Transizione energetica

Fitch: dubbi sull’innalzamento dei requisiti patrimoniali per i rischi clima delle banche UE

La crisi energetica mette in discussione il percorso di decarbonizzazione del settore finanziario. In particolare per quanto riguarda l’innalzamento dei requisiti patrimoniali per i rischi climatici. A sostenerlo è Fitch Ratings, l’agenzia Usa di rating sul credito secondo cui le proposte di innalzamento dei requisiti patrimoniali per le esposizioni ai combustibili fossili delle banche dell’UE saranno probabilmente contestate dai ministri delle Finanze, con la conseguenza di un arresto o di un irrigidimento per evitare di scontrarsi con la necessità di incrementare le forniture energetiche nel contesto della crisi del gas in Europa. I requisiti più stringenti, proposti dal Parlamento europeo, mirano a riflettere i rischi associati al progressivo abbandono dei combustibili fossili. Tuttavia, le proposte, che entrerebbero in vigore nel 2025, potrebbero mettere a rischio i finanziamenti bancari per le iniziative volte ad affrontare la crisi energetica europea a partire dal 2022.

Il Parlamento europeo ha recentemente richiesto una ponderazione del rischio del 150% per le esposizioni alle risorse di combustibili fossili delle banche che hanno ricevuto una decisione finale di investimento entro la fine del 2021, e una ponderazione ultra-elevata del 1250% per le esposizioni legate ai combustibili fossili concordate a partire dal 1° gennaio 2022. Le ponderazioni di rischio si applicherebbero in base alle modifiche al regolamento sui requisiti patrimoniali (CRR, Capital Requirements Regulation), che entreranno in vigore nel 2025. Oltre al finanziamento del carbone, i requisiti patrimoniali proposti riguarderebbero i progetti relativi al gas naturale e al petrolio, compresi i relativi impianti di trasporto e le infrastrutture, come i terminali di gas naturale liquefatto (LNG).

Secondo Fitch Ratings, le banche commerciali eviteranno di contrarre nuove esposizioni ai combustibili fossili nel 2022-2024 se prevedono l’applicazione di oneri così elevati a partire dal 2025, lasciando alle banche pubbliche e a quelle di sviluppo che non rientrano nell’ambito di applicazione del CRR il compito di fornire finanziamenti. Le banche commerciali potrebbero anche accelerare la dismissione delle esposizioni esistenti legate ai combustibili fossili. Il finanziamento del settore privato attraverso le banche commerciali per progetti essenziali per affrontare la crisi energetica europea potrebbe essere influenzato, ad esempio l’accordo tedesco da 3 miliardi di euro con le società energetiche Uniper e RWE per importare GNL attraverso nuovi terminali galleggianti.

Il Parlamento europeo ritiene che i regolatori prudenziali debbano riflettere i futuri rischi di transizione legati al clima, compresi gli oneri di ammortamento normativo, nella normativa vigente per evitare un futuro shock al sistema finanziario. A sostegno dei requisiti patrimoniali proposti, il Parlamento europeo ha citato il parere dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA, International Energy Agency) secondo cui l’esplorazione e l’espansione dei combustibili fossili devono cessare immediatamente affinché il mondo raggiunga la neutralità del carbonio entro il 2050. Ha aggiunto che le esposizioni alle nuove attività sui combustibili fossili dovrebbero essere interamente finanziate con capitale proprio.

Le proposte potrebbero alimentare il dibattito sull’opportunità che i regolatori prudenziali svolgano un ruolo nell’affrontare i cambiamenti climatici in aggiunta al loro ruolo di supervisione delle istituzioni finanziarie e di mantenimento della stabilità finanziaria. Il capo dell’autorità di vigilanza prudenziale del Regno Unito, Sam Woods, ha recentemente affermato che la decisione di affrontare le cause del cambiamento climatico spetta ai governi e ai parlamenti, non ai regolatori. Il presidente del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha dichiarato a luglio che le autorità di regolamentazione dovrebbero astenersi dall’utilizzare la regolamentazione prudenziale per raggiungere altri obiettivi legati al clima, come la promozione di investimenti “verdi”, e dovrebbero fissare i requisiti patrimoniali in base al profilo di rischio intrinseco di ciascuna classe di attività.

Tuttavia, la proposta del Parlamento europeo di un requisito patrimoniale molto elevato per le nuove esposizioni ai combustibili fossili potrebbe essere interpretata come una promozione della transizione verso il Net Zero, piuttosto che come un semplice riflesso dei rischi ad essa associati. Come ha avvertito Woods, penalizzare le esposizioni ad alta intensità di carbonio potrebbe anche comportare il rischio di sovra-capitalizzare le banche in modo inefficiente, riducendo la loro capacità di sostenere l’economia durante la transizione.