativo al Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), un meccanismo che riguarda le importazioni di prodotti di industrie ad alta intensità di carbonio. L’obiettivo del CBAM è quello di evitare che gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra dell’UE siano compensati da un aumento delle emissioni al di fuori dei suoi confini attraverso la delocalizzazione della produzione in Paesi in cui le politiche applicate per combattere i cambiamenti climatici sono meno ambiziose di quelle europee o l’aumento delle importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio. Fino alla fine del 2025 il CBAM si applicherà solo come obbligo di comunicazione, per essere poi introdotto gradualmente, parallelamente alla graduale eliminazione delle quote gratuite, una volta iniziato nell’ambito del sistema ETS riveduto per i settori interessati. 

La creazione del Fondo sociale per il clima

Sempre a maggio, poi, gli enti normativi europei istituiscono il Fondo sociale per il clima, volto a finanziare misure e investimenti a sostegno delle famiglie vulnerabili, delle microimprese e degli utenti dei trasportiper far fronte all’impatto sui prezzi di un sistema di scambio di quote di emissioni per gli edifici, il trasporto stradale e altri settori. Nel dettaglio, la dotazione finanziaria per il fondo dovrebbe ammontare a 72,2 miliardi di euro erogati tra il 2025 e il 2032, di cui 23,7 miliardi per il periodo 2025-2027 e 48,5 miliardi per il periodo 2028-2032.

Passi in avanti sulla CSDD

A giugno arriva un’altra importante svolta nella normativa europea, con l’adozione da parte del Parlamento UE della proposta di direttiva CSDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), la direttiva per prevenire e mitigare gli impatti delle aziende lungo la catena di fornitura che entrerà in vigore nel 2025. Sei mesi più tardi, a dicembre, Parlamento e Consiglio raggiungono un accordo provvisorio sulla CSDD con cui decretano la momentanea esclusione del settore finanziario dall’ambito di applicazione.

La Commissione adotta l’atto delegato sugli ESRS

Protagonisti del mese di luglio sono gli standard ESRS, che diventano legge. La Commissione europea, infatti, adotta in via definitiva l’atto delegato relativo agli ESRS(European Sustainability Reporting Standards) previsti dalla CSRD. Il documento della Commissione punta ad ammorbidire i requisiti previsti inizialmente dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory), consentendo una maggiore discrezione alle imprese che potranno valutare internamente la rilevanza dei requisiti di rendicontazione ESG proposti dagli standard e una maggiore gradualità per le aziende, soprattutto pmi, che sono chiamate per la prima volta a divulgare i fattori di sostenibilità. 

Spinta sulle rinnovabili

Dopo la pausa estiva, a ottobre 2023 viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europa la nuova direttiva RED III (Renewable Energy Directive III), in vigore dal 20 novembre. La direttiva prevede una serie di novità per gli Stati membri nel settore delle energie rinnovabili, in particolare per quanto riguarda la loro promozione e l’aumento della loro quota nel mix energetico dell’Unione. Entro il 2030, infatti, l’Europa punta a garantire una quota rinnovabile pari almeno al 42,5% (contro l’attuale 32%) nel consumo finale di energia. L’approvazione della direttiva RED III e, nello stesso periodo, del regolamento ReFuelEU sull’aviazione rappresentano dei passi in avanti importanti per il pacchetto Fit for 55, rendendolo da questo momento giuridicamente vincolante nelle sue componenti essenziali. 

Il regolamento sul ripristino della natura

A novembre Parlamento e Consiglio raggiungono un accordo politico provvisorio sul regolamento sul ripristino della natura, che mira a mettere in atto misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Il regolamento è parte integrante della strategia sulla biodiversità per il 2030 e aiuterà l’UE a rispettare i suoi impegni internazionali, in particolare il quadro globale delle Nazioni Unite sulla biodiversità Kunming-Montreal concordato alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità del 2022 (COP15). 

ESAP: punto di accesso unico europeo, digitale e standardizzato

Nello stesso mese, il Parlamento europeo approva un accordo sul punto di accesso unico europeo, l’European Single Access Point (ESAP). Un passo importante nel processo di standardizzazione e digitalizzazione degli strumenti normativi europei, dal momento che questa piattaforma fungerà da punto di accesso digitale centralizzato per le informazioni finanziarie e relative alla sostenibilità riportate dalle aziende dell’UE ai sensi delle diverse norme UE, senza comportare ulteriori obblighi di rendicontazione. Secondo le istituzioni europee, inoltre, l’attuazione dell’ESAP (che sarà disponibile da metà 2027) migliorerà l’accesso degli investitori alle informazioni aziendali sulla sostenibilità, oltre che finanziarie, facilitando così il processo decisionale e promuovendo gli investimenti e l’integrazione dei mercati dei capitali all’interno dell’UE.

Dalla direttiva Case Green alla proposta sui rating ESG

Nell’ultimo mese dell’anno, tre sono i provvedimenti più significativi: l’accordo provvisorio sulla direttiva “Case Green”, il mandato negoziale sulla proposta di regolamento sui rating ESG e la pubblicazione da parte delle ESA (EBA, EIOPA ed ESMA) del rapporto finale sugli RTS (Regulatory Technical Standards).

L’accordo provvisorio tra Parlamento e Consiglio sulla tanto discussa direttiva europea in materia di efficienza energetica degli edifici (Energy performance of buildings directive, EPBD), più flessibile rispetto all’originale, elimina alcuni obblighi connessi alle classi energetiche e vedrà l’approvazione definitiva a gennaio 2024. Con la direttiva nota come “direttiva Case Green”, l’UE punta a tracciare un percorso verso immobili europei a zero emissioni entro il 2050. Tra gli obiettivi intermedi, è previsto che entro il 2030 gli immobili residenziali più inquinanti riducano i consumi energetici medi del 16%, entro il 2035 del 20-22%, mentre entro il 2033 gli edifici non residenziali dovranno ridurli del 26%. Inoltre, secondo la direttiva, entro il 1° gennaio 2030 tutti gli edifici residenziali nuovi dovranno essere a zero emissioni (l’obbligo scatterà dal 2028 per quelli non residenziali). 

Il secondo provvedimento, l’accordo raggiunto dal Consiglio sul suo mandato negoziale su una proposta di regolamento sui rating ESG, si pone l’obiettivo di rafforzare la fiducia degli investitori nei prodotti sostenibili. Il punto di partenza sono le norme proposte a giugno 2023 dalla Commissione, secondo cui i fornitori dovranno essere autorizzati e vigilati dall’ESMA, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, e rispettare i requisiti di trasparenza, in particolare per quanto riguarda la loro metodologia e le fonti di informazione. L’obiettivo era rafforzare l’affidabilità e la comparabilità dei rating ESG, migliorando la trasparenza e l’integrità delle operazioni dei fornitori di rating. Nel suo mandato negoziale di dicembre, il Consiglio ha chiarito le circostanze in cui i rating ESG rientrano nell’ambito di applicazione del regolamento, fornendo ulteriori dettagli sulle esenzioni applicabili. Inoltre, in linea con la direttiva sul reporting sostenibile delle imprese, ha chiarito che i rating ESG comprendono fattori ambientali, sociali e relativi ai diritti umani o alla governance. Il Consiglio, infine, ha introdotto un regime di registrazione più leggero, temporaneo e facoltativo di tre anni per i piccoli fornitori di rating ESG esistenti e per i nuovi piccoli operatori sui mercati. Si dovrà attendere gennaio 2024 per i negoziati interistituzionali che aprono la strada all’adozione finale della norma. 

SFDR: le ESA pubblicano ultima bozza sugli RTS

Il terzo provvedimento più significativo di dicembre, invece, riguarda la pubblicazione da parte delle tre autorità europee di vigilanza (EBA, EIOPA ed ESMA – ESA) del loro rapporto finale che modifica la bozza di norme tecniche di regolamentazione (RTS – Regulatory Technical Standards), completando la revisione delle principali regole di divulgazione per i prodotti finanziari ai sensi dell’SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation). La pubblicazione fa seguito alla richiesta avanzata dalla Commissione Europea nell’aprile 2022 alle ESA di rivedere gli standard tecnici di regolamentazione stabiliti nel regolamento SFDR, compresi gli indicatori per i PAI (principali impatti negativi) e l’informativa sui prodotti finanziari. In particolare, nel documento finale le ESA propongono ampliare e adeguare l’elenco dei PAI, che dettaglia gli impatti negativi delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità, per includere una serie di indicatori sociali. Un’altra proposta riguarda la semplificazione del quadro per la divulgazione dei PAI delle decisioni di investimento sull’ambiente e sulla società. Le autorità di regolamentazione prevedono, inoltre, nuove informazioni per i prodotti finanziari riguardanti gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e la carbon footprint, da applicare ai prodotti che hanno come obiettivo di investimento la riduzione delle emissioni. Infine, le ESA propongono anche miglioramenti all’informativa su come gli investimenti sostenibili “non provocano danni significativi” (Do Not Significant Harm – DNSH) all’ambiente e alla società, semplificazione dei modelli per l’informativa precontrattuale e periodica dei prodotti finanziari, e altri adeguamenti tecnici riguardanti, tra gli altri, il trattamento dei derivati, il calcolo degli investimenti sostenibili e le disposizioni per i prodotti finanziari con opzioni di investimento sottostanti.

Spetta ora alla Commissione studiare la bozza finale delle ESA e decidere se approvarla entro tre mesi. Un’attesa che si aggiunge a tante altre, dato che la normativa europea è in fervido mutamento e non accenna ad arrestarsi. Mancano pochi giorni all’inizio dell’anno nuovo e la sensazione è che convenga continuare a monitorare con attenzione ogni proposta, ciascun accordo e tutti i provvedimenti perché da questi dipende il futuro quotidiano di noi cittadini europei.