Analisi di ShareAction

ShareAction bacchetta i gestori globali su biodiversità e cambiamento climatico

I maggiori gestori globali attualmente non sono in grado di usare la loro influenza per arginare le crisi legate alla perdita di biodiversità e al cambiamento climatico. Dei 77 gestori intervistati da ShareAction, solo un quarto ha assunto impegni in materia di deforestazione e nessuno si è impegnato a evitare altre forme di danni agli habitat naturali. Inoltre, solo 10 asset manager (e tutti europei) si sono impegnati concretamente per limitare gli investimenti nei combustibili fossili più dannosi. 

Nel rapporto Point of No Returns 2023 Part IV: Climate and Biodiversity, ShareAction esamina le strategie, gli obiettivi, le politiche di investimento, l’analisi dei rischi e l’engagement con le aziende delle principali società di gestione al mondo, traendone un quadro non in linea con le grandi dichiarazioni a supporto di un impegno verso la sostenibilità e la difesa della natura, da parte degli asset manager globali.

Strategia e obiettivi dei gestori

Dei 77 gestori patrimoniali intervistati, 63 (82%) si sono impegnati a raggiungere le zero emissioni nette di carbonio dai loro investimenti entro il 2050 o prima. Sebbene ciò rifletta una certa consapevolezza rispetto al tema del cambiamento climatico e sull’importanza dell’azione degli attori finanziari, permangono aree di incoerenza che lasciano spazio a miglioramenti. Alcuni obiettivi, infatti, sono formulati in modo poco chiaro e mancano di piani di accompagnamento credibili per il loro raggiungimento. Vanguard, ad esempio, è il secondo gestore patrimoniale a livello globale, ma il suo obiettivo net zero per il 2050 riguarda solo il 17% del patrimonio che gestisce. L’asset manager ha giustificato la sua portata limitata con il suo modello prevalentemente passivo, ma altri gestori patrimoniali prevalentemente passivi (come Legal & General Investment Management, LGIM) hanno fissato obiettivi più concreti.

Diversi asset manager hanno fissato obiettivi 

Fonte: ShareAction, giugno 2023.

Sebbene sempre più gestori abbiano fissato obiettivi net zero di lungo termine, secondo ShareAction gli asset manager dovrebbero dare maggiore rilevanza agli obiettivi intermedi al 2030, mentre dall’analisi emerge che 63 delle società di gestione con obiettivi al 2040 e al 2050 non hanno reso noti obiettivi intermedi. Quelli che li hanno fissati rappresentano solo il 41,5% del patrimonio complessivo degli asset manager intervistati dall’ONG.

Per quanto riguarda le emissioni Scope 3solo 13 gestori (17%) hanno obiettivi provvisori che le includono e altri 35 hanno dichiarato di volerle incorporare nel tempo. 

Anche in tema di protezione della biodiversità e degli ecosistemi naturali e contrasto a pratiche come la deforestazione, i gestori dovrebbero assumere maggiori impegni. Solo 21 asset manager (27%) tra gli intervistati hanno fissato obiettivi in merito e in particolare solo 4 – BNP Paribas AM, Robeco, Sumitomo Mitsui Trust AM e UBS AM – hanno assunto impegni rispetto alla lotta alla deforestazione e allo sfruttamento del suolo. 

Politiche di investimento dei gestori

Per quanto riguarda le politiche di investimento degli asset manager, che comprendono le politiche di esclusione e le restrizioni adottate, ShareAction rileva che solo 10 gestori patrimoniali (tutti europei) si sono impegnati a limitare gli investimenti nei combustibili fossili più dannosi in tutti i fondi. Le restrizioni variano da assolute a restrizioni limitate basate su soglie. 

Per quanto riguarda le restrizioni legate alla biodiversità, solo 20 gestori hanno adottato politiche che impongono restrizioni alle operazioni delle aziende in aree identificate come importanti per la biodiversità. Di questi, 18 escludono gli investimenti per alcune specifiche attività dannose o subordinano gli investimenti a una due diligence supplementare per garantire che non vengano causati danni. Altri 12 gestori patrimoniali hanno dichiarato di impegnarsi con le aziende per indagare su come le loro attività potrebbero influire sulla biodiversità, ma non impongono alcuna restrizione. Ulteriori 14 monitorano i potenziali impatti sulla biodiversità, ma non si impegnano né hanno politiche che limitano gli investimenti. 

Meno della metà dei gestori impone restrizioni o si impegna con le società sugli impatti sulla biodiversità

Fonte: ShareAction, giugno 2023.

Infine, sebbene la maggior parte dei gestori (84%) sia in grado di indicare almeno un fondo che investe esplicitamente nella transizione climatica, solo due terzi di essi hanno fornito prove di strategie multiple su diverse classi di attività o di un quadro strutturato per identificare gli investimenti adatti. Inoltre, solo 27 gestori (35%) patrimoniali hanno dichiarato di misurare gli impatti positivi delle loro attività di investimento sul clima. 

Analisi, gestione e mitigazione dei rischi dei gestori

Anche se la maggior parte dei gestori di patrimoni (73%) ha dichiarato di aver effettuato almeno una valutazione degli impatti diretti e delle dipendenze sulla biodiversità, ShareAction rileva che ancora 21 società di gestione (27%) non abbiano valutato i rischi legati alla biodiversità. È necessario, sottolinea l’ONG, far fronte al più presto a questa carenza perché, come riconosciuto dalla Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD), la divulgazione degli impatti e delle dipendenze delle società è fondamentale per una comprensione completa di rischi e opportunità. 

Anche per quanto riguarda l’analisi dei rischi connessa alle emissioni di CO2 del portafoglio, sono pochi i gestori che hanno fissato obiettivi di riduzione. Inoltre, solo il 42% degli asset manager ha dichiarato di misurare le emissioni di carbonio Scope 3 del portafoglio e appena l’8% misura e fissa obiettivi futuri per le emissioni Scope 3

Sono tante le metriche di rischio climatico utilizzate dai gestori coinvolti dall’indagine, ma quelle più comuni sono l’intensità delle emissioni di carbonio del portafoglio e le metriche prospettiche (tra cui l’aumento implicito di temperatura). Esse sono utilizzate rispettivamente dall’81% e dal 43% dei gestori patrimoniali. Cinque gestori patrimoniali non hanno dichiarato di utilizzare alcuna metrica legata al clima per analizzare il rischio climatico e fissare gli obiettivi.

Diversi asset manager misurano le emissioni del portafoglio, ma pochi fissano obiettivi

Fonte: ShareAction, giugno 2023.

Un altro dato preoccupante riscontrato da ShareAction riguarda l’analisi degli scenari climatici, prevista dalla TCFD (Task Force on Climate Related Financial Disclosures). Tale metrica serve per misurare gli impatti dei rischi legati al clima sul valore dei titoli, per questo motivo il fatto che ancora il 30% dei gestori non la utilizzi è preoccupante

Un terzo degli asset manager non ricorre all’analisi degli scenari climatici

Fonte: ShareAction, giugno 2023.

Engagement dei gestori con le aziende

Dall’analisi emerge che gli asset manager hanno innalzato il loro livello di engagement con le società sui temi legati al clima, in particolare sulla decarbonizzazione (87% dei gestori). Per la biodiversità, però, l’engagement è ancora limitato. Ciò nonostante, il trend sta cambiando, con la maggioranza degli intervistati da ShareAction che ha dichiarato che aumenterà nei prossimi 12 mesi l’impegno sulla protezione della biodiversità. Tra gli altri, Amundi ha sottolineato di essersi impegnata con 67 società in modo specifico sulla biodiversità nel 2022 e di voler continuare a farlo in futuro. 

Altri rilevanti temi di engagement riguardano la “transizione giusta”, particolarmente trattata da Robeco, e le soluzioni climatiche emergenti, di interesse soprattutto per J.P. Morgan

Il punto sulla divulgazione dei gestori

Per quanto riguarda la rendicontazione, il 34% dei gestori patrimoniali ha attuato pienamente le raccomandazioni della TCFD per la divulgazione dei rischi e delle opportunità legati al clima, un dato positivo e in crescita rispetto al 20% del 2020. Un altro 16% ha dichiarato di avere intenzione di iniziare a considerare le raccomandazioni delle TCFD e solo tre gestori patrimoniali – MEAG, Mellon Investments Corporation e Samsung Asset Management – non hanno mostrato alcuna intenzione di iniziare a divulgare in linea con la TCFD.

La maggior parte degli asset manager considera le raccomandazioni della TCFD

Fonte: ShareAction, giugno 2023.

Lo stesso non si può dire per la TNFD. Solo 15 asset manager dei 77, infatti, hanno dichiarato di avere intenzione di contribuire allo sviluppo della TNFD. 

Le raccomandazioni di ShareAction ai gestori

Sulla base dei dati emersi dal rapporto, ShareAction fornisce alcune raccomandazioni ai gestori patrimoniali:

  • Per la strategia climatica, l’ONG consiglia di divulgare una politica d’investimento dedicata al clima che copra tutti i portafogli in gestione, di pubblicare un piano di transizione climatica chiaro e di fissare obiettivi net zero intermedi;
  • Per quanto riguarda le restrizioni, ShareAction consiglia di imporne di rigorose alle società che generano ricavi dai combustibili fossili più dannosi;
  • ShareAction consiglia anche di ricorrere a una stewardship proattiva per promuovere un cambiamento positivo; 
  • L’ONG sottolinea l’importanza di rendere noto il processo decisionale sugli investimenti utilizzando una serie di scenari climatici diversi per valutare i rischi legati al clima;
  • È necessario anche che gli asset manager si assicurino che le valutazioni dei rischi legati al climaconsiderino i rischi di transizione, i rischi fisici e le attività di adattamento e riduzione del rischio;
  • ShareAction evidenzia la necessità di utilizzare metriche e metodologie di selezione chiare per identificare le opportunità di investimento che sono in linea con transizione climatica;
  • I gestori dovrebbero inoltre sviluppare e divulgare pubblicamente una politica di investimento dedicata alla biodiversità che copra tutti i portafogli in gestione;
  • Le società di gestione dovrebbero fare engagement con le società partecipate sui rischi, le opportunità, gli impatti e le dipendenze legati alla biodiversità e sugli obiettivi, la divulgazione, le pressioni e gli incentivi ad essa associati;
  • Infine, ShareAction sottolinea che tutti i gestori dovrebbero seguire le raccomandazioni della TCFD e della TNFD per la rendicontazione.