L’Unione Europea starebbe valutando l’ipotesi di introdurre dazi sulle importazioni di petrolio e carbone dalla Russia nel quadro di un nuovo giro di sanzioni. Secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal, l’ipotesi sul tavolo riguarderebbe un nuovo giro di sanzioni dopo la scoperta dei crimini di guerra compiuti dalle truppe russe a Bucha.
L’obiettivo di una simile ipotesi – non ancora definita ma attualmente solo in fase di studio assieme ad altre possibili opzioni – sarebbe quello di incoraggiare gli Stati membri a ridurre rapidamente il ricorso a petrolio e carbone russi. Per i diplomatici europei, scrive il quotidiano, “c’è una serie di opzioni in discussione” che vanno dal “pacchetto di sanzioni separato, che potrebbe includere il petrolio e il carbone da introdurre gradualmente nel tempo” ai dazi sull’import di petrolio e carbone russo come incentivo a sganciarsi dalle fonti energetiche russe.
I ministri delle finanze dell’UE si sono riuniti in Lussemburgo questa mattina, 5 aprile, per discutere di nuove sanzioni nei confronti di Mosca. Secondo Politico Europe, tra gli aspetti allo studio, i diplomatici hanno menzionato tre elementi: maggiori restrizioni alle esportazioni di tecnologia; sanzioni più pesanti per gli individui di spicco del regime; maggiori sanzioni sulle quattro banche russe già disconnesse dal network di pagamenti internazionale SWIFT. I Paesi dell’Europa dell’Est e la Francia hanno sollecitato sanzioni sul petrolio, ma alcuni Paesi come Austria e Germania si sono dimostrati scettici sull’idea.