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Analisi della BCE

BCE: il 55% delle banche incorpora i rischi climatici, ma non basta

Oggi più che mai le banche sono costrette a gestire crescenti e nuovi rischi, che considerano sempre di più nei loro processi di governance. Tra questi, i rischi sanitari legati alla pandemia di Covid-19, l’approvvigionamento energetico, l’instabilità geopolitica, gli alti tassi di interesse, l’inflazione e il cambiamento climatico. Questo nuovo contesto di rischio pone una sfida significativa per i supervisori bancari, che attingono a un quadro di vigilanza tradizionale in gran parte basato su dati storici che non permette loro di gestire i rischi emergenti. Per questo motivo, la vigilanza bancaria della BCE si focalizza in maniera particolare sugli strumenti e sulle normative di vigilanza che offrono una prospettiva di lungo periodo lungimirante

Una delle recenti aree di intervento della BCE, mostrata in un rapporto di luglio 2024, è legata ai requisiti contabili previsti dallo standard internazionale IFRS 9. Requisiti che richiedono un’analisi completa delle informazioni lungimiranti e che hanno un impatto sui coefficienti patrimoniali prudenziali. Adeguate disposizioni contabili per i nuovi rischi, infatti, fungono da salvaguardia prudenziale qualora tali rischi si materializzassero. Per esaminare la questione degli accantonamenti delle banche sottoposte a vigilanza, la BCE ha avviato una revisione mirata nel novembre 2022 e ha chiesto a 51 banche – quasi la metà delle banche sottoposte a vigilanza diretta – in che modo il loro quadro di accantonamento IFRS 9 catturasse i rischi emergenti. Nel 2024, la BCE ha ripetuto la revisione tematica per le stesse banche, coprendo i dati finanziari di fine anno 2023. 

Inizialmente, alle banche è stato chiesto di indicare cinque nuovi rischi che avrebbero probabilmente avuto un impatto importante sui tassi di default identificati in precedenti studi sul rischio di default, vale a dire l’approvvigionamento energetico, le catene di fornitura in generale, i rischi ambientali, l’inflazione e i rischi geopolitici.

Quest’anno sono stati incluse anche considerazioni sugli alti tassi di interesse e un’attenzione particolare al settore immobiliare commerciale. Tutti e sei i rischi hanno qualcosa in comune, osserva la BCE: non hanno i dati storici necessari da cui dipendono i modelli classici di accantonamento per le perdite attese. Ecco perché le banche hanno bisogno di approcci alternativi per quantificare e coprire questi rischi in modo affidabile.

Un approccio alternativo vincente, secondo la BCE, è la misurazione tramite una “sovrapposizione” aggiunta agli output del modello esistente. La maggior parte degli intervistati ha affermato di utilizzare sovrapposizioni (nota 1). Nel giro di un anno il numero di banche che hanno accantonato per i rischi climatici e ambientali è aumentato dal 16% al 55%, sebbene con diversi gradi di sofisticazione.

“Questo è un segnale iniziale che le raccomandazioni specifiche e mirate per banca sono state comprese e accettate. Tuttavia, come nota di cautela, c’è ancora molta strada da fare, e non solo per quanto riguarda i rischi climatici e ambientali”, sottolinea la BCE. Infatti, le metodologie di alcune banche non sono commisurate alla loro esposizione al rischio e, in molti casi, sono persino contraddittorie. Questa pratica non solo sottostima sistematicamente le perdite sui prestiti, ma è anche in contrasto con i requisiti dell’IFRS 9.

Sovrapposizioni applicate a tutti i portafogli delle banche

Considerazione dei nuovi rischi

Un accantonamento adeguato per i nuovi rischi inizia con la loro identificazione e con l’individuazione di una metrica per misurare il loro impatto sulle perdite di credito attese, spiega la BCE nel documento. La banca di riferimento europea ha inviato raccomandazioni specifiche alle banche che non hanno identificato un nuovo rischio materiale e, nell’ultimo anno, ha osservato alcuni progressi. Tuttavia, un numero esiguo ma significativo di banche non tratta i nuovi rischi con l’importanza che meritano e li dichiara immateriali senza un’analisi approfondita. A seconda del tipo di rischio, la percentuale di banche in questo gruppo varia attualmente dal 2% al 30% del campione.

Allo stesso tempo, la stragrande maggioranza delle banche nel campione considera ogni nuovo rischio in vari modi. Le sovrapposizioni (nota 1) rimangono lo strumento più utilizzato dalle banche per affrontare i nuovi rischi, in un intervallo del 53-76% del campione, mostrato in verde scuro. Solo gli aggiustamenti “in-model” (ad esempio, agli input) continuano a essere utilizzati da una piccola minoranza, in un intervallo del 2-10%, mostrato in verde chiaro.

La BCE ritiene che gli aggiustamenti e le sovrapposizioni in-model possano rimanere necessari per il momento, consentendo la flessibilità necessaria per utilizzare strumenti più adeguati come le simulazioni, senza compromettere la qualità del modello per quei rischi per i quali vi sono sufficienti dati storici. Tuttavia, un numero crescente di banche si affida principalmente ai propri modelli legacy di macro-overlay per catturare nuovi rischi, ad esempio, limitando la considerazione di nuovi rischi al loro impatto aggregato sul PIL futuro. La percentuale di queste banche varia dal 12% al 21% del campione (in rosso chiaro nel grafico). La BCE è però molto critica verso questo approccio basato sul macro-overlay che, secondo la banca, essendo stato progettato prima del 2018 per preparare il mercato all’introduzione dell’IFRS 9, manca di sensibilità verso i nuovi rischi. 

Alcune banche adottano un approccio di sovrapposizione, altre si basano sui modelli IFRS 9 nonostante la BCE sia contraria

Il 55% delle banche incorpora i rischi climatici

Un’attenzione particolare della vigilanza è ora rivolta ai rischi climatici e ambientali, geopolitici e legati ai tassi di interesse. I rischi climatici e ambientali, in particolare, sono ora considerati dalla maggior parte delle banche (55%), rispetto al 16% nel 2023. Si tratta di un grande miglioramento, ma non ancora del tutto soddisfacente osserva la BCE. Di queste banche, alcune utilizzano modelli o approcci basati su simulazioni (ad esempio, per considerare diversi scenari riguardanti un aumento del rischio di transizione). Altre cercano di tenere conto dei rischi climatici e ambientali direttamente nei rating creditizi sottostanti. 

Il problema è, secondo la BCE, che alcune banche (12%) dichiarano che le macro-componenti dei loro modelli IFRS 9 considerano già i rischi climatici e ambientali attraverso gli scenari generali forward-looking. Tuttavia, secondo la banca centrale, questi approcci non sono dotati della necessaria sensibilità al rischio e non garantiscono la differenziazione del rischio tra i debitori che sono influenzati in modo non uniforme dai rischi climatici e ambientali in generale e da quelli specifici in particolare. 

Un punto debole particolare è l’accantonamento per il settore del Commercial Real Estate. Purtroppo, solo la metà delle banche ha descritto di avere un approccio settoriale per misurare l’impatto del rischio di tasso di interesse (ad esempio, sovrapposizioni di tasso di interesse specificamente per CRE – 47%, in verde scuro tratteggiato nel grafico di seguito). Metà delle banche nel campione non sono ancora conformi alle aspettative della BCE: “Raccomandiamo che altri seguano il buon esempio dato dalle banche che utilizzano tali aggiustamenti o sovrapposizioni in-model per gli effetti di tassi di interesse più elevati sulla capacità di debito dei clienti CRE”, sottolinea la banca nel report. 

Quasi la metà degli intervistati segnala una sovrapposizione dei tassi di interesse per le esposizioni CRE

Per quanto riguarda la fase di “staging”, la BCE analizza i metodi di misurazione delle perdite potenziali legate ai nuovi rischi e l’impatto dei rischi sulla classificazione dei crediti di secondo stadio (Stage 2) e terzo stadio (Stage3). Infatti, dal momento che non possono utilizzare i modelli macro basati su dati storici, le banche ricorrono a integrazioni (“overlays”), prendendosi però troppa discrezionalità. Pertanto, la BCE suggerisce l’uso di metodologie overlays standard, approvate dalle autorità di vigilanza come l’EBA (European Banking Authority). 

Pratiche deboli legate a una bassa copertura dei rischi

nota 1 : IFRS 9 non include una definizione di “overlay”; le banche a volte si riferiscono agli overlay come “management adjustment”, “post-model adjustment” o “top level adjustment”. Ai fini della revisione mirata, sono state utilizzate le seguenti definizioni: (i) overlay: “il tipo di aggiustamento che viene eseguito solo dopo che il modello è stato operato. Gli aggiustamenti post-modello sono considerati come overlay per questo questionario”; (ii) aggiustamento in-modello: “quegli aggiustamenti che vengono eseguiti all’interno del modello IFRS 9 – sia prima che durante il tempo di esecuzione del modello. Ad esempio, aggiustamenti all’input del modello (ad esempio, modifiche alla componente delle informazioni prospettiche), aggiustamenti ai parametri del modello (ad esempio, alterazione di un parametro di input del modello di probabilità di default), o aggiustamenti ad hoc al modello o alla calibrazione del modello”.