Il Consiglio Europeo dà via libera al price cap sul gas, per ridare fiato a famiglie e imprese strangolate dal caro-energia. Dopo una giornata e una serata di estenuanti trattative, alle due del mattino è arrivato l’accordo dei 27 Paesi aderenti all’Unione Europea, che hanno concordato sull’urgenza di “prendere decisioni concrete” sul gas, con una serie di misure che comprendono una piattaforma di acquisti comuni e un nuovo benchmark complementare al Ttf. Il vertice ha anche segnato un’apertura dei 27 sul varo di un nuovo programma SURE (lo strumento europeo di sostegno per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza, adottato a suo tempo per fronteggiare la crisi innescata dalla pandemia).
La strada da seguire per attenuare le conseguenze della crisi energetica, amplificate a dismisura dal conflitto in Ucraina, resta quella proposta dalla Commissione Europea il 18 ottobre. La piattaforma aggregata per gli acquisti di gas sarà volontaria, a eccezione dell’aggregazione della domanda vincolante per un volume equivalente al 15% delle esigenze in termini di riempimento, in base alle necessità nazionali, e l’accelerazione dei negoziati con partner affidabili “per individuare partenariati reciprocamente vantaggiosi sfruttando il peso collettivo dell’Unione sul mercato e facendo pieno ricorso alla piattaforma Ue per l’energia, che è aperta anche ai Balcani occidentali e ai tre Paesi associati del partenariato orientale”. La via è dunque quella del negoziato collettivo nella speranza che i fornitori accettino prezzi più bassi di quelli definiti sul mercato.
Per quanto riguarda il nuovo parametro di riferimento complementare, l’idea è di varare un nuovo benchmark entro l’inizio del 2023 che rifletta in modo più accurato le condizioni del mercato del gas. Si pensa a un “corridoio dinamico” di prezzo di carattere temporaneo per le transazioni di gas naturale allo scopo di limitare immediatamente episodi di prezzi eccessivi del gas (il riferimento è alle fiammate speculative registrate sul Ttf olandese, che hanno contribuito enormemente al caro-energia). Si ribadisce inoltre il focus sulla promozione delle rinnovabili e si parla di un price cap al gas nella formazione dell’elettricità.
“È andata bene”, ha commentato laconicamente il premier italiano uscente, Mario Draghi, uscendo dall’Europa Building. “Hanno prevalso unità e solidarietà”, ha dichiarato il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha sottolineato inoltre che adesso c’è un mandato preciso per definire le proposte, che saranno poi oggetto di negoziato tra i governi.
La palla, infatti, ora passa alla Commissione Europea. I prossimi giorni “permetteranno alla Commissione di esprimersi molto chiaramente sul meccanismo” di un tetto al prezzo del gas, in modo che il nuovo meccanismo possa essere esplicitato verso la fine di ottobre o i primi di novembre, ha aggiunto von der Leyen. I ministri dell’Energia si riuniranno il 25 ottobre e dovranno esaminare la proposta della Commissione, per arrivare a delle decisioni al consiglio Energia straordinario che ci si aspetta sia convocato per il 18 novembre
“Sul corridoio di prezzo sul gas e di solidarietà finanziaria penso si possa andare molto spediti”, ha indicato il presidente francese Emmanuel Macron. C’è poi il capitolo della “solidarietà finanziaria”. Macron ha spiegato che su questo punto le opzioni sono due: varare uno SURE 2, oppure utilizzare i prestiti ancora disponibili (circa 200 miliardi di euro) nel quadro de RePowerEu, “dando un po’ di flessibilità”.
Un nuovo SURE presupporrebbe l’emissione di nuovo debito, un’ipotesi poco gradita ai Paesi cosiddetti “falchi” del Nord Europa, che vedrebbero più favorevolmente la seconda opzione. Ma qualche apertura c’è stata: il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha indicato che per gli strumenti finanziari comuni ci si concentrerà sulle risorse “esistenti” e che “sul nuovo debito si vedrà”, linea confermata anche del premier olandese Marc Rutte.