La comunità degli investitori e del settore finanziario si oppone alla proposta della Commissione europea di ammorbidire l’introduzione della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), applicando alcune modifiche agli standard di rendicontazione dell’EFRAG, gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), pubblicati a fine novembre 2022.
In una dichiarazione congiunta, Eurosif, UN PRI, IIGCC, EFAMA e UNEP FI invitano la Commissione UE a sostenere l’integrità e l’ambizione della prima serie degli standard europei di rendicontazione della sostenibilità, come previsto nelle proposte finali dell’EFRAG. Insieme ai 5 enti, hanno assunto questa posizione anche 93 gestori patrimoniali, investitori istituzionali e altri operatori dei mercati finanziari, che hanno espresso preoccupazione per le ultime modifiche apportate dalla Commissione UE.
Secondo gli operatori del settore finanziario, è fondamentale che la Commissione faccia un passo indietro per raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di clima e di Green Deal e per colmare le lacune dei dati sulla sostenibilità in tutta l’Unione, consentendo agli investitori di prendere decisioni di investimento informate e di adempiere agli obblighi di comunicazione previsti dalle norme europee in materia di finanza sostenibile.
Entrando nel dettaglio, i firmatari della dichiarazione chiedono che la Commissione europea applichi i seguenti aggiustamenti alla bozza di atto delegato che stabilisce le disposizioni per il primo set degli ESRS:
- Richiedere l’obbligatorietà dei principali indicatori di divulgazione sul clima, comprese le emissioni di gas serra Scope 1, 2 e 3 e le informazioni che consentono agli investitori di valutare la credibilità dei piani di transizione aziendali;
- Garantire che gli indicatori ambientali e sociali rilevanti per l’SFDR, il regolamento UE sui benchmark climatici e gli atti delegati sui benchmark climatici, l’informativa sul terzo pilastro e altri regolamenti sulla rendicontazione agli investitori siano divulgati dalle società che rientrano nell’ambito di applicazione su base obbligatoria;
- Richiedere spiegazioni sul perché alcuni argomenti di sostenibilità non sono considerati rilevanti da una società;
- Riconsiderare la natura del tutto facoltativa di informazioni sulla forza lavoro propria e sui non dipendenti e dei piani di transizione per la biodiversità per fornire agli investitori informazioni su come le società allineeranno la loro strategia e i loro modelli di business in linea con la Strategia dell’UE per la biodiversità per il 2030 e con il Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal;
- Garantire la massima interoperabilità possibile degli ESRS con gli standard ISSB e GRI, per ridurre la frammentazione nel panorama globale della rendicontazione e sostenere i flussi di capitale transfrontalieri, rispettando al contempo il principio della doppia materialità sancito dalla CSRD e dagli ESRS.
“La prima serie di standard europei di rendicontazione della sostenibilità, pubblicata dalla Commissione europea il 9 giugno, non risponde alle esigenze degli investitori e rischia di compromettere l’effettiva attuazione del quadro normativo europeo sulla finanza sostenibile. Alla Commissione europea si presenta ora un’ultima opportunità per correggere la rotta e trovare un compromesso che rifletta realmente le esigenze di tutti gli operatori del settore e degli stakeholder e che corrisponda meglio all’ambizione degli obiettivi di neutralità climatica e del Green Deal dell’UE”, ha commentato Aleksandra Palinska, direttore esecutivo di Eurosif.
A rispondere alla consultazione sono stati anche ventuno italiani, tra cui le associazioni Assogestioni, Andaf, Assirevi, Forum per la Finanza Sostenibile, Fondazione Organismo Italiano di Business Reporting e le aziende Unipol, A2a, Eni, Novamont e Toscandia. I rispondenti hanno mostrato posizioni variegate. Da un lato, enti come il Forum per la Finanza Sostenibile e Assogestioni hanno espresso il loro dissenso e la necessità di preservare l’integrità del primo set di standard proposto dall’EFRAG. Altri, invece, soprattutto aziende come A2A e Toscandia, hanno accolto con favore l’intenzione della Commissione di semplificare gli ESRS, ritenendo che un approccio di questo tipo favorisca le aziende nell’adozione degli standard.