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PRI: come gli investitori possono promuovere il lavoro dignitoso

Salario minimo, reddito di cittadinanza, dimissioni in massa. In un momento in cui il lavoro e le problematiche dei lavoratori sono al centro del dibattito e nel mezzo di una trasformazione, PRI, il principale sostenitore globale degli investimenti responsabili, ha pubblicato un paper sul ruolo che gli investitori possono avere nel promuovere il lavoro dignitoso. Agire nel migliore interesse a lungo termine dei beneficiari, rispettando il proprio ruolo fiduciario e tenendo in considerazione le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) che possono influire sulla performance dei portafogli d’investimento. È questo il compito degli investitori secondo il PRI, che nel report “How investors can advance decent work” definisce il concetto di lavoro dignitoso, ponendo l’accento su un approccio umano-centrico nei confronti dei lavoratori e dei loro diritti, in linea con vari standard e quadri globali.

Cos’è il lavoro dignitoso?

Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), “il lavoro dignitoso riassume le aspirazioni delle persone nella vita lavorativa. Comporta l’opportunità di un lavoro che sia produttivo e fornisca un reddito equo, la sicurezza sul posto di lavoro e protezione sociale per le famiglie, migliori prospettive di sviluppo personale e di integrazione sociale, la libertà di esprimere le proprie preoccupazioni, di organizzarsi e di partecipare alle decisioni che riguardano la propria vita e la parità di opportunità e di trattamento tra uomini e donne”.

Secondo il PRI, in linea con i quadri globali, gli investitori dovrebbero adottare un approccio al lavoro dignitoso incentrato sull’uomo. Questo passaggio implicherebbe il superamento della concezione dell’occupazione come mera transazione economica e la considerazione dei lavoratori come capitale umano attraverso una lente di efficienza economica.

I quadri di riferimento globali di cui parla il PRI sono, ad esempio, la Convenzione per i diritti dell’uomo, le Linee guida dell’OCSE per le imprese multinazionali e le Convenzioni fondamentali dell’OIL. Inoltre, anche l’SDG 8 delle Nazioni Unite – “Promuovere una crescita economica inclusiva e sostenibile, l’occupazione e il lavoro dignitoso per tutti” – deriva da questi quadri e contribuisce a plasmare e ampliare la portata dei risultati positivi del lavoro dignitoso.

Perché è importante il lavoro dignitoso? 

Un report commissionato dal PRI, The Investment Integration Project, ha sottolineato che le disparità di reddito portano a una maggiore disuguaglianza finanziaria che potrebbe avere un impatto negativo sui portafogli degli investitori. Analogamente, l’OCSE ha evidenziato un legame tra la mancanza di alcuni fattori di lavoro dignitoso e l’aumento della disuguaglianza di reddito, che comporta a sua volta una riduzione dei risultati economici e dell’instabilità sociale e politica. Quindi, condizioni di lavoro dignitose sembrano essere fortemente legate alle performance economiche.

Un altro report del PRI, “ESG Integration: How are Social Issues Influencing Investment Decisions”, evidenzia come gli investitori siano stati in grado di ridurre i rischi beta affrontando questioni come le relazioni di lavoro e la governance e sostenendo la stabilità della catena di approvvigionamento delle aziende. Con garanzie minime sul lavoro dignitoso, le aziende possono beneficiare di una maggiore efficienza operativa, di una riduzione dei rischi di reputazione e di una forza lavoro più sana e produttiva.

Cosa sono i deficit di lavoro dignitoso? 

Già nel 2001 l’OIL aveva rilevato che il deficit di lavoro dignitoso “si esprimeva nell’assenza di sufficienti opportunità di lavoro, nell’inadeguatezza della protezione sociale, nella negazione dei diritti sul lavoro e nelle carenze del dialogo sociale “. Queste carenze sono state esacerbate dalla pandemia, tanto che secondo il “World Employment and Social Outlook 2022” dell’ILO ben 77 milioni di bambini e adulti si sono trovati in condizioni di estrema povertà in seguito allo scoppio del Covid-19. Tra le più colpite, le donne nelle economie in via di sviluppo, principalmente a causa della maggiore probabilità di avere posti di lavoro legati direttamente o indirettamente a catene di approvvigionamento che sono state significativamente interrotte durante la pandemia, sia nell’economia formale che in quella informale.

L’economia informale, infatti, rappresenta circa il 60% della forza lavoro impiegata a livello globale e coinvolge 2 miliardi di lavoratori. La maggior parte dell’occupazione informale si trova nei Paesi in via di sviluppo, con una percentuale significativa di lavoratori nel settore agricolo (93,6%). Secondo l’OCSE, nei primi tre mesi della pandemia l’impatto sui posti di lavoro è stato 10 volte superiore a quello della crisi finanziaria globale ed è probabile che persista.

Transizioni che influenzano il futuro del lavoro 

Secondo il PRI, esistono tre transizioni chiave che influenzano il futuro del lavoro dignitoso: il passaggio a un’economia a basse emissioni di CO2, i cambiamenti demografici e i progressi tecnologici. L’ILO sottolinea l’urgenza di affrontare queste transizioni, sottintendendo che ci troviamo di fronte a nuove forze che stanno trasformando il mondo del lavoro e creando sfide immediate.

Un’economia a basse emissioni

La transizione graduale verso un’economia a basse emissioni di CO2 richiederà agli investitori di comprendere e mitigare l’impatto sui lavoratori, sulle comunità e sui consumatori, un processo comunemente definito come “giusta transizione”. Se la transizione sarà gestita in modo efficiente, gli investitori potranno cogliere notevoli opportunità: opportunità di investimento e innovazione nelle energie rinnovabili, nell’edilizia eco-sostenibile e nel retrofitting, con una significativa creazione di posti di lavoro e riqualificazione della forza lavoro. Esistono inoltre nuove e significative opportunità di investimento in tutte le classi di attività, tra cui le obbligazioni verdi, le infrastrutture sostenibili e gli immobili verdi.

Investire nell’economia verde può far avanzare l’agenda del lavoro dignitoso e inclusivo, perché il degrado ambientale colpisce già in modo sproporzionato le popolazioni vulnerabili e i Paesi a basso reddito.

Le Linee guida dell’ILO per una giusta transizione sottolineano la necessità di un forte consenso sugli obiettivi e i percorsi verso la sostenibilità sociale e ambientale, riconoscendo cioè che la crisi climatica va di pari passo con la crescente disuguaglianza. Le politiche e i programmi per affrontare queste due crisi dovrebbero considerare l’impatto sul genere e l’importanza di un forte dialogo sociale, coinvolgendo i rappresentanti dei lavoratori fin dalle prime fasi della pianificazione e dello sviluppo della transizione.

Progressi tecnologici

Il PRI stima che il 30% dei posti di lavoro sia ad alto rischio di automazione entro la metà degli anni 2030. Per evitare di isolare i lavoratori danneggiati dalla transizione tecnologica, è importante incoraggiare un approccio globale all’istruzione e alla riqualificazione, oltre a garantire che il dialogo tra i lavoratori interessati e le imprese sia orientato a definire in modo proattivo la progettazione dei lavori futuri, sfruttando i progressi tecnologici.

Cambiamenti demografici

Dal momento che la popolazione continua ad aumentare ad un ritmo sostenuto, sia quella over 60 sia quella più giovane, gli investitori si troveranno ad affrontare nuove dinamiche e mutate esigenze dei propri beneficiari con l’evolversi della demografia.

Secondo il PRI, la crescente disoccupazione giovanile richiederà una strategia più forte e investimenti da parte dei governi e del settore privato per garantire che i giovani ricevano la formazione e l’istruzione adeguate ad accede alla forza lavoro. Come suggerisce il PRI nel documento, l’adozione di un approccio all’istruzione lungo tutto l’arco della vita – una formazione continua attraverso tutte le fasi della carriera – garantirà che i giovani possano adattarsi alle emergenti carenze di competenze determinate in parte dalla transizione tecnologica. 

Se considerati insieme alla transizione a basse emissioni di carbonio, gli investitori possono svolgere un ruolo chiave nel garantire che i lavoratori e le comunità interessate siano adeguatamente preparati per i posti di lavoro nell’economia a basse emissioni.

Quattro pilastri del lavoro dignitoso

Il PRI ha individuato quattro pilastri del lavoro dignitoso, allineati con i quadri internazionali esistenti, che devono essere affrontati dagli investitori come parte della promozione di un cambiamento sistemico:

1) Voce dei lavoratori e dialogo sociale;

2) Salario di sussistenza: ovvero un salario pagato regolarmente e puntualmente, senza orari eccessivi, che aumenti con il costo della vita e con gli avanzamenti individuali e, infine, che consenta di risparmiare per esigenze a lungo termine;

3) Accesso a prestazioni, salute e sicurezza e protezione sociale: protezione sociale, sicurezza sul lavoro, assistenza sanitaria e permessi retribuiti, pensione, rete di sicurezza sociale e altro; 

4) Pari opportunità e trattamento: istruzione, formazione e opportunità di avanzamento, integrazione sociale, coesione sociale.

Aree chiave per l’azione degli investitori 

Il PRI evidenzia che per garantire il raggiungimento di un lavoro dignitoso per tutti, sarà necessario un approccio sistematico che tenga conto delle sfide preesistenti e future.

Secondo il PRI, gli investitori possono affrontare il tema del lavoro dignitoso in diversi modi: 

  • Considerare le decisioni di investimento: L’inserimento di considerazioni sul lavoro dignitoso nelle decisioni di investimento è ancora in fase nascente e fino ad oggi gli investitori hanno avuto la tendenza a impegnarsi con le società quotate in borsa solo su un sottoinsieme di questioni legate al lavoro dignitoso. Più di recente, gli investitori del mercato privato hanno prestato maggiore attenzione all’argomento, in particolare nel settore delle infrastrutture e del private equity, dove alcuni investitori hanno utilizzato gli SDGs come quadro di riferimento per ottenere risultati in materia di lavoro dignitoso. Inoltre, il PRI sottolinea che stanno aumentando anche gli investimenti tematici legati a obiettivi sociali, come le obbligazioni SDG.
  • Condotta di stewardship: gli investitori tendono a fare molto affidamento sulla stewardship delle società partecipate per migliorare le pratiche aziendali in materia di diritti e condizioni di lavoro. I meccanismi di stewardship includono un impegno significativo con le aziende, i responsabili politici e gli altri stakeholder, nonché il voto sulle risoluzioni degli azionisti. Tuttavia, le precedenti iniziative di stewardship si sono spesso concentrate su pochi dell’agenda per il lavoro dignitoso, vale a dire la salute e la sicurezza sul lavoro, le questioni lavorative nella catena di approvvigionamento e il divario retributivo di genere. Si tratta di un primo passo incoraggiante, ma è importante prendere in considerazione altri temi che si sovrappongono, come l’importanza della contrattazione collettiva e del salario di sussistenza.
  • Impegnarsi con i politici: finora l’impegno degli investitori nei confronti dei responsabili politici in materia di lavoro dignitoso si è concentrato soprattutto sulla schiavitù moderna, sul lavoro forzato e sulla trasparenza delle catene di fornitura. Secondo il PRI, è importante che gli investitori allarghino i loro orizzonti prendendo in considerazione politiche che sostengano tutti e quattro i pilastri dell’agenda del lavoro dignitoso e che siano informati dal dialogo tripartito tra governo, organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro.
  • Promuovere dati significativi: la divulgazione aziendale sul lavoro dignitoso continua a essere incentrata su dati qualitativi, piuttosto che su una panoramica trasparente e completa degli impatti che l’azienda ha sui lavoratori nelle operazioni dirette e lungo le catene del valore. Se da un lato l’analisi qualitativa è essenziale per cogliere le sfumature delle diverse pratiche, dall’altro, secondo il PRI gli investitori hanno bisogno di dati più standardizzati per confrontare le pratiche e le politiche aziendali. 

Passi successivi

Il cambiamento degli interessi dei beneficiari, la maggiore divulgazione delle informazioni aziendali e l’impulso normativo stanno portando il lavoro dignitoso in cima all’agenda degli investitori. Per sostenerli, il PRI sta definendo un programma di lavoro pluriennale che prevede di:

  • Convocare ed educare gli investitori sulle principali aree di rischio del lavoro dignitoso e su come questo possa influire sulle decisioni di investimento in tutte le classi di attività;
  • Condividere una guida per gli investitori sui quattro pilastri del lavoro dignitoso e su come attuarli per ottenere risultati positivi nel mondo reale;
  • Sostenere gli investitori nell’identificazione di dati e metriche rilevanti per monitorare i progressi compiuti rispetto alle principali aspettative di salvaguardia;
  • Fornire indicazioni sul coinvolgimento delle società partecipate e dei responsabili politici e sostenere gli investitori nel rispondere alle prossime consultazioni politiche e identificare le misure politiche che gli investitori possono sostenere per promuovere le riforme.