I più grandi asset manager del mondo sono ben lontani dal raggiungere i propri impegni per raggiungere il net zero nel 2050. E’ quanto rileva il nuovo studio Asset Managers and Climate Change 2023 diffuso da FinanceMap, che sostiene che i gestori non abbiano migliorato le loro prestazioni climatiche negli ultimi due anni e in alcuni casi abbiano invertito le tendenze positive, nonostante la maggior parte avesse fissato obiettivi net zero entro il 2050 attraverso iniziative come la Net Zero Asset Manager (NZAM).
Il report di FinanceMap stila una classifica di 45 delle più grandi società di gestione del risparmio (che detengono collettivamente 72 trilioni di dollari di asset under management) sulla base di tre criteri: analisi del portafoglio azionario, stewardship delle società partecipate e impegno nella finanza sostenibile.
Punteggi di allineamento del portafoglio all’Accordo di Parigi (di 45 dei portafogli di fondi azionari dei gestori patrimoniali più grandi al mondo, 2023)
“I dati mostrano che la maggior parte degli asset manager non sta registrando progressi quando si tratta di usare la loro influenza per guidare un reale cambiamento nelle società partecipate e nella finanza sostenibile,” ha affermato Daan Van Acker, responsabile del programma FinanceMap.
In particolare, il punteggio in questione Portfolio Paris Alignment Score mostra in che misura viene investito il portafoglio azionario di un gestore patrimoniale nelle aziende che effettuano la transizione in linea con lo scenario dell’IEA (Internationa Energy Agency) volto a raggiungere il net zero entro il 2050. I punteggi di allineamento del portafoglio possono variare da -100% a +100%, con un punteggio di 0% che indica che il portafoglio è perfettamente allineato allo scenario dell’IEA. I punteggi negativi, invece, indicano che il portafoglio è “sovrainvestito” in aziende che espandono tecnologie inquinanti e “sottoinvestito” in aziende che promuovono la transizione sostenibile.
Il 95% dei 45 asset manager indagati è disallineato rispetto a Parigi e allo scenario dell’IEA. Ma sono soprattutto i punteggi dei dieci maggiori gestori patrimoniali del mondo ad essere scoraggianti. BlackRock ha un punteggio dell’allineamento del portafoglio a Parigi pari a -20%, così come State Street, Vanguard a -21%, Fidelity e J.P. Morgan a -19%, Crédit Agricole -12%, Goldman Sachs -22%, Allianz -17%, Capital -18%, BNY Mellon -23%. La branca di gestione patrimoniale dell’italiana Generali, invece, per quanto negativo, ha un punteggio di -4%, migliore dei colossi globali.
Punteggi dei 10 asset manager maggiori al mondo
Altri risultati
Anche sul fronte della stewardship InfluenceMap non rileva dati incoraggianti. L’analisi, infatti, individua una diminuzione delle migliori pratiche di stewardship degli asset manager rispetto al 2021, con un calo di chi rientra nella fascia A dal 33% del 2021 al 18% del 2023. In pratica, solo 10 dei 45 asset manager analizzati ha dato prova di guidare le aziende nella transizione verso modelli vicini all’allineamento all’Accordo di Parigi. Allo stesso tempo, il supporto dei gestori alle risoluzioni climatiche presentate nelle assemblee degli azionisti è calato dal 61% nel 2021 al 50% nel 2022, e secondo InfluenceMap continuerà a scendere nel 2023.
BlackRock ha un punteggio sulla stewardship climatica pari a C, così come Capital, Vanguard a D+, Fidelity a E+, State Street e J.P. Morgan a C+, Crédit Agricol ad A-, Goldman Sachs a C, Allianz a B+.
Punteggi sulla stewardship climatica (2021 e 2023 a confronto)
Per quanto riguarda la sfera che InfluenceMap definisce “Policy Engagement“, anche in questo caso emerge un impegno complessivo scarso degli asset manager per spingere la transizione finanziaria. Complessivamente, infatti, il 23% non si impegna in modo significativo rispetto per accelerare la transizione verso la finanza sostenibile, mentre il 48% si impegna attivamente (punteggio medio C-) – tra cui Invesco -, e il 30% – tra cui BlackRock – più strategicamente (punteggio medio D+).
Differenze regionali tra gli asset manager
La ricerca di InfluenceMap evidenzia un chiaro divario regionale nella performance del settore del risparmio gestito in tutte le aree di valutazione (allineamento a Parigi, stewardship e Policy Engagement) tra Europa, Nord America e Giappone, come dimostrato nella tabella di seguito.
Punteggi medi per regione
In media, i gestori patrimoniali europei ottengono risultati migliori rispetto ai colleghi nordamericani o giapponesi. Nonostante ciò, 12 gestori patrimoniali europei su 14 di quelli considerati da FinanceMap hanno portafogli azionari disallineati rispetto allo scenario dell’IEA per il net zero. Lo stesso discorso si verifica rispetto all’esposizione dei portafogli europei alle società di combustibili fossili, che è molto elevata. Il principale responsabile, secondo l’analisi, è Deutsche Bank, che contribuisce al settore dei combustibili fossili con 13 miliardi di dollari investiti, ovvero il 6% del valore totale dei fondi azionari valutati. Seguono L&GIM (5,7%) e HSBC (5,3%). Schroders, invece, è il più virtuoso, con un’esposizione alle società sostenibile pari al 5,1%, investendo più del triplo in partecipazioni verdi rispetto ai combustibili fossili.
La regione europea si distingue anche per la presenza delle società come Crédit Agricole, AXA, BNP Paribas e Natixis che sono i quattro gestori patrimoniali più allineati a Parigi a livello globale. Al contrario, le tre aziende svizzere UBS (-19%), Credit Suisse (-20%) e J. Safra Sarasin (-18%) sono i ritardatari della regione. Il principale fattore trainante dietro una migliore performance relativa a questo parametro sono gli investimenti dei manager europei nelle energie rinnovabili.
Nonostante le criticità, i gestori patrimoniali europei continuano a guidare il cambiamento di paradigma verso pratiche di gestione più sostenibili. Dei 45 valutati, infatti, otto gestori patrimoniali europei sono entrati nella A-List 2023 rispetto alla stewardship climatica. Le aziende europee superano le loro controparti nordamericane e giapponesi su tutti i pilastri chiave della stewardship, ma, in particolare, sembrano essere più attivi nell’impegnarsi con le aziende per la transizione dei modelli di business in linea con l’accordo di Parigi. Ad esempio, l’86% dei gestori patrimoniali europei ha incoraggiato la definizione di obiettivi in linea con l’iniziativa Science Based Targets (SBTi).
Gli asset manager statunitensi, invece, continuano a restare indietro rispetto alle controparti europee, spesso a causa della mancanza di una strategia chiara che coinvolga aziende e settori rilevanti per il clima. Nessuno dei gestori considerati nella regione ha il portafoglio di fondi azionari allineato a Parigi e in media, i portafogli nordamericani sono esposti per il 5,6% ad aziende che producono combustibili fossili, molto superiore rispetto alle altre regioni (Europa 4,2% e Giappone 2%). In particolare, i gestori nordamericani detengono collettivamente 814 miliardi di dollari di investimenti in combustibili fossili, il triplo rispetto agli investimenti green. Basti pensare che T. Rowe Price, Scotiabank e Morgan Stanley investono ciascuno meno dell’1% del valore dei portafogli in società green. Anche i maggiori asset manager al mondo, come BlackRock (-20%) e Vanguard (-21%) hanno dei punteggi molto bassi per quanto riguarda il Portfolio Paris Alignment.
FinanceMap sottolinea anche che tra il 2022 e il 2023 si è verificata una diminuzione nei progressi climatici da parte dei gestori patrimoniali nordamericani, anche a causa della diffusione del movimento “anti-ESG” negli Stati Uniti, che ha coinvolto in primis BlackRock.
Infine, in Giappone, secondo InfluenceMap, i portafogli di tutti e sei i gestori patrimoniali, si collocano tra più disallineati rispetto allo scenario net zero dell’IEA, con Mitsubishi UFJ Financial Group che ha un punteggio pari a -25% e Mizuho Financial Group a -22%. Inoltre, sebbene i gestori patrimoniali giapponesi sembrino migliorare in alcune aree legate alla stewardship, sono comunque in ritardo rispetto alla tendenza globale nel settore dell’asset management. In particolare, i gestori patrimoniali continuano a ritardare gli impegni in materia di pressioni climatiche e piani di transizione, nonché a utilizzare di rado l’autorità degli azionisti per spingere le aziende ad allinearsi a Parigi. Tuttavia, rispetto al 2021, i gestori patrimoniali giapponesi hanno aumentato il loro impegno su una gamma più ampia di argomenti relativi al clima, inclusi gli obiettivi climatici, la gestione del rischio climatico e la divulgazione di informazioni relative alla sostenibilità.