Maire Catastini stakeholder engagement | ESG News

Intervista

Catastini (MAIRE): “Lo stakeholder engagement è la chiave della sostenibilità”

Idrogeno, cattura della CO2, biogas, polimeri biodegradabili. Il gruppo Maire, polo italiano leader nel settore della chimica e dell’ingegneria, occupa una posizione di primo piano nella transizione energetica dell’economia. Non solo perché grazie al suo specifico know how, forte di 2.041 brevetti e 4 centri di ricerca, riesce a esplorare le tecnologie d’avanguardia sulle quali poggerà il futuro, ma anche perché, affondando le radici di business nella costruzione dei poli produttivi delle classiche industrie hard to abate, riesce a favorire la loro transizione verso un modello più sostenibile, grazie alle nuove soluzioni tecnologiche. Un ruolo che Maire gioca non solo a livello italiano, visto che il gruppo opera su scala globale e lo scorso giugno si è aggiudicato i lavori preliminari di ingegneria per la realizzazione di un nuovo complesso che, una volta completato, sarà uno dei più grandi impianti del Nord America interamente dedicato alla produzione di fertilizzanti verdi.

Il gruppo ha presentato a inizio anno il nuovo piano industriale che pone le basi per la nuova fase di sviluppo centrata sulla transizione energetica e prevede il raddoppio dei ricavi, a 7 miliardi nel 2032. Proprio per questo sono state riorganizzate le attività con la creazione di una nuova divisione denominata “Sustainable Technology Solutions”, che riunirà tutte le nuove tecnologie abilitatrici del passaggio a un modo nuovo di produrre: decarbonizzato e basato sull’economia circolare. Nell’altra divisione, che a oggi rappresenta la maggiore quota del fatturato, saranno riunite le attività ingegneristiche ed esecutive anch’esse ingranaggio importante per la trasformazione dei modelli produttivi. Ma sarà la prima divisione, quella delle soluzioni sostenibili, che crescerà a tassi maggiori, presentando al contempo un’elevata redditività.

Il know-how di MAIRE nel campo della tecnologia e dell’ingegneria le permette di essere capofila di una nascente nuova industria – e quindi di una nuova economia – che non si basa più su risorse fossili e che fa della circolarità il propulsore della creazione di valore. Le soluzioni sono divise in quattro macroaree: fertilizzanti; idrogeno e carbonio circolare; combustibili alternativi e infine polimeri.

Oltre al proprio ruolo di pivot nella decarbonizzazione industriale, Maire si è posta anche rigorosi obiettivi in ambito ESG come azienda. I cinque pilastri del gruppo sono: cambiamento climatico, economia circolare e ambiente; persone; innovazione; valore per i territori e governance, che rappresenta il presupposto delle diverse aree di azione. “Vogliamo essere esempio di un percorso verso la carbon neutrality e abilitatori della transizione energetica per i nostri clienti, facilitatori di questa trasformazione che non riguarda solo la produzione di energia rinnovabile, ma anche il cambiamento dei processi industriali” spiega Ilaria Catastini, Head of Group Sustainability and Corporate Advocacy di MAIRE, in questa intervista a ESGnews in cui ha raccontato l’impegno sul fronte ESG della quotata che si fonda su una prospettiva di sostenibilità integrata, condivisa da tutta la governance, e sull’ingaggio dei diversi attori aziendali lungo tutta la filiera.

Maire ha da poco presentato il nuovo Piano industriale 2023-32, che pone la sostenibilità al centro della strategia. Quali sono le principali linee di sviluppo del gruppo?

Il nuovo piano industriale rappresenta il coronamento di un percorso iniziato da diversi anni e che divide l’organizzazione in due business unit principali, una più focalizzata su soluzioni integrate di ingegneria e costruzioni (Integrated E&C Solutions – IE&CS) e una legata alle soluzioni tecnologiche sostenibili (Sustainable Technology Solutions – STS).

Da un lato offriamo le soluzioni ingegneristiche che consentono di attuare la transizione energetica e dall’altro scegliamo all’interno della nostra attività tradizionale criteri e modalità, dall’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili certificate alle soluzioni impiantistiche offerte, che consentono di minimizzare gli impatti sia per quanto riguarda il clima che gli altri aspetti ambientali.

Quali sono i temi più rilevanti per la vostra attività in ambito ESG?

La nostra strategia di sostenibilità è divisa in cinque cluster principali: cambiamento climatico, economia circolare e ambiente; persone; innovazione; valore per i territori e governance. Ciascuna area ha i propri target che coinvolgono in maniera trasversale tutte le nostre società operative e dipartimenti interni, ma anche tutti gli attori lungo la filiera. Un approccio sul quale poniamo grande attenzione anche per arrivare agli obiettivi di carbon neutrality Scope 3 che ci siamo posti.

Quest’anno, per esempio, 2.390 fornitori, corrispondenti al 66% della spesa annuale, sono stati valutati con criteri ESG, grazie alla piattaforma SupplHI attraverso la quale gestiamo gli screening, e poi abbiamo introdotto il Carbon Tracker, un sistema di calcolo delle emissioni di carbonio della catena di fornitura. 

Inoltre, agiamo in una prospettiva di sostenibilità integrata, condivisa da tutta la governance di Maire. E infatti nel 2022 circa il 60% delle riunioni del consiglio di amministrazione hanno trattato anche temi di sostenibilità e il 10% della remunerazione dell’amministratore delegato, del managing director e del senior management è legata al raggiungimento di obiettivi ESG.

L’innovazione, poi, è un elemento chiave della nostra strategia e proprio per questo stiamo ampliando le nostre collaborazioni con università e centri di ricerca, oltre che le iniziative di open innovation. Per citare qualche dato, nel 2022 abbiamo contribuito a circa 90 progetti di ricerca, quattro centri di innovazione, stretto circa 30 partnership per la ricerca e lo sviluppo tecnologico e 24 accordi con università italiane e internazionali, quali la Technical University of Eindhoven in Olanda, l’École Des Mines a Parigi, La Sapienza di Roma, Luiss, ma anche il Politecnico di Milano e quello di Torino. Abbiamo poi alcuni progetti con due istituti di ricerca in India (dove abbiamo creato il primo Centro di ricerca sull’economia circolare) e uno in Azerbaijan. La formazione dei giovani e i rapporti con le università sono per noi molto importanti non solo dal punto di vista dell’innovazione, ma anche per contribuire a creare nuovi profili di ingegneri “umanisti”.

Una mission che il Gruppo persegue attraverso la Fondazione MAIRE, di cui Ilaria Catastini è direttore generale. Cosa intende per ingegneri “umanisti”?

Per noi vuole dire che non abbiano solo competenze tecnico-ingegneristiche avanzate, ovviamente necessarie, ma anche una visione ampia del contesto in cui operano e in cui oggi siamo che non può prescindere dall’integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile”.

Sul fronte decarbonizzazione, quali sono in particolare i vostri target e come pensate di raggiungerli?

Ci siamo impegnati a raggiungere la neutralità carbonica delle emissioni Scope 1 e Scope 2 entro il 2030 e quella delle emissioni Scope 3 entro il 2050.

Abbiamo definito un percorso che prevede precisi obiettivi intermedi e stiamo lavorando per attuare azioni concrete ed efficaci. Proprio a questi obiettivi abbiamo legato l’emissione del nostro ultimo sustainability-linked bond. Il prestito obbligazionario prevede, infatti, l’incremento del tasso di interesse in caso di mancato raggiungimento dei target intermedi al 2025, ossia una riduzione delle emissioni di CO2 Scope 1 e 2 del 35% rispetto al livello del 2018 e del 9% per l’intensità emissiva di CO2 di una quota dei nostri fornitori, quindi Scope 3.

E questo non riguarda solo le soluzioni tecniche da implementare bensì è soprattutto un tema di ingaggio con i diversi attori aziendali lungo tutta la filiera. Pertanto, siamo molto impegnati sulle attività di stakeholder engagement, incluse le possibilità di confronto singolo ove possibile. È infatti importante allinearsi e aiutarsi vicendevolmente intraprendendo un percorso di crescita comune che, coinvolgendo tutta l’industria, permetta all’intero sistema di evolvere.

Siete attivi anche sul fronte della biodiversità?

In generale, quello della biodiversità è un tema che abbiamo sempre cercato di affrontare e la valutazione degli impatti è ora sempre più richiesta dai nostri clienti. Prima di avviare un nuovo progetto, effettuiamo una mappatura dei rischi delle zone in cui ci chiedono di costruire gli impianti e incoraggiamo azioni per cercare di ridurli o compensarli, come per esempio la creazione di corridoi ecologici o lo spostamento delle specie arboree a rischio.

Stiamo assistendo a un incremento della sensibilità verso le tematiche di sostenibilità, non solo ambientali, che sembra avere un impatto moltiplicatore a catena a livello globale.

E per quanto riguarda gli aspetti sociali dell’attività, come sul fronte diversity e dipendenti, qual è il vostro impegno?

Per quanto riguarda sicurezza e ore di formazione siamo a livello delle best practice internazionali per valori del LTIR (Lost Time Injury Rate) pari a 0,06 e del TRIR (Total Recordable Injury Rate) pari 0,30 (per milione di ore lavorate) e 33,3 ore medie di formazione per dipendente nel 2022.

Il settore in cui operiamo è storicamente molto maschile e questo è dovuto non solo al fatto che operiamo nell’ingegneria industriale, ma anche alle condizioni di contesto in cui talvolta costruiamo gli impianti. Tale punto di partenza però non ci esime dall’impegno. Stiamo lavorando molto sul fronte della Diversity, Equity & Inclusion e nel 2022 abbiamo costituito un working group su queste tematiche e introdotto una politica DEI. Abbiamo inoltre aderito di recente a un programma di accompagnamento e accelerazione delle aziende sui temi della diversity del Global Compact delle Nazioni Unite e promuoviamo attivamente l’uguaglianza non solo di genere, ma anche culturale ed etnica.

Abbiamo inoltre programmi specifici in India per avvicinare la popolazione femminile alle materie STEM e un progetto con una Municipalità locale che coinvolge anche una cooperativa locale che dà lavoro a tutti e tutte senza discriminazione di genere in un contesto, come quello indiano, in cui per esempio le persone transgender sono molto emarginate.

Ci può raccontare meglio com’è strutturato?

In particolare, nel primo caso, grazie all’Indian Institute of Technology Bombay, una delle due università indiane con cui collaboriamo, abbiamo selezionato 160 ragazze tra i 14 e i 15 anni provenienti dalle zone rurali e dato loro l’opportunità di vivere e studiare per una settimana nel campus. In quei sette giorni hanno avuto come tutor alcune studentesse di ingegneria iscritte ai corsi dell’istituto con l’intento di provare ad offrire uno sguardo su un futuro che potrebbe essere anche il loro.

Nel secondo caso, invece, abbiamo in cantiere la realizzazione di un impianto per la produzione di biogas da rifiuti organici grazie ai risultati ottenuti nella ricerca realizzata dagli studenti del primo centro di ricerca per l’economia circolare creato da Maire in India. L’impianto utilizzerà per produrre biogas i  rifiuti organici che saranno raccolti dalla cooperativa locale e portati all’impianto di biogas, il quale sarà poi fornito gratuitamente a un’associazione del luogo per cucinare pasti per persone indigenti dell’area. Inoltre, vi lavoreranno anche persone di gruppi particolarmente fragili e discriminati in India, quali LGBTQ.

Per il secondo anno consecutivo l’Università di Pavia ha consegnato a Maire il premio per il miglior il Bilancio di Sostenibilità. Come si realizza una comunicazione trasparente e rispondente alle esigenze dei vostri stakeholder?

Abbiamo un processo di rendicontazione molto solido e meticoloso; usiamo tutti i canali di comunicazione di cui l’azienda dispone e ingaggiamo apertamente e in maniera autentica gli stakeholder.

Abbiamo avviato un percorso di stakeholder engagement strutturato seguendo l’ultimo standard del GRI che prevede che venga misurata la percezione dell’impatto che un’azienda ha attraverso interviste a stakeholder cosiddetti “opinion leader”, quindi esperti del segmento valutato La sostenibilità è un grande lavoro di squadra, con i dipendenti, con la supply chain, persino coi propri clienti.  È un grande esercizio di coalizione, di coesione senza il quale i risultati non si ottengono.