Bankitalia ha pubblicato un elenco di aspettative su come le banche italiane debbano integrare i rischi climatici nella propria attività. Nelle decisioni riguardanti l‘erogazione del credito è sempre più importante che gli istituti finanziari integrino le considerazioni sui rischi climatici e ambientali, per indirizzare i flussi finanziari verso attività che tengano conto delle sfide poste dal cambiamento climatico. Ne è consapevole la Banca d’Italia che, in linea con l’avvio degli stress test della BCE, ha elaborato un primo insieme di aspettative di vigilanza sull’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendali, nei sistemi di governo, controllo e gestione dei rischi e nella informativa al mercato degli intermediari vigilati. Le aspettative sono per il momento 12, ma potrebbero essere aumentate nel corso del tempo, e forniscono indicazioni di carattere generale non vincolanti.
La trasformazione in atto, necessaria per fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico, presenta nuove opportunità, così come nuovi rischi, per il settore finanziario. “È importante”, come sottolineato nel documento ufficiale della Banca d’Italia, “che gli operatori predispongano idonei presidi e sviluppino adeguate prassi per identificare, misurare, monitorare e mitigare tali rischi, continuando a garantire il necessario accesso al credito e assistendo le aziende impegnate nel lungo e complesso processo di transizione con nuova finanza e adeguati servizi di consulenza. Altrettanto importante è la capacità di comunicare adeguatamente l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nel proprio modello strategico e operativo, evitando pratiche scorrette (per esempio, greenwashing) che, al contrario, scoraggerebbero lo sviluppo della finanza sostenibile e minerebbero la reputazione degli stessi operatori.”
Inoltre, l’entità degli investimenti necessari per favorire la transizione ecologica richiede l’apporto di capitali privati che devono essere indirizzati in maniera efficiente ed efficace, obiettivo in cui l’industria bancaria e finanziaria giocano un ruolo centrale.
Il documento è rivolto ai soggetti vigilati e autorizzati dalla Banca d’Italia ai sensi del Testo Unico Bancario e del Testo Unico della Finanza (ossia banche, SIM, SGR, SICAV/SICAF autogestite, intermediari finanziari ex Articolo 106 TUB e relative società capogruppo, istituti di pagamento, IMEL), secondo un principio di proporzionalità, in base alla complessità operativa, dimensionale e organizzativa, nonché all’attività svolta. Spetta poi alle singole aziende applicare le soluzioni maggiormente coerenti con l’effettivo grado e intensità di esposizione ai rischi.
La Banca d’Italia avvierà nel corso del 2022 un primo confronto con gli intermediari sul grado di rispondenza alle aspettative e sui piani di adeguamento. Tale valutazione sarà inclusa nei percorsi di analisi di vigilanza, con l’obiettivo di assicurare il progressivo allineamento delle prassi aziendali alle aspettative. Terrà conto dello sviluppo di best practices e dell’evoluzione del quadro normativo di riferimento, eventualmente ampliandolo anche alle tematiche sociali e di governance.
Indice
- 1 Le definizioni di rischio
- 2 Le 12 aspettative
- 2.1 Aspettativa 1: governance
- 2.2 Aspettativa 2: strategia aziendale
- 2.3 Aspettativa 3: processi operativi
- 2.4 Aspettativa 4: mappatura
- 2.5 Aspettativa 5: dati e metriche
- 2.6 Aspettativa 6: analisi di materialità
- 2.7 Aspettativa 7: revisione e aggiornamento
- 2.8 Aspettativa 8: rischio di credito
- 2.9 Aspettativa 9: rischio di mercato
- 2.10 Aspettativa 10: rischio operativo
- 2.11 Aspettativa 11: rischio di liquidità
- 2.12 Aspettativa 12: rendicontazione
Le definizioni di rischio
Il documento utilizza le definizioni adottate dalla BCE (ECB Guide on climate-related and environmental risks) e dall’EBA (EBA report on management and supervision of ESG risks for credit institutions and investment firms). In particolare la Banca d’Italia fa riferimento al rischio fisico e a quello di transizione i quali influenzano i rischi prudenziali tradizionali, quali quelli di credito, di mercato, operativo e di liquidità.
Rischio fisico
Il rischio fisico si riferisce all’impatto economico derivante dall’atteso aumento di eventi naturali. I rischi fisici possono essere acuti e dipendere quindi dal verificarsi di fenomeni ambientali estremi (come alluvioni, ondate di calore e siccità) legati ai cambiamenti climatici che ne accrescono intensità e frequenza. Oppure possono essere cronici, e sono quelli determinati da eventi climatici che si manifestano progressivamente (per esempio il graduale innalzamento delle temperature e del livello del mare, il deterioramento dei servizi ecosistemici e la perdita di biodiversità). Tutte queste tipologie di eventi influenzano il livello dell’attività produttiva e possono comprometterla anche in modo permanente.
Rischio di transizione
Il rischio di transizione si riferisce invece all’impatto economico derivante dall’adozione di normative atte a ridurre le emissioni di carbonio e a favorire lo sviluppo di energie rinnovabili, dagli sviluppi tecnologici nonché dal mutare delle preferenze dei consumatori e della fiducia dei mercati.
Le 12 aspettative
Il documento riporta le 12 aspettative che riguardano i seguenti ambiti di applicazione: una buona governance, il modello di business e la strategia aziendale, l’attuazione di quest’ultima nel sistema organizzativo e nei processi operativi, il sistema di gestione dei rischi e l’informativa al mercato.
Aspettativa 1: governance
L’organo di amministrazione degli intermediari svolge un ruolo attivo di indirizzo e governo nell’integrare i rischi climatici e ambientali nella cultura e nella strategia aziendale nonché nel risk appetite framework aziendale (ove previsto) e nei limiti di rischio dei portafogli gestiti, declinando in modo coerente le principali policy aziendali e l’adattamento dei sistemi organizzativi e gestionali. In tale ottica l’organo di amministrazione approva un appropriato piano di iniziative.
Aspettativa 2: strategia aziendale
Nella definizione e attuazione della strategia aziendale, gli intermediari individuano i rischi climatici e ambientali capaci di incidere sul contesto aziendale e sono in grado di comprenderne e misurarne gli impatti, al fine di assicurare la resilienza del modello di business e orientarne le prospettive di sviluppo.
Aspettativa 3: processi operativi
L’organo di amministrazione modula i diversi interventi sull’organizzazione e sui processi operativi a fronte dei rischi climatici e ambientali in modo coerente e proporzionale alle valutazioni formulate in merito alla loro materialità.
Aspettativa 4: mappatura
Gli intermediari effettuano una mappatura degli eventi che potrebbero manifestarsi per effetto dei rischi climatici e ambientali (fisici e di transizione) e integrano, di conseguenza, il sistema di gestione dei rischi, identificando i rischi che ne risulterebbero potenzialmente influenzati e le implicazioni di natura prudenziale.
Aspettativa 5: dati e metriche
Gli intermediari pongono in essere azioni volte a creare una base dati sui profili di rischio climatico e ambientale completa e di elevata qualità nonché integrata in un sistema informativo idoneo a supportare lo sviluppo di metriche per la valutazione dei rischi climatici e ambientali.
Aspettativa 6: analisi di materialità
Gli intermediari, sulla base di adeguate analisi di materialità, incorporano i rischi climatici e ambientali nei processi di valutazione dell’adeguatezza del capitale interno e di liquidità, integrando il sistema dei limiti di rischio. Gli intermediari non tenuti alla valutazione del capitale interno integrano il sistema dei limiti per tenere conto degli impatti dei rischi climatici e ambientali sul valore dei portafogli gestiti e/o sui volumi operativi
Aspettativa 7: revisione e aggiornamento
Considerato il carattere di marcata dinamicità dei rischi climatici, gli intermediari definiscono un programma di revisione e aggiornamento periodico delle decisioni assunte in relazione a metodologie e strumenti per la loro valutazione, in modo da preservarne nel continuo la validità e la significatività.
Aspettativa 8: rischio di credito
Gli intermediari integrano i rischi climatici e ambientali in tutte le fasi del processo del credito, adeguando le relative politiche e procedure in linea con le GL EBA in materia di concessione e monitoraggio dei prestiti (EBA/GL/2020/06).
Aspettativa 9: rischio di mercato
Gli intermediari tengono conto del possibile impatto dei rischi climatici e ambientali sul pricing degli investimenti in strumenti finanziari, propri e gestiti per conto terzi, anche in chiave prospettica, al fine di minimizzare il rischio di perdite.
Aspettativa 10: rischio operativo
Gli intermediari tengono conto del possibile impatto dei rischi climatici e ambientali sulla continuità operativa nonché sul livello dei rischi reputazionali e legali.
Aspettativa 11: rischio di liquidità
Gli intermediari integrano i rischi climatici e ambientali nella misurazione e gestione del rischio di liquidità, stimando potenziali peggioramenti della posizione di liquidità dovuti a deflussi di cassa e/o diminuzione dell’ammontare delle riserve e/o modifica della liquidità degli strumenti finanziari posseduti direttamente o dai portafogli gestiti.
Aspettativa 12: rendicontazione
Gli intermediari si dotano delle infrastrutture, dei dati e dei processi necessari per comunicare le modalità con cui integrano i driver di rischio ambientale nella strategia aziendale, nell’organizzazione interna e nei meccanismi di gestione del rischio, comprese le metriche utilizzate per valutare i rischi climatici e gli obiettivi di sostenibilità.