Il rallentamento della crescita del segmento di mercato elettrico è un fenomeno in atto ma il futuro della mobilità è elettrico, la strada è tracciata e non si torna indietro. Ne è convinto Marco Stefano Arduini, ceo di EGLA.
In 57 anni di esperienza, EGLA (EuroGroup Laminations) è cresciuta da produttore italiano ad operatore globale nella progettazione, produzione e distribuzione di statori e rotori per motori e generatori elettrici, con ricavi pari a circa 836 milioni di euro nel 2023, un organico di circa 3.000 addetti e con 8 stabilimenti in Italia, 2 in Cina, 2 in Messico, 1 in Tunisia e 1 negli Stati Uniti.
La transizione elettrica, di cui EGLA è un abilitatore, è influenzata da molte variabili e tra le principali vi sono l’accessibilità economica dei veicoli elettrici e la possibilità di utilizzarli agevolmente anche al di fuori delle grandi città e la ricerca e l’innovazione in questo settore mirano principalmente a questi obiettivi.
Per Arduini la sostenibilità è un tratto caratteristico di EGLA che realizza prodotti che contribuiscono alla riduzione delle emissioni nella mobilità e componenti per i generatori eolici che consentono notevoli risparmi di emissioni di CO2. In particolare più del 50% dei ricavi sono generati da attività conformi alla tassonomia europea e quasi l’80% degli investimenti risponde ai medesimi criteri. E in tema di emissioni la società è impegnata in un progetto per la mappatura e il monitoraggio delle emissioni dirette e indirette lungo la sua catena del valore.
Tra la concorrenza cinese e le incertezze politiche, quali sono le prospettive per il futuro dell’auto elettrica?
Le indagini di mercato parlano chiaro: il futuro della mobilità è elettrico. È vero, in questi mesi stiamo assistendo ad un rallentamento del forte trend di crescita che negli ultimi anni ha caratterizzato il segmento elettrico, ma ormai la strada è tracciata e tornare indietro è impossibile. Il rallentamento nel mondo dell’elettrico è dovuto in parte alla carenza, soprattutto in Italia, delle infrastrutture di ricarica, in parte al costo degli EV, che risulta essere superiore a quello di modelli analoghi con motore termico, e il range di chilometri non sempre in linea con le necessità dei guidatori. Queste differenze possono disincentivare il passaggio all’auto elettrica. In questo momento storico, le prospettive future per la transizione elettrica dipendono prevalentemente dall’immissione sul mercato di modelli che siano alla portata di tutti e possano essere utilizzati in tutti i territori, non solo nelle grandi città.
L’attenzione dei produttori automotive si sta spostando dalla fattibilità tecnica, in costante evoluzione, all’accessibilità dei veicoli in termini economici, raggiungendo così i target di riduzione delle emissioni stabiliti dall’UE o da altre istituzioni. Inoltre, tutte le utilities stanno lavorando per aumentare la disponibilità di infrastrutture di ricarica.
In pochi anni la Cina è divenuta il mercato in cui vengono vendute più auto elettriche al mondo ed è in costante aumento (4,99 milioni di auto vendute tra i mesi di Gennaio e Agosto 2024 con un trend in crescita del 34% rispetto allo stesso periodo del 2023), gli OEM (Original Equipment Manufacturer) cinesi stanno seguendo piani di espansione per localizzare le proprie produzioni anche nelle altre regioni del mondo (Europa e Nord America) e penetrare i relativi mercati. Questo fenomeno si aggiunge alla competitività delle sue materie prime che la rende anche grande esportatrice. A fronte di una Cina sempre più competitiva c’è quindi la necessità di gestire e regolamentare questa asimmetria sistemica.
Oltre a essere un attore chiave nella transizione ecologica dell’economia grazie ai vostri prodotti, quali sono le principali priorità come azienda in ambito di sostenibilità?
Al momento siamo principalmente focalizzati sulla riduzione dell’impatto ambientale delle nostre attività. Mi riferisco in particolare alle emissioni di Scope 1 (le nostre emissioni dirette) e alle emissioni di Scope 2 (le emissioni associate all’acquisto di energia elettrica). Entro il primo trimestre del 2025 definiremo un piano di decarbonizzazione e delineeremo una roadmap che ci consenta di diventare attori chiave nel percorso verso un mondo sempre più green, in aggiunta al nostro ruolo, già consolidato, di abilitatori della transizione energetica.
Sappiamo che la sfida principale riguarda le emissioni Scope 3, ovvero quelle indirette e riconducibili alla catena del valore, sia upstream che downstream, poiché dipendono fortemente dal processo di produzione della nostra principale materia prima: l’acciaio elettrico. Il settore siderurgico è definito “hard to abate”, ovvero di difficile decarbonizzazione, richiedendo ingenti investimenti e significative innovazioni per ridurre le emissioni. Molte acciaierie stanno però già lavorando per avviare la produzione di acciaio green nei prossimi anni. Questa tipologia prevede l’impiego di forni ad arco elettrico, l’uso di idrogeno e il riutilizzo degli scarti, con una potenziale riduzione delle emissioni superiore al 50%. Diventa per noi essenziale sostenere questi sviluppi dei nostri fornitori, per completare il ciclo di vita sostenibile dei nostri prodotti: dall’acquisto della materia prima al riuso dello scarto e all’utilizzo dei nostri rotori e statori in motori e generatori elettrici.
Quali sono le principali sfide che incontra un’azienda come EGLA sul fronte della sostenibilità e quali, invece, le opportunità?
Una delle maggiori sfide è mantenere il passo con il continuo aggiornamento della normativa in tema di sostenibilità. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’accelerazione, sia a livello europeo sia a livello nazionale, nell’approvazione di norme e regolamenti che hanno modificato molti aspetti del nostro lavoro quotidiano. Nuovi standard di rendicontazione e limiti ambientali sempre più stringenti ci portano a rivedere continuamente i nostri indicatori e i nostri KPI per garantire conformità a tali normative. A questo si aggiunge la complessità legata alla distribuzione geografica del nostro Gruppo, che vede la presenza di stabilimenti in 5 Paesi diversi distribuiti in 4 continenti. Implementare le nuove direttive su scala globale richiede impegno e tempo.
Nonostante queste sfide, la sostenibilità continua a essere un elemento chiave della nostra visione e del nostro successo. I nostri prodotti contribuiscono in modo sostanziale e attivo alla riduzione delle emissioni nella mobilità, sostenendo la strada verso la carbon neutrality posizionandoci sulla traiettoria del net zero a livello di Gruppo.
Ad esempio, gli statori e i rotori del nostro Gruppo, installati nelle auto elettriche o nei generatori eolici, contribuiscono quotidianamente a risparmiare tonnellate di emissioni di CO2, svolgendo un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico. Anche la Commissione Europea ha riconosciuto il contributo vitale di aziende come la nostra, come confermato dalla revisione della tassonomia UE.
Oggi, più del 50% dei nostri ricavi sono generati da attività conformi alla tassonomia, e quasi l’80% dei nostri investimenti risponde ai medesimi criteri. Ci consideriamo sostenibili, il nostro lavoro quotidiano ne è una testimonianza.
La vostra produzione si basa sull’acciaio elettrico. Quali sono le prospettive per questo mercato, considerando il tema dei dazi e le evoluzioni tecnologiche?
La transizione energetica sta determinando una forte crescita nel consumo di acciaio elettrico, proprio perché questo materiale viene utilizzato nella generazione, nell’utilizzo e nella distribuzione di energia elettrica. Un altro tema principale è l’asimmetria tra la capacità produttiva installata e il suo consumo. Oggi la gran parte della produzione è localizzata in Asia, mentre Europa e Nord America sono importatori di questi materiali. In una logica di sostenibilità, bisognerebbe bilanciare questi due fattori. Inoltre ci sono le solite pressioni sull’offerta, causate dalla volatilità dei prezzi delle materie prime come il ferrosilicio e dalle politiche commerciali dei singoli Paesi a livello globale, che possono includere anche l’introduzione o l’incremento di dazi. Queste dinamiche rendono più complessa la gestione della catena di fornitura e l’approvvigionamento a costi competitivi. EGLA, nome a cui ci siamo legati dalla quotazione in borsa, si distingue tuttavia per la capacità di affrontare tali sfide, grazie a una solida rete globale di fornitori, più di venti, e a soluzioni tecnologiche avanzate.
Da player europeo, siete ormai diventati un gruppo globale. Come riuscite a gestire e monitorare la sostenibilità lungo le vostre catene di fornitura internazionali?
In EGLA adottiamo un approccio che combina la dimensione locale con quella globale. Ogni legal entity gestisce in autonomia i rapporti con i propri fornitori, in linea con le normative vigenti e con le linee guida sulla sostenibilità stabilite a livello di Gruppo. Inoltre, manteniamo un coordinamento a livello globale che supporta e monitora il lavoro dei team locali, garantendo un’azione sinergica. Tale struttura, una sorta di “rete nella rete” è stata pensata per evitare blocchi operativi.
EGLA è anche firmataria del Global Compact delle Nazioni Unite, un’iniziativa che sprona le aziende di tutto il mondo ad allineare volontariamente le proprie strategie e operazioni ai dieci principi universali nelle aree dei diritti umani, del lavoro, dell’ambiente e della lotta alla corruzione, intraprendendo azioni a sostegno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite. Con l’adesione al Global Compact, EGLA ribadisce il proprio impegno e la centralità della sostenibilità in tutti i suoi processi aziendali fornendo una rendicontazione regolare e trasparente sia delle azioni intraprese sia dei risultati ottenuti. Puntiamo inoltre a estendere questo impegno a tutta la nostra catena di fornitura, favorendo così un impatto positivo in tutti i territori in cui operiamo.
Quanto è importante l’innovazione per voi nel rafforzare la competitività e promuovere la sostenibilità aziendale?
Nel nostro settore, l’innovazione è essenziale: basti pensare ai notevoli progressi compiuti in pochi anni dalle tecnologie, tanto nell’industria quanto nell’automotive. In EGLA, destiniamo circa l’1,5% del nostro fatturato annuo a progetti di ricerca e sviluppo, collaborando costantemente con università e centri di ricerca all’avanguardia negli ambiti in cui operiamo.
Il nostro Gruppo dispone di un team R&S altamente specializzato, che si dedica principalmente allo sviluppo dei materiali e dei prodotti, rispondendo alle esigenze dei clienti. I nostri sforzi si concentrano sullo studio, la progettazione e l’implementazione di nuove soluzioni tecniche e tecnologiche, finalizzate alla produzione di statori e rotori ad alta efficienza, nonché alla creazione di sistemi innovativi per l’utilizzo di acciaio con spessori più sottili. Questo approccio e queste attività ci hanno consentito, in alcuni progetti, di contribuire all’efficientamento del motore elettrico per la trazione che ha reso possibile un aumento tra il 5-10% dei chilometri percorribili a parità di capacità della batteria.
Negli ultimi anni, anche l’innovazione ha acquisito un’anima più green: insieme al miglioramento e all’efficientamento dei prodotti e dei dispositivi, sempre più clienti chiedono la riduzione degli impatti ambientali legati alla produzione. Per questo motivo, uno dei progetti su cui l’attività di R&S si sta focalizzando è il progetto SiGreen. Sviluppato con partner come Siemens, ZF e ThyssenKrupp e presentato alla COP28 di Dubai nel dicembre 2023, SiGreen ci posiziona come attore chiave nella mappatura e nel monitoraggio delle emissioni dirette e indirette lungo la nostra catena del valore. L’obiettivo del progetto è consentire il calcolo della Product Carbon Footprint (PCF), tracciando le emissioni di CO2 per ogni componente lungo tutta la filiera. SiGreen rappresenta un passo concreto verso un’ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 nel ciclo di vita dei veicoli elettrici.
Oltre al settore automobilistico, quali sono, dal vostro punto di vista, le aree tecnologiche più promettenti della vostra attività per favorire la transizione energetica?
La transizione energetica è una trasformazione che permea tutta la nostra società. Cito un nostro cliente, produttore di motori elettrici, “The world is becoming electric”. L’automotive ha il pregio di avere un peso centrale nei nostri sistemi economici e pertanto la sua elettrificazione è fonte di sviluppo tecnologico che sarà utilizzato anche in altri settori. Anche negli altri mezzi di trasporto si stanno sperimentando a livello globale le prime forme di elettrificazione come ad esempio le navi a propulsione elettrica, attualmente utilizzate soprattutto per il corto raggio, nel trasporto di merci e persone su acque interne, come laghi e fiumi. L’impiego dell’elettricità si estende inoltre ai dispositivi dell’industria domotica, agli impianti di energia rinnovabile, come ad esempio le turbine eoliche, agli impianti di ventilazione e a numerose altre applicazioni industriali che, sebbene invisibili ai più, fanno parte della nostra vita quotidiana. Tra tutte queste aree, se dovessi indicarne una con un impatto particolarmente rilevante sulla transizione energetica, citerei le energie rinnovabili. L’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili rappresenta una delle principali sfide che i governi mondiali stanno affrontando per accelerare la decarbonizzazione. Un contributo significativo proviene dal settore eolico, che nel 2023 ha superato per la prima volta 1 TW (1000 GW) di potenza installata a livello globale. Inoltre, secondo il Global Wind Energy Council, per soddisfare gli accordi di Parigi, che puntano a limitare l’incremento della temperatura media globale a 1,5°C, sarà necessario raddoppiare la potenza installata entro i prossimi sette anni. Considerando questi trend e il nostro ruolo di fornitore dei maggiori player mondiali nel settore dell’eolico, EGLA continuerà a sostenere il raggiungimento degli obiettivi climatici a livello globale.