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Valutazioni ESG

Banche italiane non quotate: Standard Ethics lancia l’allarme trasparenza

Nel mondo della finanza sostenibile, la trasparenza non è solo una virtù: è un requisito essenziale. Tuttavia, lo studio “La sfida della Sostenibilità per le banche non quotate italiane”, pubblicato da Standard Ethics, evidenzia una discrepanza tra le pratiche di sostenibilità delle banche non quotate italiane e gli standard internazionali.

Il quadro delineato da Standard Ethics mostra infatti come le banche non quotate, pur essendo attori rilevanti del tessuto economico italiano, rimangono ai margini del dibattito internazionale sulla finanza responsabile. Una condizione che, secondo gli autori dello studio, potrebbe riflettere non tanto l’assenza di iniziative interne quanto una carenza strutturale di trasparenza tanto che viene posto l’accento anche su come le banche comunicano tali informazioni: alcune pubblicano piani di sostenibilità, altre obiettivi ambientali tramite comunicati stampa, mentre altre ancora integrano i target ambientali all’interno di policy più ampie.

L’analisi nasce infatti con l’obiettivo di valutare la capacità delle banche non quotate italiane di affrontare e semplificare i temi della sostenibilità, rendendoli funzionali nelle relazioni con la clientela, i fornitori e i destinatari degli investimenti. Lo studio nello specifico si è concentrato sulla qualità delle comunicazioni pubbliche in ambito di ESG Risk Management, governance e politiche ESG applicate al credito e agli investimenti, nonché sulla disponibilità di policy e Codici Etici, verificandone l’allineamento alle indicazioni internazionali. Inoltre, ha esaminato la presenza di rating indipendenti forniti alla banca, in conformità con il futuro albo UE delle agenzie di rating ESG.

In sintesi

  • solo il 14% delle banche pubblica una policy ambientale;
  • solo il 9% pubblica una policy sui diritti umani e nessuna banca ha una policy sull’Intelligenza Artificiale;
  • il 19% pubblica una policy sulla parità di genere ed il 26% pubblica una policy su diversità ed inclusione;
  • sebbene il 98% del campione pubblichi un Codice Etico o di Condotta, solo il 22% degli strumenti di governo appaiono conformi e dotati di riferimenti internazionali sulla Sostenibilità di OnuOcse e Ue;
  • soltanto nel 14% dei casi il Consiglio di Amministrazione raggiunge la parità di genere;
  • il 55% delle banche analizzate fornisce una rendicontazione ESG standard.

L’indagine ha coinvolto 43 istituti, esclusi quelli quotati e i gruppi esteri, e si è basata su 23 marcatori suddivisi in quattro macroaree di appartenenza: procedure e policy ESG, target ESG, valutazioni ESG e policy ESG attinenti al settore bancario.

Come le banche non quotate comunicano i temi ESG

Dai risultati emerge che solo il 14% delle banche analizzate rende pubblica una policy ambientale, mentre il restante 86% non lo fa. Andando a vedere nello specifico, nel 55% dei casi esaminati sono reperibili i target di riduzione delle emissioni di CO₂; nel 17% dei casi sono comunicati gli obiettivi della neutralità carbonica; e nel 52% dei casi è possibile reperire target su energia da fonti rinnovabili.

Sul fronte sociale, invece, appena il 9% comunica una policy sui diritti umani. Meglio per quanto riguarda tematiche come diversità e inclusione (dove il 26% rende pubblica o possiede una policy D&I) e la parità di genere (dove il 19% dichiara policy attive). Di particolare rilevanza, visto il periodo tecnologico che stiamo vivendo, è il tema dell’intelligenza artificiale. Dall’indagine infatti emerge un dato allarmante e in totale controtendenza rispetto alle normative e richieste del mercato: nessuna banca analizzata affronta in modo trasparente i temi legati all’intelligenza artificiale.

Infine, per quanto riguarda la dimensione della Governance emerge che la quasi totalità degli istituti pubblica un Codice Etico (98%), ma solo il 22% lo allinea esplicitamente agli standard ESG internazionali. Inoltre il 52% delle banche ha istituito una figura dedicata ai temi green e nel 55% dei casi è disponibile una rendicontazione ESG standard. Emerge poi che, anche se l’attenzione ai temi sulla gender equality sta migliorando come abbiamo visto poco fa, nei CdA il lavoro da fare è ancora molto dato che solo nel 14% dei casi, viene raggiunta la parità di genere.

In ultimo anche il tema della presenza di rating e scoring ESG nelle banche non quotate italiane evidenzia una significativa carenza di trasparenza e allineamento con gli standard internazionali. Infatti nessuna delle banche analizzate pubblica un rating di compliance ESG conforme ai principi ONU, OCSE o UE, mentre solo una minima parte (7%) dispone di un rating ESG generico e il 24% si limita a divulgare scoring non ufficiali o riconoscimenti generici. Questo evidenzia un ritardo rispetto alle banche quotate che, al contrario, detengono tutte un rating di compliance.

Tale mancanza di strutture e strumenti ufficiali di valutazione ESG rischia di ostacolare il posizionamento strategico delle banche non quotate, soprattutto alla luce del futuro albo europeo delle agenzie di rating di sostenibilità previsto dal 2026. In questo contesto, rafforzare la governance della sostenibilità e dotarsi di strumenti di valutazione ESG ufficiali e trasparenti appare non solo auspicabile, ma necessario per affrontare efficacemente i rischi emergenti e cogliere le opportunità legate alla transizione sostenibile.